OTTOBRE / NOVEMBRE del FOGLIO LETTERARIO
Piombino è stata la mia terra per tanti anni, dopo la Libia, dopo Arezzo, in viaggio come Sinforiano sulla mia nave fatta di speranza, verso un futuro di fiabe e ferro, lungo il litorale. Vivo in via XXV Aprile con mia moglie, mia sorella e tanti gatti, senza figli ma con diversi nipoti, ché i bambini mi son sempre piaciuti, scrivo per loro, altro non so fare. Racconto la mia vita nei diari che non leggerà nessuno, a parte biografi distratti, in tanti racconti che parlando di guerra, campi di concentramento e vita in Africa. Ma se tu guardi bene nelle fiabe, quelle arabe un po’ come Kaslan, c’è tanto della mia vita, come se vuoi saper chi sono leggi Sinforiano gatto vegetariano, leggi la Staggetta, pubblicato dopo che son morto. Non son venuto a fare il conto di quel che ho fatto in vita, persino troppe cose, son qui alla festa d’un piccolo editore, uno che crede al valore delle mie vecchie storie. Le voci lontane l’ha cambiato, certo, è diventato Il fantasma di Alessandro Appiani, persino un film girato a Manfredonia, ma le prime trenta pagine son mie, le avevo nascoste in un cassetto. Non ti so dire come le abbia trovate, forse mia moglie, forse mia sorella … e poi mi giunge voce che di tanto in tanto prende un mio racconto, cambia ambientazione per farlo leggere a Campiglia Marittima, dove fanno un concorso. Non muoio, per il momento, fin quando mi ricordano mia moglie, i nipoti, persino un piccolo scrittore di paese che tiene in vita tanti miei racconti. Resto tra le pagine con un lieve sorriso di speranza.
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Maribruna Toni
Ricordo una sera d’estate di tanti anni fa, pessimo vino, una pizzeria scomparsa di paese, parlare della vita e del primo libro di racconti pubblicato da un ragazzo che viveva sotto casa mia, in via del Chiassatello. Io dai palazzi spesso mi affacciavo e lo vedevo seduto in una sdraio di tela, quelle del tempo andato, studiava in giardino, sotto gli alberi piantati da suo padre. A quel tempo dipingevo quadri informali pieni di colore, dopo stagioni passate a far ritratti della vita, scrivere racconti e frasi in rima che qualcuno ha definito poesie. Ricordo quella sera, lui parlava dei suoi sogni, io avevo la morte accanto ma ascoltavo, davo consigli, come fosse un dovere, per chi la vita avrebbe potuto prenderla con meno angoscia, meno dolore al cuore, quello che non ho mai saputo fare. Piombino è stata la mia terra, l’ho messa nei miei quadri e nei racconti, ho scritto poesie tra mare e acciaio, scogliere e polvere di ferro, forcelle di rami in croce come per pronunciare una laica preghiera. Adesso se volete capire la mia vita, basta sfogliare le pagine d’un Meridiano, simbolo d’amore e di dolore, ricordo di un’estate che cantavano meste le cicale. Non ho fatto in tempo per vedere come sia andata a finire, ma l’ho capito da un incedere di sogni che giungono lesti fino al cuore. E ho lasciato andare la tristezza per sciogliere il ricordo in un sorriso.
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