mercoledì 17 dicembre 2014

Cuba e Usa si stringono la mano



Hanno scelto il giorno di San Lazzaro per lo scambio dei prigionieri: Alan Gross contro tre spie (o eroi) cubane. Hanno scelto un giorno importante per i cubani per annunciare al mondo, a reti unificate, che i rapporti tra Cuba e Stati Uniti cambieranno, andranno verso una normalizzazione. Yoani Sánchez si è affrettata a dire: “È una vittoria del castrismo, ma c’è di buono che Alan Gross è uscito vivo di galera”. Ha poi aggiunto: “Finisce un’era. Adesso speriamo che diventi protagonista la società civile”. C’è di buono che Yoani Sánchez viene ascoltata sempre meno, almeno a queste latitudini, ché il suo ruolo in questa storia ancora non mi è chiaro. Pedina del governo cubano per favorire questa mossa? Personaggio costruito dagli Stati Uniti per creare le condizioni di un avvicinamento? Figura costruita da entrambi per arrivare a compiere questo passo? Non lo so e non m’importa più di tanto saperlo. Invece, molto importante è stato il ruolo della Chiesa Cattolica che si impegna da anni in questa operazione di avvicinamento tra due nazioni storicamente nemiche. E l’assenza di Fidel ha fatto il resto, ché Raúl ha cambiato molto Cuba - tutto sommato in meglio - e ha compiuto passi storici che il fratello non avrebbe mai osato fare. Infine Obama, chiaro, ché un Presidente repubblicano avrebbe reso tutto più difficile. Per quel che riguarda i cubani solo notizie positive. Prossima fine di embargo e sanzioni, apertura di un'ambasciata USA all'Avana, Cuba fuori dal novero dei paesi canaglia, prospettive di viaggi e commerci tra due mondi separati da un braccio di mare ma per anni così distanti. Finiranno le vacche da mungere per troppi finti dissidenti. Soltanto per loro arrivano le cattive notizie…


Gordiano Lupi 

martedì 16 dicembre 2014

Napoli Circonvallazione Nord

Alessandro Angeli
Napoli Circonvallazione Nord
Italic Pequod – Euro 15 – Pag. 110


 
Alessandro Angeli (1972) non è un esordiente. Ce ne rendiamo conto dopo poche pagine, dalla ricerca linguistica, dallo stile, dalle ambientazioni degradate e dai caratteri dei personaggi, immersi nel sottomondo napoletano, governato da malavita e piccoli boss di quartiere. Angeli è un romano che vive in Maremma, nella - per me -vicina Grosseto, patria di Bianciardi, uno dei più grandi scrittori del Novecento. Pubblica dal 2008, romanzi e racconti: Maginot, La lingua dei fossi, Ragazzo fiume, I ragni in testa, Mare di vetro, Storia d’amore e d’anarchia di Antonio Gamberi, Transmission, vita morte e visioni di Ian Curtis, Joy Division. Meriterebbe un editore medio grande, perché la sua scrittura matura andrebbe valorizzata, se ancora esistessero gli editori - talent scout (ma tanto ci sono i talent televisivi, no?), anche se i suoi ultimi lavori sono usciti per Stampa Alternativa del mitico Marcello Baraghini, grande editore da un punto di vista morale, senza essere un editore grande.
Il romanzo è ambientato a Napoli, nei quartieri marginali della città, secondo la lezione di Roberto Saviano, ma forse ancor più delle fiction televisive come L’oro di Scampia e i serial Gomorra e Romanzo criminale. Non crediamo di bestemmiare dicendo che Angeli ci appassiona molto di più del rinomato Saviano, abile polemista ma incapace di scrivere narrativa con un briciolo di poesia. Angeli no, nelle sue frasi scarne e nei dialoghi serrati abbonda di un cupo lirismo fatto di inquietudini, di bambini che giocano a pallone sotto gli occhi di giovani spacciatori, di adulti che passano il tempo nei bar di periferia, di donne disponibili a incontri sessuali a pagamento. Il protagonista della storia è Nunzio, un ragazzo di Secondigliano, che ci racconta pagina dopo pagina il vuoto della sua esistenza fatta di consuetudini, di un niente assoluto, permeata dal desiderio di fuga. Napoli Circonvallazione Nord è a tutti gli effetti un noir, una storia criminale, che narra le vicissitudini di spacciatori e ladri di quartiere, di rapinatori braccati dalla polizia, costretti a vivere un’esistenza che non vorrebbero. Nunzio sa che non può abbandonare Napoli, perché quel mondo degradato e insopportabile, quel panorama di tristezze quotidiane, è la sua vita. Napoli e i panni stesi alle finestre. Napoli e le case popolari. Napoli e il senso d’abbandono. Napoli e la noia, l’abulia del quotidiano. Napoli e i sogni infranti. Napoli e le suggestioni liriche che Angeli infonde nel lettore. Un romanzo da leggere.

Almanacco del Foglio Letterario

da Piombino Oggi di DICEMBRE 2014 - Si celebrano i primi 15 anni del FOGLIO LETTERARIO con una prestigiosa antologia - almanacco, elaborata da Andrea Borla e Fabio Izzo.

domenica 14 dicembre 2014

La casa degli anonimi


Giovanni Agnoloni – La casa degli anonimi(Galaad Edizioni, 2014)

Giovedì 18 dicembre, anteprima nazionale de La casa degli anonimi, nuovo romanzo di Giovanni Agnoloni, edito da Galaad Edizioni e sequel dell'opera d'esordio dell'autore, Sentieri di notte (pubblicata anche in lingua spagnola). Preceduto dallo spin-off Partita di anime (marzo 2014), La casa degli anonimi è il terzo atto della serie “della fine di internet”, che ipotizza, in un futuro ormai prossimo, il crollo della Rete e l'impossibilità di un ritorno al prima.
Temi forti di questo nuovo libro di Agnoloni, l'alterazione degli stati emotivi provocata dalla dipendenza dai social network; la tecnologia wireless come veicolo di una possibile nuova dittatura del pensiero; le incredibili variazioni climatiche del pianeta; il sogno e il viaggio come strumenti di esplorazione di verità emotive e spirituali; il mistero dell'unico passo evangelico in cui Gesù scrive.
 La casa degli anonimi sarà presentato giovedì 18 dicembre alle ore 18,00 a Firenze, presso la Libreria-caffè letterario “La Cité” (in Borgo San Frediano 20 rosso), con l'intervento dello scrittore Vieri Tommasi Candidi, che condurrà l'incontro, e la partecipazione dello storico dell'arte Corrado Marsan.

Sinossi de La casa degli anonimi
2027. Sono passati quasi due anni dal crollo di Internet in Europa. I sabotaggi degli Anonimi – un gruppo di oppositori del Sistema, nato dopo il settembre 2025 – hanno provocato il collasso della Rete anche in Nord America e Nord Africa. Sullo sfondo di questo scenario globale si stagliano, come percorsi luminosi in una visione satellitare, le vicende di personaggi apparentemente estranei l’uno all’altro. Sorvolando in aereo i cieli olandesi, Kasper Van der Maart cerca invano di raggiungere l’Italia; in un surreale inseguimento notturno per le vie di Firenze, Emanuela e Aurelio incrociano i loro destini; dall’altra parte del mondo, attraverso le strade del Nord America, Tarek dovrà recuperare i ricordi di un passato sommerso; mentre, in Marocco, Ahmed lotta con i propri fantasmi per varcare il confine che lo separa dalla verità. Una visione parallela interseca misteriosamente le traiettorie di tutti loro: una casa, abitata da tre figure enigmatiche in cerca di risposte. La casa degli anonimi aggiunge così un altro capitolo al ciclo della “fine di Internet” inaugurato da Sentieri di notte.
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Giovanni Agnoloni (Firenze, 1976) ha pubblicato i romanzi Partita di anime (2014) e Sentieri di notte (2012; tradotto in spagnolo nel 2014), e i saggi Tolkien e Bach. Dalla Terra di Mezzo all’energia dei fiori (2011), Nuova letteratura fantasy (2010) e Letteratura del fantastico. I giardini di Lorien (2004). Curatore e co-autore di Tolkien. La Luce e l’Ombra (2011) e co-traduttore (con Marino Magliani) di Bolaño selvaggio (2012), ha tradotto opere di Jorge Mario Bergoglio, Amir Valle, Peter Straub, Tania Carver e Noble Smith. Scrive sui blog lapoesiaelospirito.wordpress.com e postpopuli.it. Il suo blog personale è giovanniag.wordpress.com


Giovanni Agnoloni, La casa degli anonimi

(Galaad Edizioni, 2014, pagine 276, euro 13; ISBN: 9788898722204) 

Presentazione Calcio e acciaio a Scandicci

giovedì 11 dicembre 2014

Guerre corporative


Simone Giusti (Pisa, 1977) è un regista - sceneggiatore e in questo libro dimostra tutta la sua capacità di confrontarsi con storie di ampio respiro, di gestire personaggi e trame complesse, di saper imbastire sottotrame credibili. Abbiamo conosciuto Giusti come autore di romanzi brevi e come regista della serie Evoc, un horror grottesco a puntate (siamo arrivati alla terza) pensato per il web, nel quale tre amici devono vedersela con una paradossale invasione aliena. Il problema è che gli extraterrestri assumono le forme di donne bellissime e sensuali che - tra l’altro - circuiscono il più sfigato del gruppo, un vero e proprio nerd deriso sin dai tempi della scuola. Black Figa è un altro racconto a metà strada tra il fantastico e il thriller, sempre ricco di comicità grottesca, che fa intuire interessanti doti narrative.
Guerre corporative è il suo lavoro più compiuto, un thriller cyberpunk pieno zeppo di ritmo e di suspense, ricco di eventi che si succedono a ritmo forsennato. Ci troviamo in un mondo del futuro dominato dalle multinazionali (ma è poi così lontano da noi?) ed è in gioco il destino della razza umana. Protagonisti principali: un’affascinante hacker maltese, un rozzo contrabbandiere e un freeman dandy con l’antigelo nelle vene. Ambientazione: il mondo intero, perché le guerre corporative - un vero e proprio intrigo internazionale - conducono i protagonisti a vagare persino nello spazio, oltre la Terra e in ogni luogo conosciuto. Molti dialoghi e una narrazione intensa, che non concede respiro al lettore, un thriller dal ritmo incalzante che è una via di mezzo tra il genere spionistico alla 007 e il romanzo d’azione stile cyberpunk. Un genere indefinibile, perché è commistione di generi, ma parlare di fantascienza che va a braccetto con il thriller non è un errore. Guerre corporative rispecchia anche l’amore dell’autore per i giochi di ruolo, perché molte soluzioni narrative rimandano a certe esperienze ludiche vissute in prima persona. Un romanzo adatto per il cinema, ma per realizzarlo servirebbero miliardi e un regista come George Lucas.
 
Simone Giusti
Guerre corporative
Il Foglio Letterario – Pag. 235 – Euro 15


www.ilfoglioletterario.it
Distribuzione Nazionale PDE
Distribuzione TOSCANA: Libroco

martedì 25 novembre 2014

La prima dinastia comunista


 
Credo di aver letto quasi tutta la produzione saggistica di Domenico Vecchioni, sempre di alto livello, sia quando parla di spie internazionali che di sanguinari dittatori. Negli ultimi tempi noto un incremento qualitativo e quantitativo della sua opera come divulgatore storico che ha intrapreso al termine della carriera diplomatica. Lavori come Raul Castro, Pol Pot, Ana Belén Montes e adesso questa saga dei tre Kim sono dei veri capisaldi della letteratura biografica, indispensabili per lo studioso e per il semplice curioso del mondo circostante. La prima dinastia comunista della storia racconta il pericolo reale per il mondo rappresentato dalla Repubblica Popolare e Democratica di Corea, un comunismo singolare che non ha niente di marxista-leninista, se non la facciata, un po' come accade a Cuba, un sistema paradossale che è diventato una monarchia dai contorni teocratici. La famiglia Kim guida la Corea del Nord da circa settant'anni, dal Grande Leader (Kim I), al Caro Leader (Kim II) per finire con il Grande Successore (Kim III), accomunati dalla volontà di difendere un potere assoluto che rende paranoici, colpevoli di aver trasformato in triste realtà il romanzo di Orwell: 1984. La dinastia Kim ha riscrive la storia, parla di difesa contro la sempre possibile invasione statunitense, alleva i figli nell'odio contro gli yankee, spende ogni risorsa in arsenali militari e nucleari, senza badare ai bisogni alimentari delle persone. Un simile regime fa marciare il popolo al passo d'oca, lo fa piangere a comando e sorridere per obbligo, non si vergogna di far morire di fame i poveri, ordina fucilazioni di massa per i dissidenti e dispone di giganteschi campi di concentramento dove rinchiude gli antisociali. Un simile regime è una potenza nucleare e un brivido di paura percorre le membra del lettore quando pensa che il folle Kim III potrebbe - soltanto per un capriccio - ordinare un'esplosione atomica. Noi che conosciamo abbastanza da vicino la dittatura cubana - la famiglia Castro governa dal 1959, i Kim dal 1945 - possiamo dire che i due regimi non sono neppure paragonabili. Tanto per fare un esempio, se a Pyongyang venisse fuori una blogger come Yoani Sánchez non solo non sarebbe libera di girare per il mondo criticando il suo governo, ma sarebbe stata da tempo internata in un campo di concentramento o - peggio - fucilata. Il governo coreano pratica l'eugenetica, nel senso che stermina tutta la famiglia del presunto dissidente, una volta accertato (con torture e metodi disumani) il tradimento, che consiste anche in un modesto scostamento dalla dottrina della famiglia Kim. Domenico Vecchioni scrive un ottimo testo, molto utile per che vuole avere una rapida panoramica di uno dei regimi più feroci dell'epoca contemporanea. Si legge come un romanzo, ma non come un romanzo di Veronesi, come un romanzo scritto bene.
 
Domenico Vecchioni
La prima dinastia comunista della storia
La saga dei tre Kim
Grego&Greco Editori - Pag. 190 - Euro 12

 
Gordiano Lupi

giovedì 13 novembre 2014

15 anni del Foglio Letterario

Il dio osceno



Giovanni Schiavone è nato nel 1983 e ha dedicato quindici anni della sua vita (1998 - 2013) alla stesura de Il dio osceno, unico romanzo pubblicato nella sua breve carriera. Dobbiamo dire che si vedono tutti. Grande cura formale riservata al linguaggio, trama ben strutturata, personaggi complessi, che vivono e respirano, uomini e donne, non fumetti monodimensionali, creature capaci di affascinare e coinvolgere. Sarebbe riduttivo confinare Il dio osceno negli angusti scenari della narrativa di genere, anche se l’autore utilizza tutti gli schemi del fantasy e del fantastico per rendere accattivante il messaggio filosofico. Il dio osceno è letteratura, nel senso più ampio del termine, non mera narrativa d’intrattenimento, quindi è sconsigliato ai consumatori di Volo, Camilleri, Faletti, Veronesi, Nesi, Nove, Nori… l’elenco sarebbe lunghissimo, quasi interminabile. In breve la trama. Siamo nel 2027, il protagonista - il giornalista Jean Blaise - vive a Gebal, una città stato immaginaria, dove è il capo della stampa mondiale. Un giorno incontra lo scienziato Giona Quetzal, che proviene dal bellicoso pianeta Marte, colonia terrestre, e gli rivela una terribile notizia. I potenti dei due pianeti vogliono sterminare l’umanità diffondendo un virus orribile: il male oscuro, che comincia a mietere vittime partendo da Torino. Non tutto è così semplice e lineare come sembra, il finale imprevedibile fa capire al lettore che qualcosa di molto più grande e oscuro minaccia le popolazioni terrestri. Una sorta di rivelazione divina cambierà la vita di Jean Blaise e lo spingerà a prendere decisioni senza ritorno.

Il dio osceno è commistione di generi, ma soprattutto è romanzo filosofico - morale sul senso della vita e sul ruolo dell’uomo all’interno del complesso gioco del divenire. Parti oniriche si alternano a pura azione, descrizioni fantastiche lasciano il posto a un crudo realismo, pensieri di taglio evangelico, persino spirituale, si danno il cambio con dialoghi filosofici. Un solo appunto: sarebbe stato meglio spostare la narrazione più avanti nel tempo, perché il 2027 è ormai alle porte, e certi cambiamenti profetizzati dall’autore sembrano molto improbabili. Sottigliezze, comunque, perché quel che resta al termine della lettura è la sensazione di non aver perduto il proprio tempo, come spesso accade con tanta narrativa italiana contemporanea. Bravo Schiavone e bene la Pequod, piccolo editore che non delude.
 

Giovanni Schiavone
Il dio osceno
Italic - Pequod, 2013
Pag. 180 - Euro 16,00

martedì 11 novembre 2014

Nidi di rondine


Simone Pazzaglia - Nidi di rondine
Historica - Pag. 70 - Euro 8,00
www.historicaedizioni.com

Conosco Simone Pazzaglia sin dai tempi del primo romanzo - Un paese di poveri pazzi e cani -, apologo felliniano sulla vita di provincia, una sorta di Amarcord in salsa toscana. Ho apprezzato anche il successivo racconto sulla crisi di coppia, l’ironico ma meno intenso Amanita, lavoro che conferma indubbie capacità di scrittura. Nidi di rondine è un racconto lungo, insolito intermezzo nella produzione di un autore che è già all’opera per sfornare il terzo romanzo, una storia complessa di famiglie della provincia toscana a cavallo tra due guerre. La dedica a un Amico fragile di deandreiana memoria, evaporato in una nuvola rossa in una delle molte feritoie della notte, fa capire che ci troviamo di fronte a una storia pericolosa - per citare Emil Cioran - una di quelle degne di essere raccontate, perché l’autore scava nelle ferite della vita e scandaglia i meandri del tempo perduto. Ancora una volta lo scenario di Pazzaglia è la provincia, quell’angolo di Maremma dove vive, tanto caro a Bianciardi, periferia di Kansas City, un luogo indefinibile che potrebbe essere Gavorrano, Montepescali, Sticciano, Paganico, Seggiano… Non ha importanza definire topograficamente il paese, conta l’atmosfera pesante da Berlinguer ti voglio bene, quei luoghi che Benigni e Bertolucci hanno saputo dipingere con pennellate di degradante squallore componendo un affresco verista. “Un paese con una chiesa, un campetto di calcio, e gente che ogni tanto urla dalle finestre… un paese lento e moribondo che anno dopo anno perde un pezzo di carne come un lebbroso”, ma anche una madre che “cucina roba senza amore e con poco sale”, “un padre di poche parole lanciate come frecce da evitare” e alcuni amici che si danno appuntamento in un fantastico campo di calcio al limitare del bosco, “torsi nudi e pantaloncini corti”. Una storia che nasce in pineta, in un giorno d’estate, un’ingiustizia che si consuma dopo una partita di calcio, gerarchie di ragazzini che impongono la loro volontà su altri più deboli e poi una vecchia signora che paga per veder distruggere nidi di rondine a colpi di fionda. Passano gli anni e non accade niente di straordinario, a parte la vita che scorre, il tempo che si perde, i ricordi che restano ricordi. Capita che ci si ritrova in un bar, davanti a una birra, per accorgersi che la vita si è presa il gusto di vendicare torti e ingiustizie. Non aggiungo altro. Il racconto merita di essere letto e apprezzato, centellinato pagina dopo pagina, assaporato, magari riletto per andare alla ricerca dei sapori intensi della vita di provincia. Nelle botti piccole ci sta il vino buono. Nei cataloghi dei piccoli editori tanti piccoli gioielli. Oggi ne abbiamo scoperto uno.








lunedì 10 novembre 2014

Calcio e acciaio editoria di qualità


Calcio e acciaio ha vinto al Festival della Microeditoria di Chiari il PREMIO Editoria di qualità per la narrativa. 

martedì 4 novembre 2014

Oscure Regioni


Luigi Musolino
Oscure Regioni
racconti dell’orrore (volume 1)

Oscure Regioni è la nuova uscita della collana Memorie dal Futuro, edita da Wild Boar e curata dall’associazione RiLL Riflessi di Luce Lunare.
Memorie dal Futuro è una collana di antologie personali, e l’autore cui è dedicato ogni volume è scelto fra quelli che più si sono distinti nei concorsi letterari banditi da RiLL (in particolare: nell’ambito del Trofeo RiLL per il miglior racconto fantastico, uno dei maggiori premi italiani rivolti all’immaginario fantastico, e a cui partecipano oltre 200 racconti all’anno).

Oscure Regioni presenta ai lettori i racconti dell’orrore di Luigi Musolino: trentadue anni, piemontese, editor e traduttore per molte case editrici che si occupano di letteratura fantastica e horror.
Oscure Regioni segna un cambiamento per la stessa collana cui appartiene: diversamente dai volumi che l’hanno preceduto, nasce infatti come progetto editoriale articolato su due libri. E questo per l’originale filo rosso che lega le storie: racconti dell’orrore, basati sulle leggende del folclore italiano. Per ogni regione c’è un mito popolare, e un racconto, componendo così un viaggio nel lato oscuro di quello che, erroneamente o per marketing turistico, è spesso e volentieri chiamato “il paese del sole e del mare”.

Con i suoi racconti Luigi Musolino tratteggia invece un’Italia che è terra di streghe, creature mostruose, caverne e boschi oscuri, cascine abbandonate, e in cui lo “scivolo nell’Abisso” (per citare uno dei testi nell’antologia) è sorprendentemente semplice: basta un piccolo (magari inavvertito, o casuale) passo per ritrovarsi oltre il velo quotidiano e tranquillizzante della normalità.

Come spiega lo stesso autore, nell’intervista che chiude il libro:
“L’Abisso è il Grande Imprevisto nella vita di tutti i giorni, sempre pronto a spalancarci e inghiottirci, è l’Inaspettato a cui pensiamo di rado, ma che è dietro l’angolo, pronto a ghermirci. Nelle mie storie è spesso rappresentato da una creatura o un evento soprannaturale, che in fondo non sono altro che lo specchio delle cose che più ci terrorizzano: la solitudine, la malattia, il distacco, la perdita.”

Il primo volume di Oscure Regioni propone dieci racconti, ambientati in altrettante regioni italiane, soprattutto (ma non solo) del centro-sud e nelle isole.
L’ambientazione è vicina, familiare, e non solo da un punto di vista geografico: tutte le storie si svolgono ai giorni nostri, o al massimo negli anni ’70. Proprio questo rende l’orrore dei racconti ancora più inquietante, ed è davvero immediato ritrovarsi nei personaggi, uomini comuni dei giorni nostri.

Oscure Regioni (volume 1) raccoglie i racconti di Luigi Musolino, che meritano l’attenzione di tutti gli amanti di fantastico ed horror, come anche degli appassionati di miti popolari e del vasto patrimonio culturale del folclore regionale italiano.
Il libro è disponibile da novembre 2014.

Per maggiori informazioni o per ricevere copia omaggio stampa del volume:
Vi preghiamo di segnalarci eventuali recensioni, scrivendo all’indirizzo sopra indicato.



Oscure Regioni
racconti dell’orrore (volume 1)
158 pagine, formato 15x21 cm; euro 10

Wild Boar Edizioni
casella postale 114, 16043 Chiavari (Genova)
RiLL - Riflessi di Luce Lunare
via Roberto Alessandri 10, 00151 Roma
www.riflessidilucelunare.it
info@rill.it

giovedì 30 ottobre 2014

Garrincha & Santana

Garrincha e la psicosi da Ebola. Fox News lancia strali sul pubblico.

 
Omar Santana e la possibile fine dell'embargo contro Cuba. I primi a essere preoccupati sono proprio loro: i fratelli Castro.

Raul: - Tu vedrai che con questa campagna... finiranno per toglierci l'embargo.

Fidel: - Allora dobbiamo rinforzare il bloqueo.

Per i non cubani: bloqueo è un sinonimo di embargo, sta per blocco economico.

lunedì 27 ottobre 2014

Wendy Guerra e i suoi libri inediti a Cuba


Wendy Guerra - una vera scrittrice cubana - sogna che un giorno i suoi libri siano pubblicati in patria, anche i più pericolosi, persino Todos se van (2006, uscito in Italia con il titolo Tutti se ne vanno) e i romanzi che affrontano i problemi della vita quotidiana. L'autrice di Nunca fui primera dama (2008), inedito in Italia, ha detto nel corso della Fiera Internazionale del Libro di Santiago: "La situazione attuale a Cuba significa che la mia società non è preparata a leggere le mie opere". Infatti, in patria, è stato pubblicato soltanto Posar desnuda en La Habana. Diario apócrifo de Anaís Nin, romanzo storico - erotico su un viaggio caraibico della scrittrice statunitense negli anni Venti.
Wendy Guerra ha aggiunto che nel suo paese "si leggono clandestinamente molte opere di scrittori non graditi al governo", non solo i suoi romanzi, accade anche con "Pedro Juan Gutiérrez, Leonardo Padura, Reinaldo Arenas, Guillermo Cabrera Infante". Wendy Guerra è stata premiata in Spagna e in Francia per il libro Todos se van, che in Italia è passato sotto silenzio, come spesso accade con la vera letteratura. Da noi siamo vaccinati contro i libri importanti, non li amiamo, preferiamo il Fabio Volo di turno o l'autobiografia di Paolino Ruffini. Credo di essere stato uno dei pochi a recensire il romanzo, ma non è servito a molto. Wendy Guerra è nata a Cuba nel 1970, ha lavorato in televisione, fino a quando non è stata allontanata per motivi politici. "Soffro il silenzio delle parole e delle cose proibite. Amo narrare la nostra vita con un minimo di fiction. Nei confronti del mio paese sono come una donna adultera. La mia letteratura è vicina ai nostri corpi e alle nostre menti, è una letteratura umana", ha detto.
Tutto questo contrasta non poco con la totale libertà di movimento e di pubblicazione (anche se soltanto via Internet) concessa a Yoani Sanchez, che non è una scrittrice ma una blogtrotter. In ogni caso, vale la pena di aggiungere che molti di questi scrittori cubani non allineati pubblicano all'estero soltanto se ben remunerati, forse perché intravedono nella loro posizione una rendita da far fruttare. Personalmente ho tradotto per passione l'ultimo libro di poesie di Pedro Juan Gutierrez, ma quando gli ho fatto una proposta economica per pubblicarle in Italia, lo scrittore ha rifiutato sdegnato. Non solo: mi ha intimato - tramite la sua agente - di non pubblicare niente di suo in italiano. Forse non conosce il detto: la poesia non dà da mangiare. Forse crede che la libertà di espressione si guadagni rimpinguando il conto in banca. Siamo alle solite: se questi sono il nuovo che avanza, preferiamo il vecchio che arranca.

venerdì 24 ottobre 2014

Yoani e il monumento alla memory card


 
Yoani Sánchez forse teme di scomparire dalla ribalta internazionale e allora - tra un viaggio e l'altro - dispensa perle di saggezza, visto che scrivere non è proprio la sua passione, caso unico al mondo di scrittrice che non ha mai scritto niente. Yoani ama bromear, come dicono i cubani, ama scherzare. Fa bene, lei da ricca borghese può farlo, mentre i veri cubani, persone che lei non conosce neppure da lontano, soffrono nell'indigenza e sognano la fuga. Lei no, la blogtrotter sogna di viaggiare, adesso le capita spesso, ma non ha capito che vagare da uno Stato all'altro per tornarsene tranquilla a Cuba le fa perdere credibilità. Contenta lei. Forse non le importa, probabilmente le va bene così: ha i suoi premi, il suo giornalino, i suoi viaggi all'estero, il cellulare sempre carico, il portafoglio gonfio. Che altro desiderare? Vive in un paradiso come Cuba (per chi possiede valuta convertibile l'isola caraibica è un paradiso) senza far niente dalla mattina alla sera, a parte scribacchiare qualche post in un blog e fare viaggetti in direzione aeroporto.
Oggi leggo la sua ultima trovata: "La Rivoluzione sta creando una rivoluzione underground a Cuba", ha detto. Figurati se a Cuba sta nascendo una rivoluzione underground, questa l'ha sentita dal grillo parlante di Pinocchio, forse. Yoani non si limita ai sogni, fantastica pure su un futuro monumento alla libertà e dice che dovrebbe avrebbe la forma di una gigantesca memory card. Una piccola invenzione tecnologica che aiuterà il popolo cubano a liberarsi del tiranno. Certo, perché tutti useranno le memorie esterne e le chiavette usb per leggere le perle di saggezza di Yoani, le sue frasi storiche da dopo cena, e dopo si riverseranno nelle piazze a fare la rivoluzione. Svegliati Yoani, ché se Fidel Castro ha perso da tempo il collegamento con le masse, tu in compenso non ce l'hai mai avuto. Patetica imitazione di Ghandi al femminile, denaro e successo ti hanno dato alla testa. Non fai paura a nessuno - lo vedi come ti lasciano libera di svolazzare? - e ti ascoltano soltanto a Miami...

mercoledì 8 ottobre 2014

Perché il governo cubano non chiude 14 y medio?


Yoani Sánchez denuncia le minacce che la Sicurezza di Stato avrebbe fatto contro lo scrittore Juan Carlos Fernández, accusato di collaborare attivamente a una pubblicazione illegale. In questa storia sono molte le cose che non ci convincono. 14 y medio, il periodico fondato da Yoani Sánchez, è di sicuro illegale secondo la legislazione cubana vigente, oltre tutto pare che riceva finanziamenti nordamericani, che la blogtrotter nega, ma ormai sappiamo che delle sue parole non ci si può fidare. La Sánchez dice che i conti del periodico sono pubblicati on line e che i finanziamenti sono tutti leciti. E' storia vecchia che ogni dissidente cubano riceva aiuti dagli Stati Uniti, in forma chiara od occulta, camuffandoli da premi e borse di studio, magari, ma sempre di aiuti esterni si tratta. Noi siamo per la libertà di stampa a Cuba, per una libertà vera, non per la possibilità di parlare limitata a Granma e a 14 y medio. Noi siamo per la libertà di parola e di stampa diffusa. Troppo comodo avere un giornale di Stato e un nemico da combattere, una stampa (digitale, tra l'altro, che a Cuba nessuno legge) illegale da stigmatizzare. Noi vogliamo che la legge sulla stampa a Cuba venga radicalmente cambiata. A parte questo, non comprendiamo perché - visto che 14 y medio è a tutti gli effetti stampa illegale - venga tollerato dal governo cubano. Non lo chiudono per paura di reazioni internazionali o perché è comodo avere un nemico da combattere? Inutile che Yoani Sánchez reciti la commedia della vittima e dica che il suo giornale non ha personalità giuridica. Di fatto 14 y medio esiste - anche se viene letto solo dai cubani della diaspora - e nessuno fa niente per chiuderlo. Perché? 

Una stupenda miss cubana


La bellezza cubana conquista la Tailandia. Daryanne Lees ha vinto il Primo Premio al Concorso Miss Grand International 2014, sbaragliando la concorrenza di 85 ragazze provenienti da diversi continenti. Nel 2013 aveva vinto una portoricana: Janelee Marcus Chaparro, che ha premiato la collega cubana. "La corona della bellezza mondiale è ancora una volta caraibica!", ha scritto Joel Rodríguez Torres nella pagina Facebook del concorso. Daryanne Lees, 27 anni, 1 metro e 71 di altezza, studentessa di economia, impiegata all'Hotel Hilton, è una bellezza fuori dal comune: sorriso suadente, sguardo dolce, fisico slanciato. Sogna di suonare il piano, ama ballare, è dotata di senso dell'umorismo, crede che la cosa più importante sia la pace nel mondo. "Rappresento con orgoglio Cuba, una terra che mi ha cresciuto con un grande senso della cultura e delle tradizioni, un luogo dove i suoi abitanti vanno avanti con impegno, nonostante le difficoltà. Noi vinciamo le avversità quotidiane grazie alla cultura, sia danza, poesia o musica", ha detto la Miss cubana. Le altre finaliste provenivano da Colombia, Etiopia Canada e Australia.  La cambogiana Tim Sreyneat è stata eletta Miss Voto Popolare, la giapponese Mieko Takeuchi, invece, Miss Reti Sociali, l'indonesiana Margenie Winarti è stata nominata Miss Abito da Sera e la vietnamita Cao Linh Miss Abito Tradizionale. 

 

martedì 7 ottobre 2014

Francesco


Francesco è un romanzo breve, uscito soltanto in e-book, che si legge con rapidità e trasporto, anche se è dotato di struttura risulta ermetica e racconta una storia si presta a molteplici interpretazioni. Romanzo breve e non racconto lungo, anche se stiamo parlando di una narrazione di 40 cartelle, perché la struttura a capitoli e le diverse sottotrame fanno propendere per tale classificazione. Francesco è una storia d’amore, per meglio dire di disamore, perché racconta la fine di un rapporto, in un’atmosfera sognante e decadente, tra suggestive descrizioni di paesaggi e coinvolgenti stati d’animo che si fondono con il racconto. Hector, il protagonista sogna di ritrovare Francesco, un grande amico del passato, identificandolo nelle sembianze di una donna che compare improvvisamente, proprio mentre Irene, la sua compagna, lo sta tradendo con un collega di lavoro. Il lettore si trova di fronte a un dubbio inquietante: Francesco è soltanto un sogno, oppure è fantastica realtà della nuova vita di Hector? Francesco è un fantasma prodotto dalle ceneri della solitudine, una presenza ectoplasmatica, una finzione della mente che nasconde il corpo di una donna? Forse un po’ di tutto questo. Forse Francesco è soltanto un modo per mascherare solitudine e depressione del protagonista che sta vivendo un tragico abbandono. La vita cambia, un poco ogni giorno, anche quando non ce ne accorgiamo; i sentimenti si modificano, le situazioni non rimangono immutabili. E nel cambiamento della vita di Hector c’è posto ancora una volta per una amico - amante di nome Francesco, ma soprattutto per tanta solitudine. Consigliato, anche per chi non ama leggere gli e-book, perché lo stile è talmente scorrevole e piano che si arriva in fondo in poco meno di un’ora.
Enrico Miglino - Francesco
Ediciones Baleares
Gordiano Lupi

Garrincha Comics

Dose settimanale dell'umorismo di Garrincha.



La vignetta su Cina e Hong Kong non ha bisogno di traduzione.

 
CRESCE LA COMUNITA' MUSULMANA A CUBA

 

- Guarda che minigonna mi sono fatta con quel pezzo di stoffa che mi hai regalato, Alif!

- Era un velo, Exilda!


MUSULMANI E STATO ISLAMICO


- Che dice questo?

- E' uno studioso dell'Islam. Dice che se andiamo avanti così, otterremo il ripudio del mondo musulmano.

- Oh, che paura! Ah! Ah! Ah!

lunedì 29 settembre 2014

Vignette da Cuba

OBAMA NOBEL PER LA PACE

Garrincha se la prende con Obama, Nobel per la Pace (con poco merito).
- Obama è un mollaccione! Negozia con questo, parla con quest'altro, condanna un altro ancora... A che serve tanta diplomazia, ragazzo! Bombe! Bombe! Bombe!
- Ma smettila... Obama ha finito per bombardare più paesi di Bush...
- Ma guarda questo! Non serve neppure il Nobel per la Pace!



PROFUMI A CUBA

Le idiozie che piacciono tanto ai nostri giornalisti

Omar Santana e Garrincha si divertono con il pasticciaccio del lancio dei nuovi profumi a Cuba, notizia che ha entusiasmato la nostra stampa nazionale, sempre a caccia di cose divertenti e curiose da dire, ché i problemi veri non interessano, servono personaggi-copertina tipo la blogtrotter, oppure idiozie da dare in pasto alla gente. Stando a quel che dice il governo cubano, le due nuove linee di profumi (Hugo - dedicata a Chavez - ed Ernesto - dedicata al Che) sarebbero un'idea balorda di alcuni dirigenti, che saranno presto rimossi e sanzionati. E allora noi ridiamoci sopra con la vignetta di Santana, che vede Raul Castro venditore dei due profumi in un negozio dove spicca il cartello: "Non abbiamo carta igienica!". La vignetta è datata, ché i profumi adesso hanno fatto la fine della carta igienica...
Garrincha è ancora più caustico. Ha saputo che i profumi verranno ritirati dal mercato, quindi immortala Chavez e Guevara con affermazioni impossibili.
Che: - E così restiamo senza profumi?
Chavez: - A te almeno resta l'affare delle camicette. Io non ho fatto in tempo a lanciare quello degli uccellini...
Come farà Repubblica? Il noto quotidiano italiano aveva addirittura scomodato un corrispondente per realizzare un video a Cuba sull'importantissima notizia. A quando un video sui problemi reali della gente di Cuba, compagni di Repubblica? Conosciamo la vostra risposta. Non avete bisogno di video, la realtà non appassiona nessuno. Meglio farsi raccontare le cose che non vanno da una turista della democrazia, meglio ascoltare la blogtrotter, quando parte per riscuotere qualche premio e tiene conferenze strapagate nelle università nordamericane (Gordiano Lupi)




venerdì 19 settembre 2014

LA MORTE DEL GATTO E LA RIVOLUZIONE


La muerte del gato, è un film di Lilo Vilaplana che sta facendo discutere molto negli ambienti intellettuali avaneri. Sembra un film pericoloso - se ci passate il termine - perché le persone vicine al governo lo definiscono tremendo e i più pavidi lo guardano di nascosto, negando in pubblico di aver assistito alla proiezione. Il film dura soltanto 15 minuti, ma sono minuti intensi, critici nei confronti dei problemi cubani e del governo, che seguono la linea dei corti di Nicanor, prodotti e diretti da uno scrittore coraggioso come Eduardo del Llano. La muerte del gato segue la tradizione del cinema cubano, fonde tragedia e umorismo, ma la novità è un attacco diretto a Fidel Castro, criticato in maniera esplicita dai personaggi in una sequenza memorabile. Una foto del Comandante simboleggia le cose fatte male, senza criterio, come già in passato era accaduto in vecchie pellicole e programmi televisivi. Se si vuole, anche in Memorias del subdesarrollo di Tomás Gutiérrez Alea - un classico del cinema cubano - il protagonista (Sergio) criticava la necessità che ci siano uomini forti alla guida dei popoli proprio mentre sullo sfondo compariva un manifesto con la foto di Fidel. Niente di nuovo sotto il sole, quindi? Si conferma l'idea - da molti sostenuta - che Cuba è una dittatura blanda, che lascia gli intellettuali abbastanza liberi di esprimere le loro idee.  Non è facile esprimere un'opinione, come sempre accade con Cuba, perché se facciamo un'analisi accurata degli episodi del passato incontriamo esempi di repressione (Padilla e il suo Fuori dal gioco) e di libertà (molto cinema, ma anche letteratura). La muerte del gato vede l'interpretazione di quattro importanti attori cubani: Alberto Pujol, Bárbaro MarínCoralia Veloz e Jorge Perugorría, chiamati a raccontare la tragedia di tre amici che vivono in un quartiere popolare avanero e decidono di vendicarsi di una vecchia comunista delatrice, responsabile di aver fatto finire in galera un amico. La vecchia spiona, Delfina, serve a criticare i Comités de Defensa de la Revolución, un'organizzazione creata per controllare la società cubana dal basso, facendo forza sui cittadini più propensi a seguire una doppia morale. Il gatto nero è un'allegoria chiara dei danni compiuti dalla Rivoluzione e su quanto sia stata negativa. Per questo motivo, i protagonisti desiderano ucciderlo e vogliono far mangiare a Delfina i suoi resti purificati dal fuoco. La spiona rivoluzionaria - in definitiva - deve cibarsi della stessa Rivoluzione e morire con lei. Il film è ambientato nel 1989, l'ultimo anno di vita dell'Unione Sovietica, in pratica l'inizio del periodo speciale, una crisi economica molto dura per Cuba. La storia è scritta a quattro mani da Lilo Vilaplana e Alberto Pujol, presenta alcuni errori di ambientazione e una messa in scena imprecisa, ma è importante perché rappresenta un attacco diretto al castrismo e al comunismo. In passato abbiamo visto film che affrontavano i problemi di Cuba in maniera critica, ma questo sembra più coraggioso - pur nella sua brevità - perché esplicito nell'indicare i colpevoli di una situazione deficitaria. Ricordiamo film come Lisanka (crisi dei missili del 1963), La vida en rosa (si parlava di libertà), e i recenti Conducta, Casa vieja Habanastation (critica del realismo socialista). Vent'anni fa Alicia en el pueblo de Maravilla fece scandalo, ma oggi La muerte del gato pare ancora più sconvolgente. Sono cambiati i tempi? Certo, se una pellicola come quella di Lilo Vilaplana può passare di mano in mano ed essere vista liberamente, qualcosa a Cuba sta accadendo...

Gordiano Lupi