sabato 31 marzo 2012

Identificato il cubano che ha gridato Abbasso il comunismo!

Detenuto a Santiago si è dichiarato in sciopero della fame
Yoani: “A Cuba non può tornare la normalità…”


La rivista digitale Diario de Cuba riferisce che è stato identificato l’uomo che ha gridato “Abbasso il comunismo!”, lo scorso lunedì durante la messa del Papa a Santiago de Cuba. Si tratta di Andrés Carrión Álvarez, 38 anni, laureato in discipline economico – lavorative. La fonte informativa è l’ex prigioniero politico José Daniel Ferrer, leader della Unione Patriottica di Cuba (UNPACU). Carrión è stato arrestato dalla Sicurezza di Stato e percosso, tra gli altri, anche da un barelliere della Croce Rossa Internazionale. Ferrer ha detto che il dissidente arrestato aveva cominciato da poco a collaborare con la UNPACU, ma non faceva parte di quella organizzazione. L’attivista, residente nel quartiere Sorribes, a Santiago, si trova in prigione. L’ultima persona a vederlo prima della detenzione è stata Chaviano Peláez. “Carrión mi disse che voleva assistere alla messa del papa ma al tempo stesso fare qualcosa, ma non mi rivelò quali fossero le sue intenzioni”, dice Chaviano. Carrión è attualmente in sciopero della fame.

La situazione preoccupa i dissidenti, perché si teme per l’integrità fisica dell’oppositore, dopo un periodo di massicce detenzioni ai danni di Damas de Blanco e persone non conformi per impedire la loro presenza alle messe del Papa. Tra i detenuti per alcune ore anche lo scrittore Orlando Luis Pardo Lazo, direttore della rivista clandestina Voces e autore del blog Lunes de Post Revolucion.


Yoani Sánchez ha commentato: “Il costo politico di questa ondata repressiva durante la visita del Papa sarà molto alto. Per alcuni giorni molte persone sono state obbligate a trattenersi nelle loro case con le linee telefoniche isolate. La vita torna alla normalità, hanno scritto. Ma come può tornare la normalità in un paese come Cuba? L’Avana sembra risvegliarsi da un lungo sonno, ma l’incubo permane. Quando finiranno di penalizzare chi esprime un pensiero diverso dall’ideologia al potere?”.

Gordiano Lupi

giovedì 29 marzo 2012

Incontro con Fidel - La folla in Piazza della Rivoluzione

 










Mercoledì 28 marzo 2012, comunque si voglia pensare... una giornata storica per Cuba.

Gordiano Lupi

Vignetta feroce...

Simanca, da Cuba, ci manda questa vignetta.
"La dittatura del proletariato e l'oppio dei popoli, uniti non saranno mai vinti!"!

Addio al Papa con umorismo...


Il vignettista cubano Garrincha critica con ironia le persone ammesse a salutare il Papa...
I poliziotti scorrono l'elenco: - "Vediamo... Quelle che volevano vedere il Papa, guardando in alto e dicendo addio". - "E con entusiasmo". Le Damas de Blanco sono rimaste deluse, con i loro gladioli rossi in mano. Per loro non è stato trovato uno spazio, come non è stato trovato per i rappresentanti della società civile.


La seconda vignetta è di Omar Santana ed è senza parole.
Il Cardinale Jaime Ortega saluta la partenzza del Papa con giubilo. Lui è un sicuro vincitore.
Le ombre di Fidel e Raul sono in secondo piano.

Gordiano Lupi

Oswaldo Payá: “Siamo molto vicini alla verità e alla liberazione”

Il Papa lascia Cuba

Oswaldo Payá ha potuto partecipare alla messa del Papa in Piazza della Rivoluzione all’Avana, nonostante le attenzioni della polizia politica che ha sorvegliato la sua abitazione per l’intera giornata.

“Alla funzione religiosa erano state convocate molte persone che non avevano niente a che fare con la fede, ma c’era anche il popolo di Dio desideroso di ascoltare le parole del Santo Padre, ed è questa la cosa più importante”, ha detto l’attivista cubano.

Payá si è rivolto ai dissidenti che non hanno potuto prendere parte alla messa per colpa dell’ondata di terrore che ha colpito l’Avana.

“I grandi assenti erano proprio i difensori dei diritti umani. Parlo di chi non ha avuto voce, ma solo disprezzo e repressione, le persone che difendono la riconciliazione, la pace e la libertà a Cuba”.

Oswaldo Payá ha concluso: “Abbiamo pregato con il Santo Padre e i nostri cuori si sono aperti alla speranza. Come disse Giovanni Paolo II: dobbiamo essere protagonisti della nostra storia. La liberazione deve essere il compito principale del popolo cubano. Adesso con speranza maggiore perché in definitiva siamo molto vicini alla verità e alla liberazione. Questa è la nostra speranza”.

Il Papa ha lasciato Cuba criticando l'embargo nordamericano, ma anche pregando perchè nell'Isola nessuno venga più perseguito per le proprie idee e che si metta in atto una vera e propria riconciliazione nazionale. "Cuba sia la casa di tutti i cubani, un luogo dove convivono giustizia e libertà", ha concluso.


Gordiano Lupi

martedì 27 marzo 2012

Il Papa a Cuba tra ipocrisia e repressione

Oswaldo Payá. “Chi tace è complice del regime!”
Yoani Sánchez: “Un coraggioso ha gridato per tutti abbasso il comunismo!”


Yoani Sánchez sta digitando messaggi su Twitter per seguire dal basso la visita del Papa. Racconta che molte persone sono state allontanate da Piazza della Rivoluzione e quanti arresti ci sono stati per impedire la partecipazione dei dissidenti alla messa che il Papa terrà all’Avana. Benedetto XVI ha fatto una visita di cortesia a Raúl Castro, ha visitato la nunziatura e forse incontrerà Fidel (ma non è certo), mentre di sicuro non vedrà Hugo Chávez, che ha detto di non voler interferire con la visita del Santo Padre. Yoani riferisce di sei arresti in provincia di Matanzas e di un grande nervosismo della polizia politica nelle zone dove transiterà il Papa. La messa di Santiago de Cuba ha visto un protagonista coraggioso che ha gridato: “Abbasso il comunismo!” ed è stato subito arrestato. Non sappiamo ancora il suo nome ma su Internet gira il filmato.


Oswaldo Payá ha diffuso un comunicato stampa dove afferma che “il silenzio alimenta l’impunità del regime”. Riportiamo il suo pensiero, come sempre lucido ed esauriente.


“Non si devono accettare il silenzio tanti maltrattamenti da parte del regime, tanti abusi e detenzioni contro chi difende pacificamente i diritti umani. Mentre Raúl Castro saluta per la seconda volta il Papa durante la messa, le sue bande repressive assaltano centinaia di dissidenti e li incarcerano per tutta Cuba, perché non possano vedere il Papa neppure da lontano. Non hanno nessuna importanza le parole che si dicono, perché non è possibile dare un’immagine di armonia in una situazione come questa. Si stanno alimentando la paura, la simulazione, l’impunità e l’arroganza di un governo repressivo, non certo la pace, la giustizia e la riconciliazione. Tutti siamo responsabili e tutti non dobbiamo tacere: il governo che reprime, il popolo che teme e non parla e la Chiesa che è parte del popolo e pure lei tace”.


Il quadro è esatto. La giunta militare isola i dissidenti perché non vedano il Papa. Numerose detenzioni, confinamenti e minacce a dissidenti per evitare che assistano alla messa che celebrerà il Santo Padre. Hanno tagliato anche i telefoni di molti oppositori e incrementato la vigilanza presso le loro case.

Nel frattempo il cardinale Jaime Ortega parla come uno della famiglia Castro, magnifica i miglioramenti economici della nuova Cuba, le piccole imprese che stanno nascendo e persino il cambio di potere per linea dinastica, spacciandolo per avvicendamento democratico. Non c’è molto da sperare nella gerarchia ecclesiastica, ma per fortuna ci sono i preti coraggio. Da Santiago de Cuba si ode la voce di Padre Conrado: “Il Papa affronti il problema dei diritti umani!”


Gordiano Lupi

Il Papa, Cuba, Radio Popolare e i castristi italiani

La vignetta - senza parole ma esplicativa - è di Omar Santana


Questa mattina mi sono prestato al gioco di Radio Popolare Milano che mi ha concesso due minuti per raccontare le difficoltà cubane e la mancanza di libertà della gente comune, mentre Maurizio Chierici de Il Fatto Quotidiano ha pontificato a lungo su una Cuba cambiata, piena di investitori, di giovani che costruiscono discoteche di quattro piani, estraggono petrolio dal mare e vivono un futuro migliore. Non solo. Secondo Chierici - e Radio Popolare che gli dava fiato - a Cuba ci sarebbe anche libertà di stampa, perchè su Espacio Laical (periodico cattolico difficilmente reperibile, se non su Internet che non è alla portata dei cubani) scriverebbero voci critiche del regime e addirittura intellettuali di Miami. Nessuno ha detto che a Cuba, dal 1959, c'è solo un giornale (Granma) e solo una televisione (Cubavision), nelle mani del Partito Comunista. La mia tristezza è solo quella di essermi prestato a un gioco sporco, orchestrato da chi non vuol far conoscere i veri problemi di Cuba, ma occultarli, dando credito ai cambiamenti cosmetici di Raul Castro.

La verità è ben altra. Ieri sera, durante la cerimonia di benvenuto per l'arrivo del papa a Cuba, abbiamo assistito a uno squallido discorso politico da parte del Presidente cubano, che si è aggrappato al passato, citando istruzione e sanità, internazionalismo ed ecologia, persino brani tratti dai discorsi di Fidel, per attaccare gli USA e l'embargo, responsabili di tutti i mali cubani. Raul ha parlato di indignati occidentali e di un sistema capitalistico ingiusto, ma non ha fatto alcuni riferimento ai suoi indignati (Damas de Blanco, dissidenti, blogger alternativi, cattolici come Oswaldo Payà) e ai problemi del sistema comunista. Il Papa, d'altro canto, ha detto che "Cuba guarda al futuro", ha parlato di libertà, riconciliazione, giustizia, di una società nuova da costruire tutti insieme. Papa Bendetto XVI, al confronto di Raul Castro, sembrava un giovane rivoluzionario che conversava con una cariatide.

Altro dato di fatto. Per la visita del Papa a Cuba molti giornalisti scomodi non sono stati accreditati, tra questi il corrispondente de El Pais (reo di ospitare articoli di Yoani Sanchez), Canale 41 e quasi tutti i media della Florida. Maurizio Chierici parla di riconciliazione nazionale. Se questi sono i presupposti la vedo dura. Non solo. La visita del Papa ha coinciso con arresti, retate, operativi di polizia in grande stile, tutto per impedire la partecipazione di personaggi non graditi alle messe di Benedetto XVI. Cuba è il regno dell'ipocrisia, ma il problema è che noi europei troppo spesso ci prestiamo al gioco della dittatura e propagandiamo le loro menzogne. Il ruolo della Chiesa è importante per il futuro di Cuba, ma la speranza è che non diventi la stampella del regime, in cambio di pochi vantaggi materiali. Se la scelta di non incontrare i dissidenti oggi può portare a ottenere vantaggi in senso democratico domani, allora può andare bene. Se l'obiettivo della Chiesa è solo materiale, come apertura di scuole cattoliche e seminari nell'isola caraibica, allora il viaggio del Papa per il popolo cubano è stato davvero inutile.

Gordiano Lupi

lunedì 26 marzo 2012

L’arrivo di Benedetto XVI sul Twitter di Yoani Sánchez



Sono le ventuno e quaranta ora italiana. Decido di vedere in diretta l’arrivo del Papa a Cuba grazie all’emittente satellitare Tele Sur, che dà una versione di regime degli eventi. Per un istante mi sembra d’essere a Cuba e di seguire la cerimonia su Cubavision o Tele Rebelde. Il fantasma di Randy Alonzo mi perseguita. Ho bisogno di un minimo di contraddittorio e allora mi collego con il Twitter di Yoani che pubblica messaggi a ripetizione.

Mia nonna ha dovuto soffocare tante preghiere negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta. Come mi piacerebbe che fosse ancora viva per vedere questa visita del Papa a Cuba.

Curioso: il CENESEX diretto da Mariela Castro non organizzerà nessuna protesta per la visita del Papa. (Eppure la Chiesa cattolica è contraria ai matrimoni gay e alle unioni omosessuali, ndt).

L’aereo atterra nell’aeroporto di Santiago de Cuba. Comincia la cerimonia di ricevimento alla presenza del cardinal Jaime Ortega, presenti numerosi vescovi e componenti del governo cubano.

Il Papa calpesta il suolo cubano e un gruppo di bambini gli dice: Benvenuto a Cuba. Raúl Castro cammina alla sua sinistra, come un’ombra rossa.

Sparano 21 colpi a salve di artiglieria… mi sembra una cosa poco appropriata per ricevere un Papa, ma pare che sia il protocollo.

Suonano le note dell’inno nazionale, intercalate dal rumore dei colpi di cannone. I militari fanno la cerimonia dell’alzabandiera. Il Papa non si è ancora seduto.

Raúl Castro fa il suo discorso. Secondo la mia opinione è molto nazionalista e menziona troppe volte la contrapposizione Cuba - Usa. Fidel Castro non si vede da nessuna parte nell’aeroporto di Santiago.

Raúl Castro parla delle riforme come se fossero davvero profonde e arrivassero alla velocità di cui abbiamo bisogno.

Con tutta sincerità e cercando di essere imparziale, non mi sembra un discorso azzeccato per ricevere il Papa. Troppi riferimenti al passato in questo discorso. Mancano il presente e il futuro.

Il Papa menziona Giovanni Paolo II e l’impronta lasciata durante la sua visita nel 1998 come una “soave brezza di aria fresca”.

Il Papa pronuncia le parole chiave di cui abbiamo bisogno: “pace, giustizia, libertà e riconciliazione”.

Molto buona questa frase del Papa: “Cuba sta già guardando al domani”.

Cuba sta guardando al domani, ha detto il Papa, ma i nostri governanti si afferrano al passato, aggiungo io.

Migliaia di cubani salutano il Papa per le strade di Santiago mentre passa con la sua papamobile, ma mancano molti volti. Tutti i detenuti!

A troppe persone è stato impedito di andare a dare il benvenuto al Papa. Molti sono bloccati nelle loro case, altri si trovano nelle celle delle questure, altri ancora hanno avuto i telefoni tagliati, infine molti sono stati avvisati per scritto.

Si percepisce molto entusiasmo nelle persone… ma resta il sapore amaro che lasciano le assenze obbligate.

Non si vede un solo cartello con la parola benvenuto. Hanno permesso di portare solo piccole bandiere. Che cosa terribile!

Il Papa a Cuba: pellegrino della Carità o araldo della libertà?

Il Papa riposerà fino alla messa delle 17 e 30 (23 e 30 ora italiana). A me fanno male le dita da quanto ho digitato. In ogni caso vado avanti... Riceverà il Papa i rappresentanti della società civile?

Per fortuna che mi hanno fatto compagnia le parole di Yoani, perché Tele Sur ha ribadito più volte che il popolo cubano accoglierà il Papa con senso civico, nonostante alcuni mercenari pagati dai nordamericani abbiano cercato di avvelenare il senso religioso della visita e di strumentalizzarlo politicamente. Che tristezza, come dice un vecchio bolero…


Gordiano Lupi

I rischi del regime per la visita del Papa

Colloquio con Yoani Sanchez


La blogger Yoani Sanchez ha rilasciato un'intervista a Radio Martí sulla visita del Papa a Cuba. Ne riassumiamo in sintesi il contenuto: "Il governo cubano sta giocando una carta sbagliata che avrà un costo politico molto alto. Non siamo più nel 1998, quando venne Giovanni Paolo II e riscosse molte simpatie per la sua storia di Papa e di uomo. Al tempo non esistevano ancora le nuove tecnologie, nè i meccanismi di denuncia di cui disponiamo adesso. Gli eventi che si stanno vivendo a Cuba definiranno il ruolo della gerarchia cattolica nell'immediato futuro. I settori più critici della società civile ritengono che lo scudo protettivo della Chiesa sia finito e che siamo nelle mani della polizia politica. Io continuo a sperare che Benedetto XVI possa chiarire bene la posizione della Chiesa, nel corso della messa e con parole decise". Yoani si riferisce alle dichiarazioni rese dal Papa a bordo dell'aereo diretto in Messico: "Oggi è evidente che l'ideologia marxista, così come è stata concepita, non corrisponde alla realtà. Dobbiamo costruire una società nuova, aperta a tutto il popolo, trovare nuovi modelli di sviluppo, con pazienza e in maniera costruttiva". Il Papa ha offerto l'aiuto della chiesa per una transizione pacifica a Cuba, aggiungendo che il procedimento richiederà pazienza ma anche molta determinazione. Il governo cubano, d'altro canto, per voce del cancelliere Bruno Rodríguez, si è detto disponibile ad ascoltare i suggerimenti del Papa, ma non ad accettare manipolazioni poplitiche. Yoani Sanchez ha detto che seguirà il viaggio del Papa a Cuba tramite Twitter, fino a quando non le taglieranno la linea telefonica.


Vignetta di Garrincha



Gordiano Lupi

sabato 24 marzo 2012

Papa Benedetto XVI: “Il marxismo non è più attuale”

Yoani Sánchez: “Abbiamo bisogno di libertà e pluralismo”



Papa Benedetto XVI, a bordo dell’aereo alla volta di Messico e Cuba, ha affermato che l’ideologia marxista “così come è stata concepita non risponde più alla realtà” e che “conviene esperimentare nuovi modelli, con pazienza e in forma costruttiva”. Il Papa ritiene che in questa fase saranno di grande aiuto i cattolici “per un dialogo costruttivo, volto a scongiurare cambiamenti traumatici, ma finalizzato a costruire una società pluralista, fraterna e giusta, dove la libertà di religione e di espressione del pensiero siano in primo piano”.

Il viaggio di papa Benedetto XVI si pone in piena continuità con quello del suo predecessore Giovanni Paolo II, avvenuto nel 1998, quando pronunciò la famosa frase: “Che Cuba si apra il mondo e il mondo a Cuba”.


Da Pinar del Río, Dagoberto Valdés, editore della rivista Convivencia ha detto: “Il Papa sta annunciando a Cuba il Vangelo della liberazione e della pace. Le sue parole sono un eccellente preambolo per poterlo attendere con giubilo. Sono frasi che indicano un cammino già da tempo intrapreso e che porta verso i cambiamenti politici e sociali, ma anche a una pacifica riconciliazione nazionale”.

Yoani Sánchez, si trova nella sua casa nel quartiere di Piazza della Rivoluzione, dove è stato costruito un altare per la messa del Papa. Sta presentando il numero 14 della rivista Voces - diretta da Orlando Pardo Lazo .- in una sala è ricolma di persone. Si lamenta della paramilitarizzazione dell’Avana, perché a ogni angolo ci sono due poliziotti e non comprende quale sia il loro ruolo.

“Il Papa deve sapere che Cuba è un nazione con molte idee, non esiste un pensiero unico, ma dobbiamo essere messi in condizione di poter esprimere le nostre opinioni. Se la polizia vuole dirmi qualcosa in merito alla visita del Papa, deve mettermelo per scritto con timbro e carta bollata. Se non posso andare alla messa in Piazza della rivoluzione devono vietarmelo ufficialmente, non con metodi subdoli”, afferma. La blogger è decisa a raccontare su Twitter - minuto per minuto - la visita del Papa, per contrastare le informazioni dei media ufficiali.


Gordiano Lupi

venerdì 23 marzo 2012

Oswaldo Payá replica al cardinal Bertone


A Cuba la Chiesa vuol favorire la democrazia e il dialogo?
Non ce ne siamo accorti…

Il leader del Movimento Cristiano di Liberazione (MCL), Oswaldo Payá, premio Sacharov del Parlamento Europeo 2002 e candidato al Premio Nobel per la Pace 2012, ha detto: “Vorrei davvero che la visita del Papa rappresentasse un ulteriore contributo per aiutare il processo di democratizzazione del Paese che ancora si trova sotto la repressione”. Payá ha polemizzato con il cardinal Bertone: “Voglio ricordare che la dissidenza cubana ha sempre lottato senza odio per ottenere spazi di libertà per tutti i cubani e per un dialogo pluralista”. Payá ha ribadito: “Le ultime visite di personalità del Vaticano a Cuba e della stessa gerarchia ecclesiastica all’Avana, invece, negano non solo la partecipazione dei cubani alla vita pubblica ma persino l’esistenza di un movimento dissidente sull’Isola”. Molto dure le conclusioni: “Se Bertone avesse voluto davvero dialogare con noi, in alcune occasioni avrebbe dovuto farcelo capire meglio”.

Gordiano Lupi

giovedì 22 marzo 2012

Il regime vuol presidiare le messe del Papa

Oswaldo Payà con Giovanni Paolo I

Oswaldo Payá, tramite un comunicato stampa del Movimento Cristiano di Liberazione ha dichiarato che la visita del Papa a cuba non comincia sotto gli auspici della libertà.

“Il partito comunista obbliga i suoi militanti a seguire le messe che il Papa celebrerà a Cuba. Non solo, gli attivisti fungeranno da brigata repressiva organizzata con l’ordine di neutralizzare ogni espressione di libertà. La Sicurezza di Stato disporrà transenne per far sì che i credenti di ogni quartiere non possano muoversi liberamente ma solo sotto il controllo delle brigate del Partito Comunista. Il regime sta proibendo ai dissidenti di recarsi alle messe. All’Avana e Santiago esiste uno stato d’assedio non dichiarato. Il regime teme il popolo e vuol dimostrare che è il partito Comunista e non la Chiesa a riempire le piazze. Temono che i cubani incontrino liberamente Benedetto XVI, ma non potranno evitare che i loro cuori e le loro menti entrino in contatto con la verità che li renderà liberi!”.

Il nuovo secolo ci mette di fronte alla stranezza di un Partito Comunista che obbliga i suoi iscritti ad andare a messa, certo con finalità repressive, ma pure questo è un segno dei tempi…

Gordiano Lupi

Senza parole...



Questa vignetta vale più di mille articoli inutili.
L'autore è Omar Santana, disegnatore cubano

domenica 18 marzo 2012

Arresti a Cuba prima della visita del Papa

Berta Soler, leader delle Damas de Blanco

Elizardo Sánchez Santacruz, portavoce della Commissione di Riconciliazione Nazionale e dei Diritti Umani, ha denunciato che in questo fine settimana sono state arrestate tra le 70 e le 80 persone in tutta l’Isola. Gli arresti sono cominciati sabato 17 e sono proseguiti per tutta la giornata di domenica 18. Molte Damas de Blanco sono state arrestate, inclusa la portavoce Berta Soler. La maggior parte di queste detenzioni arbitrarie ha avuto luogo nella capitale, ma anche in Villa Clara e Santiago de Cuba. Insieme alle Damas de Blanco, sono stati arrestati altri membri della dissidenza cubana. Elizardo Sánchez afferma: “Non c’è un clima favorevole per poter ricevere tra una settimana papa Benedetto XVI. La polizia presidia con grande spiegamento di forze tutte le grandi città del Paese”. L’ondata repressiva ha avuto luogo per bloccare le manifestazioni in memoria del nono anniversario della Primavera Nera. Yoani Sánchez ha scritto su Twitter: “Il governo nove anni fa con la Primavera Nera pensava di eliminare la dissidenza. Non c’è riuscito. Oggi la non conformità si è decuplicata”.

La vignetta di Garrincha su El Nuevo Herald di oggi



Cardinale: - La Chiesa deve essere prudente. Non può sapere se una persona è un dissidente o un infiltrato. 
Prete: - Che brio questi signori! Forse si tratta di un'attività culturale della polizia...

Gordiano Lupi

sabato 17 marzo 2012

Arriva il Papa all’Avana

di Alejandro Torreguitart Ruiz

Arriva il Papa all’Avana. Che bello. L’ultima volta che è successo scrivevo Vita da jinetera. Ma era un altro Papa. E io un altro Alejandro. Adesso scrivo meno. Ho da fare un sacco di cose più importanti e in fondo scrivere a che serve? L’arte non cambierà la vita, ammesso che le mie quattro cazzate abbiano qualcosa a che fare con l’arte. Vivere è molto meglio che scrivere. E io da un po’ di tempo a questa parte preferisco vivere. E poi di cosa potrei scrivere? Del Granma che esce a tutta pagina con un titolone dove dice che sarebbe penoso che il Papa incontrasse i dissidenti, ché i dissidenti non rappresentano nessuno, sono soltanto mercenari? Tranquilli, compagni del Granma, ché il Papa non incontrerà i dissidenti, non gli passa nemmeno per la testa, non li vede neppure, non perché siano mercenari, ma perché non hanno niente a che fare con il suo mondo, non è la società civile che interessa alla Chiesa. Il Papa, invece, pare che incontrerà Fidel, questo non sembra penoso ai compagni del Granma, ché Fidel Castro rappresenta Cuba, per aver vinto una rivoluzione nel 1959 e subito dopo aver abolito le libere elezioni. Bravi compagni del Granma con le lingue allenate a leccare il culo. Bravi davvero. Di cosa potrei scrivere? Di una Chiesa gerarchia che contraddice come sempre la chiesa missionaria dei Padre Conrado, dei preti coraggio a servizio del popolo, delle persone che condividono la vita dei poveri? Storia vecchia. Storia risaputa. Non interessa a nessuno. La Chiesa viene a Cuba per trattare posizioni di potere in un’isola vergine, nuovo terreno di conquista, adesso che hanno chiuso le Umap e i preti non li rinchiudono come antisociali. E allora aspettiamo l’arrivo del Papa. Hanno messo un altare in Piazza della Rivoluzione per dispensare l’oppio dei popoli ai comunisti convertiti. Meglio vivere, guarda. Meglio la mulatta che passa sculettante sul muretto del Malecon. Meglio la bottiglia di rum che mi sono scolato ieri sera. Tanto via da questo posto non me ne vado. Tanto cambiare non cambia, per quanto possano strepitare blogger e dissidenti. Serve sempre meno scrivere quando non è possibile farsi leggere, sempre ammesso che qualcuno abbia voglia di leggerti, a parte gli inquieti ragazzi della Sicurezza di Stato che ti leggono per dovere e dopo te la fanno pagare. Torno alla mia bottiglia di rum, al pensiero della mulatta che ondeggia il suo enorme culo da destra a sinistra, a tempo di rumba. Paradisiaca visione annebbiata dall’alcol mattutino, mentre mio padre legge il Granma e commenta: “Una volta i preti si mettevano in galera. Adesso viene il Papa e parla in piazza della Rivoluzione. Nemmeno fosse Chávez”. Non rispondo. Guardo la sua espressione allibita e sorrido. Mia madre è in cucina a dividere i fagioli avariati dai fagioli buoni, mentre sceglie i chicchi di riso migliori, per il pranzo di mezzogiorno. Mica è finita, babbo. Aspetta che il meglio deve ancora venire. Non glielo dico, però. Mi limito a pensarlo. Il suo vecchio cuore di rivoluzionario non reggerebbe il colpo. Meglio che viva giorno dopo giorno lo sfacelo del suo mondo e delle sue certezze. Per lui è dura accettare il disastro quotidiano, il fallimento di quel che ha contribuito a creare. Io ho soltanto ereditato tutta la merda che ci circonda, l’ho trovata confezionata come un cibo precotto. Un Papa all’Avana non mi cambierà la vita. Tanto più che non è il primo. Ormai ci abbiamo fatto il callo.

Alejandro Torreguitart Ruiz
L’Avana, 16 marzo 2012

Traduzione di Gordiano Lupi

giovedì 15 marzo 2012

Carlos Alberto Montaner debutta in Italia!



Tante novità in arrivo per le edizioni Anordest. La casa editrice di Villorba (Treviso), di recente sottoposta a regime di sorveglianza da parte della polizia a seguito del ritrovamento di un volantino a firma di un ayatollah iraniano che propone la condanna di Attar Farid al-Shahid e del suo libro ''I fiori del giardino di Allah'', sta per lanciare la nuova collana Célebres Inéditos, diretta da Gordiano Lupi (talent scuot, animatore de Il Foglio Letterario, appassionato di letteratura cubana e cinema horror, oltre che traduttore del blog di Yoani Sánchez), che porterà in Italia autori noti all'estero ma ancora mai pubblicati da noi. Ad aprire sarà in libreria "La moglie del colonnello" di Carlos Alberto Montaner, scrittore cubano che vive in esilio tra Madrid e Miami dal 1970. Montaner è autore di 25 libri, molti dei quali tradotti in inglese, portoghese e russo. È stato definito il giornalista latinoamericano più letto al mondo. "La moglie del colonnello" è la storia di un adulterio e delle sue conseguenze. Montaner approfitta di un tema universale per analizzare la repressione della sessualità a Cuba. Le altre uscite saranno "La meticcia di Pizarro" del "figlio d'arte" Alvaro Llosa, "Le porte della notte" di Amir Valle (primo titolo di una serie di noir dallo stesso protagonista), e "Quei tempi con Gabo - conversazione con Gabriel García Màrquez" di Plinio Apuleyo Mendoza.
Ma le novità non finiscono qui: edizioni Anordest proporrà infatti un'altra nuova collana, NoirPensiero, che sarà aperta dall'esordio di Sergio Schiavone, a capo dei Ris di Messina. Sarà poi la volta di Roberto Mistretta, che ha già pubblicato in Italia per Cairo e che come autore è noto soprattutto all'estero. E sarà ospitato da NoirPensiero anche "A secret place" di Peter Straub, "delfino" di Stephen King.

Inoltre, Anordest continuerà a puntare sulle sue collane "storiche": Minilibri, Casi ControCorrente, Pensieri d'autore, Saggistica e Biografie ControCorrente.

In questi giorni si parla inoltre di un piccolo caso editoriale, "Gli occhi di mia figlia" di Vittoria Coppola. La scrittrice pugliese, il cui esordio è stato pubblicato da Lupo e ora è stato rilanciato con successo da edizioni Anordest dopo esser stato premiato, a sorpresa, dai lettori del sito di Billy, la rubrica letteraria del Tg1 (160mila voti circa ottenuti nel sondaggio online).

Sul versante della saggistica, ad aprile usci"Primo Levi. Il cerchio stupido" di Aldo Scibona, saggio biografico che tratta in maniera specifica l'opera omnia di Levi, a 25 anni dalla morte.

Gordiano Lupi

Vogliamo vedere il Papa!

Stretto della Florida

Turisti a bordo dello yacht Io amo Benedetto: - Andiamo a vedere il Papa!
Profughi cubani in fuga sulla zattera: - E noi andiamo a vedere se mangiamo le patate!

La battuta si regge sul doppio significato della parola Papa (Pontefice e patata).

da Guamà, rivista satirica in esilio

Il Papa a Cuba e le Dame in bianco


Papa: - Mi hanno detto che alcune Dame in bianco vogliono vedermi
Raul: - No, era una dama in un banco... In un banco...

Garrincha, dal periodico satirico digitale in esilio Guamà.

Il mio Fidel Castro secondo "Liberi di scrivere"


Per alcuni Cuba resta un sogno, una piccola isola comunista situata nel Mar dei Caraibi proprio di fronte al gigantesco colosso capitalista americano, un Davide straccione e sporco pronto a sfidare Golia con caparbietà, ostinazione e un pizzico di sana temerarietà a colpi di giustizia sociale, lavoro e istruzione per tutti, lotta al razzismo, solidarietà con i più deboli, spirito rivoluzionario indomito figlio di un socialismo utopistico e idealizzato che scalda il cuore di chi ancora crede che su questa terra si possa creare una società migliore, giusta, a misura d’uomo. Per alcuni Cuba resta un sogno, appunto. Parlare di Cuba senza esserci stati, senza averci vissuto ma da cubani, non come turisti viziati in uno dei numerosi resort per turisti, veri e propri Disneyland caraibici, non avrebbe senso a meno che non si decida di fidarsi dell’esperienza di chi ci è stato e descrive cosa ha visto, senza preconcetti, senza motivazioni occulte che non siano l’amore per la verità, l’obbiettività e il coraggio di dire anche cose scomode quando serve. La mia esperienza di Cuba è un’esperienza riflessa, mediata dalle voci dei cubani esuli, degli entusiasti occidentali che sognano un giorno di lasciare le comodità borghesi, la ricchezza corrotta del nostro decadente capitalistico inferno per rifugiarsi in quel piccolo Eldorado. A Cuba non ci sono mai stata, per cui non mi resta che fidarmi, delle voci degli altri, di chi la ama o la odia. E dire Cuba inevitabilmente significa parlare di Fidel Castro. Perché Fidel Castro è Cuba, volenti o nolenti a questo non si sfugge. Gordiano Lupi, un esperto di cose cubane, traduttore di scrittori come Alejandro Torreguitart Ruiz, curatore della versione italiana del blog di Yoani Sánchez, Generación Y, anima e icona simbolo del dissenso anticastrista, ha da pochi mesi pubblicato con le Edizioni A.Car una biografia non autorizzata di Fidel Castro, e devo dire che leggendola sono rimasta sorpresa, innanzitutto perché conosco il punto di vista fortemente critico sul regime in atto a Cuba del suo autore, conosco il suo spirito caustico e corrosivo da toscano verace che gli ha causato non pochi scontri dialettici nel corso degli anni, conosco le sue lotte instancabili a denunciare le condizioni degli oppositori in carcere, delle jineteras, mi aspettavo toni accesi, polemici, intransigenti, estremisti e invece ho trovato una grande sobrietà di linguaggio, una calma profonda, una obbiettività priva da ogni faziosità. Attacchi ce ne sono, impennate che non comparirebbero in una agiografia di regime pure, Gordiano Lupi non ama Fidel Castro ma compie uno sforzo insolito e raramente fatto da chi lo combatte, separa Fidel Castro uomo, da Fidel Castro politico o dittatore, che dir si voglia. Molto pacatamente, con ragionevolezza e senza intenti diffamatori o offensivi parla di tutto, dall’eccidio nascosto del 13 luglio 1994, a casi di corruzione, ma ciò che si evince è essenzialmente la delusione di un uomo di sinistra verso una rivoluzione mancata che avrebbe potuto trasformarsi in un autentico paese socialista e invece è diventato un regime. Questa è l’unica vera condanna che si percepisce, i dittatori, sono dittatori, non c’è altro da aggiungere. Se mai Fidel Castro leggesse questo volumetto che potrebbe essere un pamphlet polemico ma non lo è, lontano dai riflettori, lontano dal ruolo istituzionale che ancora ricopre sebbene dal 2006 il fratello Raul l’abbia sostituito, non potrebbe che provare una certa amarezza certo, ma soprattutto considerare obbiettivamente i suoi errori, la sua mancata lungimiranza se vogliamo. Certo c’è anche da considerare che Cuba non è Haiti, e Fidel Castro non è Pinochet, niente desperacidos, squadroni della morte, oppositori seppelliti in mare. Yoani Sánchez pur con tutte le limitazioni che deve subire, è libera in casa sua di continuare la sua lotta neanche tanto silenziosa. Comunque il fatto che Castro è Cuba è una grande verità, il suo carisma, il suo ascendente ha costruito il regime cubano che forse non sopravvivrà alla sua morte. Forse Castro di questo è consapevole, e forse lo sono anche i suoi oppositori, dopo non resterà che affidare alla storia il suo impalcabile verdetto.

Giulietta Iannone

Articolo pubblicato su LIBERI DI SCRIVERE
http://liberidiscrivereblog.wordpress.com/2012/03/15/recensione-di-fidel-castro-biografia-non-autorizzata-di-gordiano-lupi/

Il vescovo Aranguren scaccia i dissidenti dalla Cattedrale di Holguín


Il vescovo Emilio Aranguren ha diretto personalmente lo sgombro di 18 oppositori, che martedì avevano occupato la Cattedrale San Isidoro di Holguín per chiedere “libertà per il popolo cubano”.
"Io stavo dettando un articolo al telefono e il vescovo mi ha aggredito per togliermi il cellulare di mano”, ha detto il dissidente Robiel Cruz Campo, uno degli occupanti della cattedrale.
In altre città cubane si sono verificate simili proteste, classificate da un comunicato della Chiesa cattolica come “strategia preparata e coordinata” per “creare situazioni critiche in vista della visita di papa Benedetto XVI”.
"Come è possibile che ci caccino a spintoni dalla casa di Dio?”, si domanda il’oppositore dissidente. “Monsignor Aranguen si è comportato peggio di un poliziotto politico”, aggiunge la dissidente María Antonia Hidalgo.
I dissidenti sono rimasti chiusi nella chiesa per otto ore. Per tutto questo tempo, le autorità religiose hanno sospeso la diffusione di energia elettrica nella Cattedrale.
Tredici oppositori (tra di loro cinque donne) si trovano ancora nella Chiesa di Nuestra Señora de la Caridad, all’Avana, per chiedere pubblicamente aperture politiche sull’Isola ed esigere la fine della repressione.

Nella foto: Monsignor Emilio Aranguren, vescovo della Diocesi di Holguín. (ARGIA)

Gordiano Lupi

La sola fede dei fratelli Castro...


Garrincha, vignettista cubano de El Nuevo Herald, stigmatizza la sola fede dei fratelli Castro: le rimesse degli emigrati. Oltre 2 milioni di dollari nel 2011, il vero motore del'economia cubana.

Oppositori cubani occupano chiese cattoliche


Chiedono al Governo la liberazione incondizionata dei prigionieri politici, che cessi la repressione nei confronti dei dissidenti e che venga concessa libertà di espressione e di associazione

Membri del clandestino Partito Repubblicano di Cuba, presieduto da Vladimir Calderón Frías, si trovano dalle nove di mattina di martedì 13 marzo all’interno di alcune chiese cattoliche per porre al Governo una serie di richieste. Alcuni rappresentanti ddel cardinale Jaime Ortega Alamino hanno preso contatto con loro, minacciando di far intervenire la polizia per portarli via con la forza.

“Vogliamo un nuovo Governo, vogliamo i nostri diritti (...) esigiamo la libertà senza condizioni dei prigionieri politici, vogliamo la fine della repressione nei confronti degli oppositori del regime, chiediamo salari più alti e pensioni in sintonia con il costo della vita”, sono alcune delle richieste fatte dai dissidenti.

Le Chiese occupate sono: Iglesia de La Caridad (L’Avana), Iglesia San Isidoro (Holguín), Iglesia San Jerónimo (Las Tunas) e altre due chiese a Santiago de Cuba e Pinar del Río. All’interno della Chiesa della Carità, in Centro Avana, si trovano i seguenti componenti del Partito Repubblicano: Josiel Díaz Piloto, Emilio Torres Pérez, Miguel López Santos, Orlando Corzo González, Pastor Pérez Sánchez, Ferd Calderón Muñoz, Roniel Valentín Aguillón e Vladimir Calderón Frías. Ci sono anche diverse componenti della Federazione Latinoamericana di Donne Rurali (FLAMUR): Yenifer de La Caridad Hernández Piloto, Deixis Ponce Arencibia, Yudit Ferrer Segura, Madelaine Caraballo Betancourt e Niola Araujo.

L’Arcivescovato dell’Avana ha stigmatizzato i fatti in un duro comunicato stampa: “Nessuno ha diritto di trasformare i luoghi di culto in trincee politiche e non è giusto avvelenare il clima della visita del Santo Padre, attesa da molti fedeli. Si tratta di una mancanza di rispetto nei confronti della Chiesa”, conclude la nota.

In ogni caso sono oppositori pacifici, la loro richiesta sarebbe quella di essere ascoltati dal Papa, almeno per pochi istanti, durante la visita pastorale che avrà luogo a Cuba dal 26 al 28 marzo, per poter riferire al Pontefice la reale situazione del popolo.

Omar Santana ironizza sul rapporto Chiesa - regime...

Gordiano Lupi

martedì 13 marzo 2012

Preparativi per la visita del Papa all'Avana


Un gruppo di operai sta montando l'altare dal quale il Papa Benedetto XVI officerà una messa all'aria aperta, niente meno che in Piazza della Rivoluzione, all'Avana. Benedetto XVI sarà a Cuba dal 26 al 28 marzo, secondo pontefice della storia a compiere una visita pastorale nell'isola caraibica, dopo il 1998, quando fu la volta del suo predecessore Giovanni Paolo II.


Le Dame in Bianco hanno chiesto di essere ascoltate almeno per pochi minuti e così altri esponenti della società civile. Vedremo se il Papa si limiterà a una visita religiosa, per commemorare i 400 anni dal ritrovamento dell'immagine della Vergine della Carità del Cobre, oppure se affronterà anche temi legati alla politica alta e ai diritti umani.




Gordiano Lupi

Le folli spese di Yoani

È in atto una campagna mediatica contro lo spazio Twitter di Yoani per tentare di dimostrare che le oltre 214.000 persone che la seguono sul popolare social network, sarebbero frutto di denaro e tecnologia.


Il regime continua la sua crociata contro Yoani Sánchez con il solo scopo di gettare discredito sulla famosa blogger. Salim Lamrani - uno specialista della materia - torna a colpire ancora come longa manus governativa e pubblica un articolo sul giornale messicano La Jornada, sul tema Yoani Sánchez e Twitter. Questo articolo ha dato origine a una campagna mediatica sul popolare social network, animata dalle brigate di risposta cibernetica di regime, sotto l’etichetta #YoaniFraude.

Non è la prima volta che il nostro Lamrani tenta di diffamare la blogger, ma ormai sono poche le persone intelligenti disposte a credere ai cani da guardia del sistema castrista, pseudogiornalisti che inventano le peggiori favole e danno credito alle cose più assurde, a uso e consumo dei convinti assertori del regime. La campagna mossa contro Yoani pretenderebbe di dimostrare che le oltre 214.000 persone iscritte al suo spazio Twitter sono state ottenute investendo denaro e tecnologia.

Lamrani calcola che per la quantità di messaggi che Yoani manda ogni mese potrebbe spendere circa 400 CUC (CUC = peso convertibile, moneta turistica parificata al dollaro). Questo è il prezzo che il governo cubano fa pagare ai suoi cittadini per usare una tecnologia proibita, per motivi non certo ideologici ma economici. Yoani ha molte persone che la seguono e - quando serve - ci sono sostenitori disposti a ricaricarle il telefono mobile . Inoltre la blogger lavora come giornalista per numerosi media sparsi per il mondo (La Stampa, Internazionale, El Pais...) e ha pubblicato alcuni libri dai quali riceve regolari royalties. I castristi non sono avvezzi alla modernità, alle associazioni di liberi cittadini, alla simpatia che nasce da una condivisione di idee e alle conseguenze economiche di un lavoro retribuito. Preferiscono parlare come sempre di un complotto della CIA. Finisce sempre così, quando non sanno cosa dire e non riescono a spiegare una situazione, mettono di mezzo la CIA e l’Impero.

Tra gli argomenti sorprendenti che usano i castristi c’è il fatto che Yoani segue gli spazi Twitter di molte persone iscritte al suo sito. Come fa? Serve molto tempo di connessione..., dicono. Non è vero, perchè è possibile farlo gratis e in forma automatica usando semplici applicazioni che si trovano sul mercato. Non si deve pagare niente per attivare l’opzione che permette di ricevere gli aggiornamenti delle persone che ti seguono.

A Cuba si investe tempo e denaro per far muovere nelle reti sociali alcuni profili di personaggi chiave del regime, ma per il momento nessuno ha superato gli iscritti allo spazio Twitter di Yoani Sánchez. Fidel Castro conta 190.000 persone, ma l’autrice di Generación Y può guardarlo dall’alto in basso. Raúl Castro, conta solo 10.400 fan e la figlia Mariela appena 6.000. Yoani Sánchez riunisce più persone che seguono i suoi post di Fidel, Raúl e Mariela Castro messi insieme.

Il regime sta cercando di screditare il consenso e l’interesse che si registra intorno alla figura di Yoani con manovre propagandistiche come questo assalto cibernetico denominato #YoaniFraude che può convincere solo i castristi più convinti.

Gordiano Lupi
www,infol.it/lupi

Nassau, una città magica

di Yoani Sanchez
da www.lastampa.it/generaciony

Immagine presa da www.iabcrew.com


Sale la scaletta dell'aereo. Nel bagaglio a mano porta gli occhiali, un pezzo di sandwich che non ha potuto finire di mangiare e il passaporto che la consacra cittadina spagnola. Ma non è ancora tempo di esibirlo. Fino a quando non avrà lasciato il territorio cubano potrà mostrare soltanto l'altro, azzurro, con lo scudo e una palma solitaria dove sta scritto che nacque all'Avana. Ha già oltrepassato il controllo doganale, si è liberata con successo del funzionario addetto alla verifica del suo permesso di uscita e ha pagato - a denti stretti - l'esosa imposta aeroportuale. Mentre gli altoparlanti annunciano la partenza del suo volo diretto alle Bahamas lei sa di essere sul punto di esperimentare una trasformazione. Non ascolta neppure quando la hostess porge il benvenuto a bordo, né vede il segnale luminoso che avverte di indossare la cintura di sicurezza. La sua mente è concentrata nello spogliarsi da una cittadinanza per assumerne un'altra, nello scrollarsi di dosso il vincolo dell'insularità per sentirsi parte del mondo.

Come lei, molti altri compatrioti prendono un volo diretti a Nassau intenzionati a usare in quel posto la nazionalità spagnola. Escono da Cuba mostrando un documento nazionale e atterrano nell'isola di Nueva Providencia esibendo l'altra identità come cittadini della comunità europea. La trasformazione avviene in volo, nei chilometri che separano le Antille dalle Bahamas, in quella fascia azzurra che divide i due arcipelaghi. Questo comportamento permetterà loro di entrare nel territorio degli Stati Uniti senza aver bisogno di un visto ed eviterà occhiate sospettose nei vari uffici di controllo che incontreranno. L'aeroporto internazionale di Lynden Pindling è il luogo della metamorfosi, il posto dove far valere una doppia nazionalità che nel loro paese non viene riconosciuta.

E dopo arriva il momento del ritorno. Di tornare a esperimentare tale mutazione, ma al contrario. L'aereo atterra nel terminal cinque della nostra capitale, i familiari cercano con gli occhi la persona da poco arrivata. Un ufficiale della dogana la tempesta di domande, mentre la fanno passare in una stanza dove le controlleranno minuziosamente il bagaglio. In fondo al bagaglio a mano riposa il suo passaporto peninsulare, quel libretto di colore rossiccio che conserva quando un giorno o l'altro deciderà di tornare a Nassau. Un'isola magica, dove, a differenza dello specchio di Alice, il mondo non si presenta al contrario ma diritto.


Traduzione di Gordiano Lupi

sabato 10 marzo 2012

Il Cinema di Cabrera Infante


Da sinistra a destra: il cineasta Fernando Trueba; la vedova dello scrittore cubano Guillermo Cabrera Infante, Miriam Gómez, e l'editore Toni Muné durante la presentazione avvenuta il 9 marzio a Madrid de "El cronista de cine" - Il cronista del cinema -, primo volume delle opere complete di Cabrera Infante. 
Il blog La Cineteca di Caino è dedicato al grande scrittore cubano, che quando scriveva critiche di cinema e sceneggiature si firmava G. Cain. Non potevo evitare di ricordare l'evento.
Presto in Italia usciranno molti libri inediti di Cabrera Infante, editi da SUR di MINIMUM FAX.
Il prinmo sarà La ninfa incostante, che sto traducendo. 

Gordiano Lupi

venerdì 9 marzo 2012

Con clitoride e con diritti

di Yoani Sanchez
da www.lastampa.it/generaciony



A volte con buone intenzioni - altre meno - qualcuno cerca di mettere a tacere le mie lamentele sul machismo nel mio paese dicendomi: “Le cubane non se la passano così male… stanno peggio le donne che vivono in alcune nazioni africane dove vengono sottomesse alla infibulazione”. L’argomento è un vero e proprio colpo basso, mi fa provare un dolore inguinale, mi collega al grido di un’adolescente indifesa, mutilata e consegnata a questo supplizio dalla sua stessa famiglia. Ma i diritti delle donne non devono ridursi soltanto a poter mantenere l’integrità fisica e a difendere la capacità biologica di provare piacere. Il clitoride non è la sola cosa che possiamo perdere, perché sono molte le possibilità sociali, economiche e politiche che ci vengono sottratte.
Siccome vivo in un paese dove i percorsi di protesta civica sono stati eliminati e demonizzati, in questo blog tento di realizzare un elenco di soprusi che a Cuba ancora colpiscono le donne:
- Non ci permettono di fondare nostre organizzazioni femminili, per associarci e sentirci rappresentate. Gruppi che non siano poli di trasmissione del governo verso i cittadini, come capita tristemente con la Federazione delle Donne Cubane.
- Quando si parla di donne nelle organizzazioni politiche, si percepisce chiaramente che non hanno un potere decisionale reale ma che sono state messe in certi posti solo per rispettare quote e assegnazioni legate al sesso.
- L’icona della FMC (Federazione delle Donne Cubane) - la sola organizzazione di questo tipo consentita dalla legge - esibisce una figura con un fucile in spalla, alludendo chiaramente alla madre come soldato, alla femmina come parte di un conflitto bellico deciso nelle stanze del potere.
- L’assenza nella stampa nazionale di notizie sulla violenza domestica non elimina la sua presenza reale. Passare sotto silenzio non serve a fermare il colpo dell’aggressore. Nelle pagine dei nostri periodici dovrebbero raccontare anche i maltrattamenti, altrimenti non capiremo mai che esiste un serio problema di aggressioni silenziose tra le pareti di tante case.
- Dove va una sposa quando viene picchiata dal marito? Perché non esistono posti dove ricevere aiuto e non vengono pubblicati sui mezzi di stampa gli indirizzi dei luoghi di sostegno per le donne maltrattate?
- In questa società è un lusso comprare pannolini usa e getta; quasi tutte le neo mamme devono impiegare buona parte del loro tempo nel lavare a mano la biancheria dei loro neonati. Ogni emancipazione necessita di un’infrastruttura materiale di libertà, altrimenti restano solo gli slogan e le parole d’ordine.
- L’alto prezzo di tutti quei prodotti che riguardano la maternità e la gravidanza è un altro elemento che influisce sulla bassa natalità. Un letto con materasso per un neonato costa l’equivalente di 90 dollari in un paese dove il salario medio non supera i 20 dollari.
- Il mantenimento che il padre deve passare ai figli dopo il divorzio - secondo quanto prevede la legge - in molti casi non supera l’equivalente di 3 dollari mensili, cosa che priva la donna di difese economiche per crescere i figli.
- Gli altissimi prezzi degli alimenti in rapporto al salario incatenano la donna cubana ai fornelli e la costringono a compiere piroette gastronomiche per mettere in tavola un pranzo. Sono le femmine - non il sistema politico-economico - a realizzare il miracolo quotidiano di far mangiare le famiglie cubane, in maniera più o meno decente.
- Dopo tanti slogan che parlano di emancipazione e di uguaglianza, noi donne cubane ci troviamo con un doppia giornata lavorativa e decine di fastidiosi compiti burocratici. Se usciamo per strada ci rendiamo conto degli effetti di questo surplus lavorativo: le donne che hanno più di quarant’anni sfoggiano quasi sempre espressioni amareggiate, non fanno piani per il futuro, non escono con le amiche per andare in un locale, non pianificano una fuga dalla famiglia e dalla noia.
- Quando una donna decide di criticare il governo subito le ricordano che porta la gonna, l’accusano di essere amorale, infedele al marito, manipolata da qualche mente maschile, le rivolgono epiteti come “prostituta”, “galletta”, “jinetera” (una sorta di escort per turisti, ndt) e altri insulti di taglio discriminatorio.
- Non è possibile tentare la liberazione di uno specifico gruppo sociale in una società paralizzata dalla mancanza di diritti. Essere donna nella Cuba di oggi, significa soffrire ancora di più certe mancanze.
In definitiva, vogliamo avere clitoride e diritti, provare piacere ed esprimere le nostre opinioni, associarci per le nostre gonne, ma specialmente per le nostre idee.

Traduzione di Gordiano Lupi

Un medico cubano in sciopero della fame


Dal Blog di Medicina Cubana - http://medicinacubana.blogspot.com/ - Il dottor Jiménez Vega, sospeso dalla pratica della medicina per aver protestato con le autorità governative in merito ai ridicoli stipendi pagati al personale sanitario, si è dichiarato in sciopero della fame.

I medici cubani che fanno capo al blog hanno emesso un comunicato nel quale confidano che sorga un forte movimento di opinione per consentire al dottor Jiménez di essere reintegrato al lavoro, dopo 6 anni di sospensione senza stipendio. Il dottor Jiménez ha scritto al Ministro della Salute Pubblica, Dr. Roberto Morales Ojeda, dove afferma: "Mi dichiaro in SCIOPERO DELLA FAME e andrò avanti sino alla morte se non saranno accolte le mie rivendicazioni". In sintesi, il medico chiede di essere reintegrato nel posto di lavoro, lui e il collega Rodolfo Martínez Vigoa, ma anche che sia consegnato al Dr. Alfredo Felipe Valdés, cittadino cubano esiliato a Málaga, Spagna, il suo titolo universitario legalmente conseguito.

"Mi dichiaro in sciopero della fame, in pieno uso delle mie facoltà mentali, in buono stato di salute, senza alcuna patologia che potrebbe causare la mia morte nei prossimi tre o quattro mesi. Per cui dichiaro responsabile il Ministro della salute Pubblica, il Partito Comunista di Cuba e il Governo Cubano della mia eventuale morte e delle conseguenze negative che deriveranno dallo sciopero. Sono pienamente cosciente del passo che sto compiendo e della gravità del mio gesto. Porterò avanti lo sciopero della fame nel Parque Martí di Guanajay, davanti al Policlínico Comunitario, che è stato il mio ultimo posto di lavoro. Me ne andrò da quel luogo solo se verrò arrestato dalla polizia o dalla Sicurezza di Stato. Informerò la stampa e chiunque voglia sapere tramite Ciudadano Cero (http://ciudadanocerocuba.wordpress.com/), Twitter e il mio telefono mobile 5358200251", ha concluso.

Gordiano Lupi

Yoani prigioniera dei Castro


La blogger cubana Yoani Sánchez si è lamentata ancora una volta di sentirsi prigioniera nel suo paese, perché non ha ottenuto il permesso di recarsi in Spagna, dove era stata invitata a una riunione di giornalisti digitali. "Fisicamente trattenuta nella mia Isola, psichicamente libera nel cyberspazio", ha scritto Yoani su Twitter. La blogger ha spiegato che mercoledì 8 marzo avrebbe dovuto partecipare alla conferenza Nethinking 2012, sull'Isola di San Simón in Galizia, ma non è stato possibile perché è "una prigioniera insulare". L'incontro vede ospiti molti esperti in comunicazione e reti sociali. L'autrice del noto blog Generacion Y (in Italia pubblicato da La Stampa - www.lastampa.it/generaciony) era una delle invitate, ma sono quattro anni che il governo di Raul Castro le nega la carta bianca e il relativo permesso di uscita.

Gordiano lupi