giovedì 8 marzo 2012

Padre Conrado parla della visita del Papa a Cuba

“Io dico quel che penso. Non sono un ipocrita, anche se questo atteggiamento può causarmi problemi e persecuzioni”.


Il più critico dei sacerdoti cattolici cubani, José Conrado Rodríguez, ha difeso in un’intervista diffusa ieri (mercoledì 7 marzo) il diritto di una parte dell’opposizione interna a criticare la visita di Papa Benedetto XVI a Cuba, anche se ritiene che la presenza del Santo Padre porterà speranze e sollievo per il popolo cubano.

“Ogni persona ha il diritto di avere la propria opinione”, ha detto Conrado a El Nuevo Herald. “Non mi infastidisce, come cattolico e membro della Chiesa, che alcune persone ritengano inopportuna la visita del Papa. Sono comunque convinto che la visita di Benedetto XVI sarà un evento positivo e potrà fare del bene al nostro paese”.

Vediamo i fatti prima di questa presa di posizione. 750 oppositori cubani hanno inviato una lettera al Papa per dire che la sua venuta a Cuba servirà a legittimare il governo di Raúl Castro, ma non migliorerà la situazione in tema di libertà individuali. Inoltre, Guillermo Fariñas, Premio Sacharov del Parlamento Europeo 2010, ha chiesto al Papa di prendersi a cuore la problematica cubana per difendere un popolo oppresso.

La visita papale avrà luogo dal 26 al 28 marzo, in occasione delle commemorazioni per i 400 anni dalla scoperta dell’immagine della Vergine della Carità del Cobre, patrona di Cuba, nelle acque della Bahía de Nipe.

Conrado, 60 anni, non ha mai esitato nel denunciare gli attacchi contro la dissidenza e il clima di violenza imperante. A febbraio 2009, ha inviato una lettera aperta a Raúl Castro per reclamare cambiamenti che ponessero fine alla grave situazione dell’isola. A settembre 1994, aveva fatto lo stesso con Fidel Castro per chiedere spazi di dibattito e la celebrazione di un referendum.

Conrado ritiene che il popolo cubano stia vivendo un periodo di crisi e frustrazione, caratterizzato da incertezze e mancanza di speranza verso il futuro. Si mostra scettico in merito all’importanza delle riforme economiche decise da Raúl Castro.

“Credo che siano misure modeste, puri interventi cosmetici. Cuba ha bisogno di cambiamenti profondi di natura legislativa e costituzionale. Non vengono riconosciuti diritti civili, non ci sono spazi di libero dibattito, non abbiamo libertà individuali. Solo un vero cambiamento potrebbe indurre i cubani a lavorare per il bene comune”, ha detto Conrado, parroco della Chiesa di Santa Teresina del Bambin Gesù, a Santiago de Cuba, la seconda città dell’isola.

Conrado sostiene che la Chiesa ha raddoppiato i suoi sforzi per cercare di migliorare le condizioni di vita dei più bisognosi, dando vita a programmi educativi e opere di carità, un tempo proibiti.

“Quando i problemi non si risolvono possono incancrenirsi come ferite infette che minacciano la vita del paziente. A Cuba soltanto il dialogo e il rispetto delle diversità potranno produrre un vero cambiamento”, ha detto Conrado. “Bisogna ascoltare la voce del popolo e rispondere con un atteggiamento di riconciliazione che passi per il rispetto dei diritti umani e per il riconoscimento delle libertà individuali”, ha concluso.

Conrado tra breve sarà trasferito a El Cristo, una parrocchia più piccola, ubicata a 15 chilometri dalla città. La sua nuova missione è stata approvata nel 2011 dall’arcivescovo di Santiago de Cuba, monsignor Dionisio García Ibáñez. Nel frattempo, Conrado continua a celebrare le messe domenicali e a realizzare la sua missione pastorale spesso sotto sorveglianza delle autorità.

“Durante le nostre celebrazioni ci sono sempre persone che vengono per ascoltare quel che diciamo per poi andare a riferirlo”, ha detto. “Io dico quel che penso. Non sono un ipocrita, anche se questo atteggiamento può causarmi problemi e persecuzioni”.

Gordiano Lupi

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