Biagio Proietti (1940) è uno dei più richiesti e
prolifici sceneggiatori di gialli televisivi, scritti insieme alla moglie Diana
Crispo, alcuni rimasti nella storia del piccolo schermo: Coralba, Un certo Harry Brent,
Come un uragano, Lungo il fiume e sull’acqua, Dov’è
Anna?, Ho incontrato un’ombra, L’ultimo aereo per Venezia… Non solo, è
anche regista di film televisivi (Storia
senza parole), pellicole cinematografiche (Chewingum, Puro cashmire),
sceneggiati e documentari. Nessuno meglio di lui poteva affrontare una storia
dello sceneggiato - un tempo chiamato originale
televisivo - di cui è parte integrante, genere che precede le moderne fiction, che lo scrittore dimostra di
non amare. Per questo è opportuno l’aiuto di Maurizio Giannotti, autore
televisivo immerso nella realtà contemporanea (La vita in diretta, Uno
Mattina, Forum, Non è la Rai…) che si occupa di
integrare i ricordi di Proietti curando la parte contemporanea. Va da sé che
anche per chi scrive quel che importa è il passato, soprattutto ricordare i
tempi in cui la Rai non aveva abdicato al compito educativo di insegnare la
lingua italiana (Non è mai troppo tardi
del mitico maestro Manzi), le letteratura e la storia. Erano i tempi in cui
potevi vedere Delitto e castigo in
prima serata, Il dottor Jekill e Mister
Hyde con Albertazzi, Piccole donne,
Cime tempestose, Il romanzo di un
giovane povero, La cittadella di
Cronin interpretato da un grande Alberto Lupo. Erano i tempi in cui a Proietti
consegnavano un copione di venti minuti scritto per la televisione inglese e
gli dicevano: “Scrivici un originale televisivo!”. Così è nato Un certo Harry Brent con Lupo
protagonista in un ruolo che nell’originale britannico non esisteva (Harry
Brent non compare mai), inventato per l’occasione dal prolifico sceneggiatore
nostrano. Erano i tempi in cui Proietti incontrava Walter Chiari al Festival
del Cinema di Venezia, un Walter Chiari triste, solitario, che rimpiangeva i
tempi della grande popolarità e non riusciva a spiegarsi il successo dei comici
lanciati da Antonio Ricci a Drive In.
Erano tempi che non torneranno ma che è giusto storicizzare facendo parlare i
protagonisti come hanno fatto Giannotti e Proietti in questo libro prezioso,
utile guida per non dimenticare. Il segno
del comando di Daniele D’Anza - con Pagliai e Pitagora - è il titolo cult
mascherato nella denominazione di un volume nato per celebrare una
cinematografia votata ai generi popolari. Artigiani come Anton Giulio Majano,
Giorgio Capitani, Edoardo Anton, lo stesso Proietti hanno inventato trame che
tenevano incollati al video milioni di telespettatori prima dell’avvento della
televisione spazzatura, delle insignificanti tv commerciali, degli squallidi reality show. Prima che tutto diventasse
mercato e prima che il mercato fagocitasse l’intelligenza. Ricordare, in certi
casi, è un preciso dovere morale.
Biagio Proietti – Maurizio Giannotti
Il segno del telecomando
dallo sceneggiato alla fiction
Rai Eri – Euro 18 – Pag. 235
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