mercoledì 25 dicembre 2024

Natale con Il Foglio Letterario

Buon Natale con un capitolo da un romanzo che amo - Natale di provincia - https://www.quinewsvaldicornia.it/piombino-natale-di-provincia-calcio-e-acciaio.htm

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Luca (2021)
di Enrico Casarosa


Enrico Casarosa (1971) è un italiano nativo di Genova naturalizzato americano che ci rappresenta bene all’estero, dopo i geniali (e di successo)
L’era glaciale, Cars, Ratatouille, Up, Cars 2 e Gli incredibili 2, dirige il riuscitissimo Luca per Disney - Pixar, una sorta di omaggio alla sua terra natale. Soggetto originale del regista, la sceneggiatura viene affidata a Jesse Andrews e Mike Jones; basato su una storia di due giovani mostri marini (Luca Paguro e Alberto Scorfano) che scappano dalle profondità abissali, assumono sembianze umane, vivono in un paesino della riviera ligure, partecipano a una gara ciclistica, fanno amicizia, s’innamorano, quindi vengono odiati e combattuti, infine accettati dalla popolazione locale. Il film è ispirato all’infanzia del regista, l’epoca formativa anche di noi spettatori, nel suo caso vissuta in riviera, vicino alla natia Genova. Casarosa celebra l’amicizia, parla di diversità e di accettazione, fa dire alla nonna di Luca una frase emblematica come: “Ci sarà sempre qualcuno che non lo accetterà, ma lui ha dimostrato di saper scegliere con chi stare”. Il mostro marino deriva da antiche leggende italiane, una vera e propria mitologia, in questo caso è metafora di ogni diversità, persino dell’adolescenza, periodo in cui ti senti irrisolto e fatichi ad accettarti completamente. Il film è realizzato benissimo, grandi effetti speciali, colorazione limpida, molte citazioni cinematografiche (La strada, Vacanze romane …), colonna sonora straordinaria di Dan Romer che unisce pezzi italiani classici con motivi originali. Tra le tante canzoni italiane: Viva la papa col pomodoro, Un bacio a mezzanotte, Il gatto e la volpe, Andavo a cento all’ora, Tintarella di luna, Fatti mandare dalla mamma … Ambientazione italiana perfetta, protagonista assoluta la Vespa Piaggio, con alcune sequenze che riprendono la storica Lambretta, in una Liguria fine anni Cinquanta, primi anni Sessanta, riprodotta con sognante atmosfera. Personaggi azzeccati, sia i due amici che la ragazzina umana incontrata a Portorosso, come il padre Massimo;  convincente l’antagonista Ercole, il bullo del paese. Non poteva mancare la ricerca da parte dei genitori apprensivi che diventano umani quando il figlio scappa per rendersi conto che è cresciuto e che devono lasciarlo andare, libero di fare esperienze ed errori. Simbolica, dopo la rivelazione dell’identità da parte di Luca e Alberto, la sequenza dove due attempate signore fanno capire che anche loro sono mostri marini. Non appena qualcuno riesce a fare outing, in un modo o nell’altro, altri prendono coraggio e seguono identica strada. Il film non è mai uscito al cinema, ma direttamente sulla piattaforma Disney. Un piccolo gioiello di animazione che fa compiere un tuffo nel passato a base di pura nostalgia, non tanto per la Vespa, quanto per le spensierate vacanze anni Sessanta. Non perdetelo!

Regia: Enrico Casarosa. Soggetto: Enrico Casarosa, Jesse Andrews, Simon Stephenson. Sceneggiatura: Jesse Andrews, Mike Jones. Fotografia: David Juan Bianchi, Kim White. Montaggio: Catherinne Apple, Jason Hudak. Effetti Speciali: David Ryu. Musiche: Dan Romer. Scenografia: Daniela Strijleva. Art Director: Paul Abadilla, Don Shank. Character design: Deanna Marsigliese, Jason Deamer, Daniel Holland, Maria Yi. Animatore: Michael Venturini. Produttore: Andrea Warren. Produttori Esecutivi: Pete Docter, Peter Sohn, Kiri Hart. Case di Produzione: Walt Disney Pictures, Pixar Animation Studios. Distribuzione (Italia): Walt Disney Studios Motion Pictures. , Lingua Originale: Inglese, Italiano. Paese di Produzione: Stati Uniti d’America, 2021. Durata. 95’. Genere: Animazione.

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Il cielo senza altoforno, un cortometraggio de Il Foglio Letterario Edizioni

 

Testo di Gordiano Lupi; montaggio di Stefano Simone; voce narrante Giovanni Casalino; foto di Riccardo Marchionni; musica di Claudio Jonta e Federico Botti (Entra piano).

 

Durata: 3' e 18''. Genere: Documentario lirico.

 

E' gradita la diffusione del breve filmato, prodotto in proprio, zero budget.

 

Link Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=JiJxr9wNcPI

 

(liberamente riproducibile)

 

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 ELEGIA PER UN ALTOFORNO

 

 

Il cielo senza altoforno

 

Segnati questa data, ragazzo, ché la ricorderai.

Data di nostalgia, data di sogni, data di antichi mondi.

15 maggio 2024, le tre della sera, finisce un’era

e io non voglio vederlo il gigante di ferro cadere

a terra, incurante di tutta la sua storia, mostro stremato,

dieci anni che osserva il presente, conserva il passato,

cade un simbolo, si spegne il futuro, resta la base inerme,

resta un cielo senza altoforno, tanto azzurro senza lavoro,

una lacrima che riga il volto mentre osservi il mare.

 

 

La resistenza dell’altoforno

 

Terra indomita, ragazzo, terra di dolore,

un operaio si piega ma non muore,

gemono le giunture tra i ricordi,

solo rumore, fuliggine che crepita,

gigante inclinato, destino del mostro

è resistenza, ché il cielo ha dominato

impavido e insolente, privo di timore.

Verrà il tempo del dolore, ragazzo

immemore di tutto quel passato,

forse già oggi, 16 maggio 2024,

sarà il giorno della ferita al cuore.

 

 

La caduta dell’altoforno

La lunga direttrice di ciminiere che va da Borgata Cotone a Tor del Sale interrotta dalla caduta d’un gigante ruggine e lacrime. Finalmente a terra, stremato, dopo un giorno di dolore, con tanti operai al capezzale. Una nave in porto che attende, mentre la Tolla vigila da lontano su mare e industrie, in mezzo ai ripetitori, sopra lo stadio antico. Aspettare assorti da via Guido Rossa, al Cotone, il cigolare e lo schianto, l’immensa ferraglia che semina polvere e pianto. Piccole nuvole di fumo, sogni infranti, caduta in due tempi, un giorno per colpire al cuore, l’altro per morire. Penso che questo vecchio altoforno ha segnato la mia vita e troppi ritorni, che è finito in due romanzi e in tanti racconti, mentre le pale eoliche accarezzano il vento. Il quartiere che fu degli operai, tra container del porto e tetti di vecchie case ingrigite dallo spolverino, ne celebra con indifferenza il funerale. Tra non molto resterà solo il ricordo, lamiera sbriciolata accanto a una base mozzata, mentre fotografi improvvisati tenteranno di fermare il tempo. Gabbiani tra nuvole gonfie di scirocco cantano il dolore di un’assenza, mentre pini marittimi e rovi, abeti del parco silenzioso e arbusti di sambuco sono il corteo funebre d’un antico monumento. Finisce un’era, termina un mondo, il cielo senza altoforno non è più lo stesso cielo, un piccolo drappello di operai senza stella cometa pensa che il domani è tutto da inventare, mentre il passato è perduto per sempre.