martedì 12 ottobre 2010

La mia Avana

È cambiata tanto la mia Avana negli ultimi anni e adesso che non posso rivederla, come un piccolissimo Cabrera Infante, immagino che lo sia ancor di più. Ricordo la mia Avana percorsa da biciclette cinesi e mulatte ancheggianti, da autobus affollati nelle ore di punta, da uomini e donne dagli odori penetranti che camminano sotto il sole bruciante. Ricordo la mia Avana senza tempo scandire ore di pomeriggi sonnolenti mentre si lascia sfiancare dal calore tropicale. Ricordo la mia Avana dimenticata dalla storia, percorsa da tristi mendicanti e da bambini che giocano a baseball agli angoli di strada, da jineteras d’alto bordo e ragazzine in cerca d’avventure, da maricones sfrontati e turisti arroganti. Ricordo la mia Avana che non c’è più, se non nella memoria, nei giorni d’un passato che non ritorna, distrutta da un capitalismo selvaggio che conquista strade e pensieri. All’Avana squillano telefonini, proprio come da noi, fioriscono internet point, girano auto straniere di grossa cilindrata, aprono grandi magazzini in valuta pregiata dove chi possiede chavitos può comprare di tutto. Povera la mia Avana deturpata dal presente, piena di gente che sorride per nascondere pensieri, dove vaga il fantasma di Humberto Solás, Fernando Pérez gira film stupendi e gli scrittori finiscono suicidi se non ritornano. Povera la mia Avana che Cabrera Infante ha descritto per tutta la vita senza poterla rivedere, pensando a una città perduta nella nebbia di Londra. La mia Avana è cambiata, ma sarebbe meglio dire che siamo cambiati insieme, anch’io non conservo lo stupore del primo incontro, invecchio nel ricordo senza distinguere il confine tra realtà e sogno. Consola la monotonia dei miei giorni una piccola Miriam Gómez che sostiene con forza la nostalgia, ogni tanto fa shopping pure se non percorre le strade di Londra, vorrebbe coinvolgermi ma resisto, refrattario come Cabrera Infante a vetrine e negozi che offrono prodotti a prezzi scontati. Non posso essere fedele a un ideale perduto, ma resto fedele a una città perduta. Non so fare di meglio.

Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi

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