martedì 27 marzo 2012

Il Papa, Cuba, Radio Popolare e i castristi italiani

La vignetta - senza parole ma esplicativa - è di Omar Santana


Questa mattina mi sono prestato al gioco di Radio Popolare Milano che mi ha concesso due minuti per raccontare le difficoltà cubane e la mancanza di libertà della gente comune, mentre Maurizio Chierici de Il Fatto Quotidiano ha pontificato a lungo su una Cuba cambiata, piena di investitori, di giovani che costruiscono discoteche di quattro piani, estraggono petrolio dal mare e vivono un futuro migliore. Non solo. Secondo Chierici - e Radio Popolare che gli dava fiato - a Cuba ci sarebbe anche libertà di stampa, perchè su Espacio Laical (periodico cattolico difficilmente reperibile, se non su Internet che non è alla portata dei cubani) scriverebbero voci critiche del regime e addirittura intellettuali di Miami. Nessuno ha detto che a Cuba, dal 1959, c'è solo un giornale (Granma) e solo una televisione (Cubavision), nelle mani del Partito Comunista. La mia tristezza è solo quella di essermi prestato a un gioco sporco, orchestrato da chi non vuol far conoscere i veri problemi di Cuba, ma occultarli, dando credito ai cambiamenti cosmetici di Raul Castro.

La verità è ben altra. Ieri sera, durante la cerimonia di benvenuto per l'arrivo del papa a Cuba, abbiamo assistito a uno squallido discorso politico da parte del Presidente cubano, che si è aggrappato al passato, citando istruzione e sanità, internazionalismo ed ecologia, persino brani tratti dai discorsi di Fidel, per attaccare gli USA e l'embargo, responsabili di tutti i mali cubani. Raul ha parlato di indignati occidentali e di un sistema capitalistico ingiusto, ma non ha fatto alcuni riferimento ai suoi indignati (Damas de Blanco, dissidenti, blogger alternativi, cattolici come Oswaldo Payà) e ai problemi del sistema comunista. Il Papa, d'altro canto, ha detto che "Cuba guarda al futuro", ha parlato di libertà, riconciliazione, giustizia, di una società nuova da costruire tutti insieme. Papa Bendetto XVI, al confronto di Raul Castro, sembrava un giovane rivoluzionario che conversava con una cariatide.

Altro dato di fatto. Per la visita del Papa a Cuba molti giornalisti scomodi non sono stati accreditati, tra questi il corrispondente de El Pais (reo di ospitare articoli di Yoani Sanchez), Canale 41 e quasi tutti i media della Florida. Maurizio Chierici parla di riconciliazione nazionale. Se questi sono i presupposti la vedo dura. Non solo. La visita del Papa ha coinciso con arresti, retate, operativi di polizia in grande stile, tutto per impedire la partecipazione di personaggi non graditi alle messe di Benedetto XVI. Cuba è il regno dell'ipocrisia, ma il problema è che noi europei troppo spesso ci prestiamo al gioco della dittatura e propagandiamo le loro menzogne. Il ruolo della Chiesa è importante per il futuro di Cuba, ma la speranza è che non diventi la stampella del regime, in cambio di pochi vantaggi materiali. Se la scelta di non incontrare i dissidenti oggi può portare a ottenere vantaggi in senso democratico domani, allora può andare bene. Se l'obiettivo della Chiesa è solo materiale, come apertura di scuole cattoliche e seminari nell'isola caraibica, allora il viaggio del Papa per il popolo cubano è stato davvero inutile.

Gordiano Lupi

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