martedì 25 novembre 2014

La prima dinastia comunista


 
Credo di aver letto quasi tutta la produzione saggistica di Domenico Vecchioni, sempre di alto livello, sia quando parla di spie internazionali che di sanguinari dittatori. Negli ultimi tempi noto un incremento qualitativo e quantitativo della sua opera come divulgatore storico che ha intrapreso al termine della carriera diplomatica. Lavori come Raul Castro, Pol Pot, Ana Belén Montes e adesso questa saga dei tre Kim sono dei veri capisaldi della letteratura biografica, indispensabili per lo studioso e per il semplice curioso del mondo circostante. La prima dinastia comunista della storia racconta il pericolo reale per il mondo rappresentato dalla Repubblica Popolare e Democratica di Corea, un comunismo singolare che non ha niente di marxista-leninista, se non la facciata, un po' come accade a Cuba, un sistema paradossale che è diventato una monarchia dai contorni teocratici. La famiglia Kim guida la Corea del Nord da circa settant'anni, dal Grande Leader (Kim I), al Caro Leader (Kim II) per finire con il Grande Successore (Kim III), accomunati dalla volontà di difendere un potere assoluto che rende paranoici, colpevoli di aver trasformato in triste realtà il romanzo di Orwell: 1984. La dinastia Kim ha riscrive la storia, parla di difesa contro la sempre possibile invasione statunitense, alleva i figli nell'odio contro gli yankee, spende ogni risorsa in arsenali militari e nucleari, senza badare ai bisogni alimentari delle persone. Un simile regime fa marciare il popolo al passo d'oca, lo fa piangere a comando e sorridere per obbligo, non si vergogna di far morire di fame i poveri, ordina fucilazioni di massa per i dissidenti e dispone di giganteschi campi di concentramento dove rinchiude gli antisociali. Un simile regime è una potenza nucleare e un brivido di paura percorre le membra del lettore quando pensa che il folle Kim III potrebbe - soltanto per un capriccio - ordinare un'esplosione atomica. Noi che conosciamo abbastanza da vicino la dittatura cubana - la famiglia Castro governa dal 1959, i Kim dal 1945 - possiamo dire che i due regimi non sono neppure paragonabili. Tanto per fare un esempio, se a Pyongyang venisse fuori una blogger come Yoani Sánchez non solo non sarebbe libera di girare per il mondo criticando il suo governo, ma sarebbe stata da tempo internata in un campo di concentramento o - peggio - fucilata. Il governo coreano pratica l'eugenetica, nel senso che stermina tutta la famiglia del presunto dissidente, una volta accertato (con torture e metodi disumani) il tradimento, che consiste anche in un modesto scostamento dalla dottrina della famiglia Kim. Domenico Vecchioni scrive un ottimo testo, molto utile per che vuole avere una rapida panoramica di uno dei regimi più feroci dell'epoca contemporanea. Si legge come un romanzo, ma non come un romanzo di Veronesi, come un romanzo scritto bene.
 
Domenico Vecchioni
La prima dinastia comunista della storia
La saga dei tre Kim
Grego&Greco Editori - Pag. 190 - Euro 12

 
Gordiano Lupi

giovedì 13 novembre 2014

15 anni del Foglio Letterario

Il dio osceno



Giovanni Schiavone è nato nel 1983 e ha dedicato quindici anni della sua vita (1998 - 2013) alla stesura de Il dio osceno, unico romanzo pubblicato nella sua breve carriera. Dobbiamo dire che si vedono tutti. Grande cura formale riservata al linguaggio, trama ben strutturata, personaggi complessi, che vivono e respirano, uomini e donne, non fumetti monodimensionali, creature capaci di affascinare e coinvolgere. Sarebbe riduttivo confinare Il dio osceno negli angusti scenari della narrativa di genere, anche se l’autore utilizza tutti gli schemi del fantasy e del fantastico per rendere accattivante il messaggio filosofico. Il dio osceno è letteratura, nel senso più ampio del termine, non mera narrativa d’intrattenimento, quindi è sconsigliato ai consumatori di Volo, Camilleri, Faletti, Veronesi, Nesi, Nove, Nori… l’elenco sarebbe lunghissimo, quasi interminabile. In breve la trama. Siamo nel 2027, il protagonista - il giornalista Jean Blaise - vive a Gebal, una città stato immaginaria, dove è il capo della stampa mondiale. Un giorno incontra lo scienziato Giona Quetzal, che proviene dal bellicoso pianeta Marte, colonia terrestre, e gli rivela una terribile notizia. I potenti dei due pianeti vogliono sterminare l’umanità diffondendo un virus orribile: il male oscuro, che comincia a mietere vittime partendo da Torino. Non tutto è così semplice e lineare come sembra, il finale imprevedibile fa capire al lettore che qualcosa di molto più grande e oscuro minaccia le popolazioni terrestri. Una sorta di rivelazione divina cambierà la vita di Jean Blaise e lo spingerà a prendere decisioni senza ritorno.

Il dio osceno è commistione di generi, ma soprattutto è romanzo filosofico - morale sul senso della vita e sul ruolo dell’uomo all’interno del complesso gioco del divenire. Parti oniriche si alternano a pura azione, descrizioni fantastiche lasciano il posto a un crudo realismo, pensieri di taglio evangelico, persino spirituale, si danno il cambio con dialoghi filosofici. Un solo appunto: sarebbe stato meglio spostare la narrazione più avanti nel tempo, perché il 2027 è ormai alle porte, e certi cambiamenti profetizzati dall’autore sembrano molto improbabili. Sottigliezze, comunque, perché quel che resta al termine della lettura è la sensazione di non aver perduto il proprio tempo, come spesso accade con tanta narrativa italiana contemporanea. Bravo Schiavone e bene la Pequod, piccolo editore che non delude.
 

Giovanni Schiavone
Il dio osceno
Italic - Pequod, 2013
Pag. 180 - Euro 16,00

martedì 11 novembre 2014

Nidi di rondine


Simone Pazzaglia - Nidi di rondine
Historica - Pag. 70 - Euro 8,00
www.historicaedizioni.com

Conosco Simone Pazzaglia sin dai tempi del primo romanzo - Un paese di poveri pazzi e cani -, apologo felliniano sulla vita di provincia, una sorta di Amarcord in salsa toscana. Ho apprezzato anche il successivo racconto sulla crisi di coppia, l’ironico ma meno intenso Amanita, lavoro che conferma indubbie capacità di scrittura. Nidi di rondine è un racconto lungo, insolito intermezzo nella produzione di un autore che è già all’opera per sfornare il terzo romanzo, una storia complessa di famiglie della provincia toscana a cavallo tra due guerre. La dedica a un Amico fragile di deandreiana memoria, evaporato in una nuvola rossa in una delle molte feritoie della notte, fa capire che ci troviamo di fronte a una storia pericolosa - per citare Emil Cioran - una di quelle degne di essere raccontate, perché l’autore scava nelle ferite della vita e scandaglia i meandri del tempo perduto. Ancora una volta lo scenario di Pazzaglia è la provincia, quell’angolo di Maremma dove vive, tanto caro a Bianciardi, periferia di Kansas City, un luogo indefinibile che potrebbe essere Gavorrano, Montepescali, Sticciano, Paganico, Seggiano… Non ha importanza definire topograficamente il paese, conta l’atmosfera pesante da Berlinguer ti voglio bene, quei luoghi che Benigni e Bertolucci hanno saputo dipingere con pennellate di degradante squallore componendo un affresco verista. “Un paese con una chiesa, un campetto di calcio, e gente che ogni tanto urla dalle finestre… un paese lento e moribondo che anno dopo anno perde un pezzo di carne come un lebbroso”, ma anche una madre che “cucina roba senza amore e con poco sale”, “un padre di poche parole lanciate come frecce da evitare” e alcuni amici che si danno appuntamento in un fantastico campo di calcio al limitare del bosco, “torsi nudi e pantaloncini corti”. Una storia che nasce in pineta, in un giorno d’estate, un’ingiustizia che si consuma dopo una partita di calcio, gerarchie di ragazzini che impongono la loro volontà su altri più deboli e poi una vecchia signora che paga per veder distruggere nidi di rondine a colpi di fionda. Passano gli anni e non accade niente di straordinario, a parte la vita che scorre, il tempo che si perde, i ricordi che restano ricordi. Capita che ci si ritrova in un bar, davanti a una birra, per accorgersi che la vita si è presa il gusto di vendicare torti e ingiustizie. Non aggiungo altro. Il racconto merita di essere letto e apprezzato, centellinato pagina dopo pagina, assaporato, magari riletto per andare alla ricerca dei sapori intensi della vita di provincia. Nelle botti piccole ci sta il vino buono. Nei cataloghi dei piccoli editori tanti piccoli gioielli. Oggi ne abbiamo scoperto uno.








lunedì 10 novembre 2014

Calcio e acciaio editoria di qualità


Calcio e acciaio ha vinto al Festival della Microeditoria di Chiari il PREMIO Editoria di qualità per la narrativa. 

martedì 4 novembre 2014

Oscure Regioni


Luigi Musolino
Oscure Regioni
racconti dell’orrore (volume 1)

Oscure Regioni è la nuova uscita della collana Memorie dal Futuro, edita da Wild Boar e curata dall’associazione RiLL Riflessi di Luce Lunare.
Memorie dal Futuro è una collana di antologie personali, e l’autore cui è dedicato ogni volume è scelto fra quelli che più si sono distinti nei concorsi letterari banditi da RiLL (in particolare: nell’ambito del Trofeo RiLL per il miglior racconto fantastico, uno dei maggiori premi italiani rivolti all’immaginario fantastico, e a cui partecipano oltre 200 racconti all’anno).

Oscure Regioni presenta ai lettori i racconti dell’orrore di Luigi Musolino: trentadue anni, piemontese, editor e traduttore per molte case editrici che si occupano di letteratura fantastica e horror.
Oscure Regioni segna un cambiamento per la stessa collana cui appartiene: diversamente dai volumi che l’hanno preceduto, nasce infatti come progetto editoriale articolato su due libri. E questo per l’originale filo rosso che lega le storie: racconti dell’orrore, basati sulle leggende del folclore italiano. Per ogni regione c’è un mito popolare, e un racconto, componendo così un viaggio nel lato oscuro di quello che, erroneamente o per marketing turistico, è spesso e volentieri chiamato “il paese del sole e del mare”.

Con i suoi racconti Luigi Musolino tratteggia invece un’Italia che è terra di streghe, creature mostruose, caverne e boschi oscuri, cascine abbandonate, e in cui lo “scivolo nell’Abisso” (per citare uno dei testi nell’antologia) è sorprendentemente semplice: basta un piccolo (magari inavvertito, o casuale) passo per ritrovarsi oltre il velo quotidiano e tranquillizzante della normalità.

Come spiega lo stesso autore, nell’intervista che chiude il libro:
“L’Abisso è il Grande Imprevisto nella vita di tutti i giorni, sempre pronto a spalancarci e inghiottirci, è l’Inaspettato a cui pensiamo di rado, ma che è dietro l’angolo, pronto a ghermirci. Nelle mie storie è spesso rappresentato da una creatura o un evento soprannaturale, che in fondo non sono altro che lo specchio delle cose che più ci terrorizzano: la solitudine, la malattia, il distacco, la perdita.”

Il primo volume di Oscure Regioni propone dieci racconti, ambientati in altrettante regioni italiane, soprattutto (ma non solo) del centro-sud e nelle isole.
L’ambientazione è vicina, familiare, e non solo da un punto di vista geografico: tutte le storie si svolgono ai giorni nostri, o al massimo negli anni ’70. Proprio questo rende l’orrore dei racconti ancora più inquietante, ed è davvero immediato ritrovarsi nei personaggi, uomini comuni dei giorni nostri.

Oscure Regioni (volume 1) raccoglie i racconti di Luigi Musolino, che meritano l’attenzione di tutti gli amanti di fantastico ed horror, come anche degli appassionati di miti popolari e del vasto patrimonio culturale del folclore regionale italiano.
Il libro è disponibile da novembre 2014.

Per maggiori informazioni o per ricevere copia omaggio stampa del volume:
Vi preghiamo di segnalarci eventuali recensioni, scrivendo all’indirizzo sopra indicato.



Oscure Regioni
racconti dell’orrore (volume 1)
158 pagine, formato 15x21 cm; euro 10

Wild Boar Edizioni
casella postale 114, 16043 Chiavari (Genova)
RiLL - Riflessi di Luce Lunare
via Roberto Alessandri 10, 00151 Roma
www.riflessidilucelunare.it
info@rill.it