Il mio intervento sulla riconciliazione USA - Cuba
lunedì 22 dicembre 2014
mercoledì 17 dicembre 2014
Cuba e Usa si stringono la mano
Hanno scelto il giorno di San Lazzaro per lo scambio
dei prigionieri: Alan Gross contro tre spie (o eroi) cubane. Hanno scelto un
giorno importante per i cubani per annunciare al mondo, a reti unificate, che i
rapporti tra Cuba e Stati Uniti cambieranno, andranno verso una
normalizzazione. Yoani Sánchez si è affrettata a dire: “È una vittoria del
castrismo, ma c’è di buono che Alan Gross è uscito vivo di galera”. Ha poi
aggiunto: “Finisce un’era. Adesso speriamo che diventi protagonista la società
civile”. C’è di buono che Yoani Sánchez viene ascoltata sempre meno, almeno a
queste latitudini, ché il suo ruolo in questa storia ancora non mi è chiaro.
Pedina del governo cubano per favorire questa mossa? Personaggio costruito dagli
Stati Uniti per creare le condizioni di un avvicinamento? Figura costruita da
entrambi per arrivare a compiere questo passo? Non lo so e non m’importa più di
tanto saperlo. Invece, molto importante è stato il ruolo della Chiesa Cattolica
che si impegna da anni in questa operazione di avvicinamento tra due nazioni
storicamente nemiche. E l’assenza di Fidel ha fatto il resto, ché Raúl ha
cambiato molto Cuba - tutto sommato in meglio - e ha compiuto passi storici che
il fratello non avrebbe mai osato fare. Infine Obama, chiaro, ché un Presidente
repubblicano avrebbe reso tutto più difficile. Per quel che riguarda i cubani
solo notizie positive. Prossima fine di embargo e sanzioni, apertura di un'ambasciata USA all'Avana, Cuba fuori dal
novero dei paesi canaglia,
prospettive di viaggi e commerci tra due mondi separati da un braccio di mare
ma per anni così distanti. Finiranno le vacche da mungere per troppi finti
dissidenti. Soltanto per loro arrivano le cattive notizie…
Gordiano Lupi
martedì 16 dicembre 2014
Napoli Circonvallazione Nord
Alessandro
Angeli
Napoli Circonvallazione Nord
Italic Pequod – Euro 15 – Pag. 110
Napoli Circonvallazione Nord
Italic Pequod – Euro 15 – Pag. 110
Alessandro Angeli (1972)
non è un esordiente. Ce ne rendiamo conto dopo poche pagine, dalla ricerca linguistica,
dallo stile, dalle ambientazioni degradate e dai caratteri dei personaggi,
immersi nel sottomondo napoletano, governato da malavita e piccoli boss di
quartiere. Angeli è un romano che vive in Maremma, nella - per me -vicina
Grosseto, patria di Bianciardi, uno dei più grandi scrittori del Novecento.
Pubblica dal 2008, romanzi e racconti: Maginot,
La lingua dei fossi, Ragazzo fiume, I ragni in testa, Mare di
vetro, Storia d’amore e d’anarchia di Antonio Gamberi,
Transmission, vita morte e visioni di Ian
Curtis, Joy Division. Meriterebbe un editore medio grande, perché la sua
scrittura matura andrebbe valorizzata, se ancora esistessero gli editori - talent
scout (ma tanto ci sono i talent televisivi, no?), anche se i suoi ultimi
lavori sono usciti per Stampa Alternativa del mitico Marcello Baraghini, grande editore da un punto di vista
morale, senza essere un editore grande.
Il romanzo è ambientato
a Napoli, nei quartieri marginali della città, secondo la lezione di Roberto
Saviano, ma forse ancor più delle fiction
televisive come L’oro di Scampia e i
serial Gomorra e Romanzo criminale. Non crediamo di bestemmiare dicendo che Angeli
ci appassiona molto di più del rinomato Saviano, abile polemista ma incapace di
scrivere narrativa con un briciolo di poesia. Angeli no, nelle sue frasi scarne
e nei dialoghi serrati abbonda di un cupo lirismo fatto di inquietudini, di
bambini che giocano a pallone sotto gli occhi di giovani spacciatori, di adulti
che passano il tempo nei bar di periferia, di donne disponibili a incontri
sessuali a pagamento. Il protagonista della storia è Nunzio, un ragazzo di
Secondigliano, che ci racconta pagina dopo pagina il vuoto della sua esistenza
fatta di consuetudini, di un niente assoluto, permeata dal desiderio di fuga. Napoli Circonvallazione Nord è a tutti
gli effetti un noir, una storia criminale, che narra le vicissitudini di
spacciatori e ladri di quartiere, di rapinatori braccati dalla polizia,
costretti a vivere un’esistenza che non vorrebbero. Nunzio sa che non può
abbandonare Napoli, perché quel mondo degradato e insopportabile, quel panorama
di tristezze quotidiane, è la sua vita. Napoli e i panni stesi alle finestre.
Napoli e le case popolari. Napoli e il senso d’abbandono. Napoli e la noia, l’abulia
del quotidiano. Napoli e i sogni infranti. Napoli e le suggestioni liriche che Angeli
infonde nel lettore. Un romanzo da leggere.
Almanacco del Foglio Letterario
da Piombino Oggi di DICEMBRE 2014 - Si celebrano i primi 15 anni del FOGLIO LETTERARIO con una prestigiosa antologia - almanacco, elaborata da Andrea Borla e Fabio Izzo.
domenica 14 dicembre 2014
La casa degli anonimi
Giovanni
Agnoloni – La casa degli anonimi(Galaad
Edizioni, 2014)
Giovedì
18 dicembre, anteprima nazionale de La casa degli anonimi,
nuovo romanzo di Giovanni Agnoloni, edito da Galaad Edizioni
e sequel dell'opera d'esordio dell'autore, Sentieri di notte (pubblicata
anche in lingua spagnola). Preceduto dallo spin-off Partita di anime (marzo
2014), La casa degli anonimi è il terzo atto della serie “della fine di
internet”, che ipotizza, in un futuro ormai prossimo, il crollo della Rete
e l'impossibilità di un ritorno al prima.
Temi
forti di questo nuovo libro di Agnoloni, l'alterazione degli stati emotivi
provocata dalla dipendenza dai social network; la tecnologia wireless come
veicolo di una possibile nuova dittatura del pensiero; le incredibili
variazioni climatiche del pianeta; il sogno e il viaggio come strumenti di
esplorazione di verità emotive e spirituali; il mistero dell'unico passo
evangelico in cui Gesù scrive.
Sinossi de La casa degli
anonimi
2027. Sono passati quasi
due anni dal crollo di Internet in Europa. I sabotaggi degli Anonimi – un
gruppo di oppositori del Sistema, nato dopo il settembre 2025 – hanno provocato
il collasso della Rete anche in Nord America e Nord Africa. Sullo sfondo di
questo scenario globale si stagliano, come percorsi luminosi in una visione
satellitare, le vicende di personaggi apparentemente estranei l’uno all’altro.
Sorvolando in aereo i cieli olandesi, Kasper Van der Maart cerca invano di
raggiungere l’Italia; in un surreale inseguimento notturno per le vie di
Firenze, Emanuela e Aurelio incrociano i loro destini; dall’altra parte del
mondo, attraverso le strade del Nord America, Tarek dovrà recuperare i ricordi
di un passato sommerso; mentre, in Marocco, Ahmed lotta con i propri fantasmi
per varcare il confine che lo separa dalla verità. Una visione parallela
interseca misteriosamente le traiettorie di tutti loro: una casa, abitata da
tre figure enigmatiche in cerca di risposte. La casa degli anonimi aggiunge così un altro capitolo al ciclo
della “fine di Internet” inaugurato da Sentieri
di notte.
---
Giovanni
Agnoloni (Firenze, 1976) ha pubblicato i
romanzi Partita di anime (2014) e Sentieri di notte (2012;
tradotto in spagnolo nel 2014), e i saggi Tolkien e Bach. Dalla Terra
di Mezzo all’energia dei fiori (2011), Nuova
letteratura fantasy (2010) e Letteratura del fantastico. I giardini di
Lorien (2004). Curatore e co-autore di Tolkien. La Luce e l’Ombra (2011)
e co-traduttore (con Marino Magliani) di Bolaño selvaggio (2012), ha
tradotto opere di Jorge Mario Bergoglio, Amir Valle, Peter Straub, Tania Carver
e Noble Smith. Scrive sui blog lapoesiaelospirito.wordpress.com e
postpopuli.it. Il suo blog personale è giovanniag.wordpress.com
Giovanni
Agnoloni, La casa degli anonimi
(Galaad Edizioni, 2014, pagine 276, euro 13; ISBN:
9788898722204)
giovedì 11 dicembre 2014
Guerre corporative
Simone Giusti (Pisa,
1977) è un regista - sceneggiatore e in questo libro dimostra tutta la sua
capacità di confrontarsi con storie di ampio respiro, di gestire personaggi e
trame complesse, di saper imbastire sottotrame credibili. Abbiamo conosciuto
Giusti come autore di romanzi brevi e come regista della serie Evoc, un horror grottesco a puntate
(siamo arrivati alla terza) pensato per il web, nel quale tre amici devono
vedersela con una paradossale invasione aliena. Il problema è che gli
extraterrestri assumono le forme di donne bellissime e sensuali che - tra
l’altro - circuiscono il più sfigato del gruppo, un vero e proprio nerd deriso
sin dai tempi della scuola. Black Figa
è un altro racconto a metà strada tra il fantastico e il thriller, sempre ricco
di comicità grottesca, che fa intuire interessanti doti narrative.
Guerre
corporative è il suo lavoro più compiuto, un
thriller cyberpunk pieno zeppo di ritmo e di suspense, ricco di eventi che si succedono a ritmo forsennato. Ci
troviamo in un mondo del futuro dominato dalle multinazionali (ma è poi così
lontano da noi?) ed è in gioco il destino della razza umana. Protagonisti
principali: un’affascinante hacker maltese, un rozzo contrabbandiere e un freeman dandy con l’antigelo nelle vene.
Ambientazione: il mondo intero, perché le guerre corporative - un vero e
proprio intrigo internazionale - conducono i protagonisti a vagare persino
nello spazio, oltre la Terra e in ogni luogo conosciuto. Molti dialoghi e una
narrazione intensa, che non concede respiro al lettore, un thriller dal ritmo
incalzante che è una via di mezzo tra il genere spionistico alla 007 e il
romanzo d’azione stile cyberpunk. Un genere indefinibile, perché è commistione
di generi, ma parlare di fantascienza che va a braccetto con il thriller non è
un errore. Guerre corporative rispecchia
anche l’amore dell’autore per i giochi di ruolo, perché molte soluzioni
narrative rimandano a certe esperienze ludiche vissute in prima persona. Un
romanzo adatto per il cinema, ma per realizzarlo servirebbero miliardi e un
regista come George Lucas.
Simone Giusti
Guerre corporative
Il Foglio Letterario – Pag. 235 – Euro 15
www.ilfoglioletterario.it
Distribuzione Nazionale PDE
Distribuzione TOSCANA: Libroco
Guerre corporative
Il Foglio Letterario – Pag. 235 – Euro 15
www.ilfoglioletterario.it
Distribuzione Nazionale PDE
Distribuzione TOSCANA: Libroco
giovedì 27 novembre 2014
martedì 25 novembre 2014
La prima dinastia comunista
Credo di aver letto quasi tutta la
produzione saggistica di Domenico Vecchioni, sempre di alto livello,
sia quando parla di spie internazionali che di sanguinari
dittatori. Negli ultimi tempi noto un incremento qualitativo e
quantitativo della sua opera come divulgatore storico che ha
intrapreso al termine della carriera diplomatica. Lavori come
Raul Castro, Pol Pot, Ana Belén Montes e adesso questa saga
dei tre Kim sono dei veri capisaldi della letteratura
biografica, indispensabili per lo studioso e per il semplice curioso
del mondo circostante. La prima dinastia comunista della storia racconta
il pericolo reale per il mondo rappresentato dalla Repubblica Popolare e
Democratica di Corea, un comunismo singolare che non ha niente di
marxista-leninista, se non la facciata, un po' come accade a Cuba, un sistema
paradossale che è diventato una monarchia dai contorni teocratici. La famiglia
Kim guida la Corea del Nord da circa settant'anni, dal Grande Leader
(Kim I), al Caro Leader (Kim II) per finire con il Grande
Successore (Kim III), accomunati dalla volontà di difendere un potere
assoluto che rende paranoici, colpevoli di aver trasformato in triste
realtà il romanzo di Orwell: 1984. La dinastia Kim ha
riscrive la storia, parla di difesa contro la sempre possibile invasione
statunitense, alleva i figli nell'odio contro gli yankee, spende ogni
risorsa in arsenali militari e nucleari, senza badare ai bisogni alimentari
delle persone. Un simile regime fa marciare il popolo al passo d'oca, lo
fa piangere a comando e sorridere per obbligo, non si vergogna di far morire di
fame i poveri, ordina fucilazioni di massa per i dissidenti e dispone di
giganteschi campi di concentramento dove rinchiude gli antisociali. Un
simile regime è una potenza nucleare e un brivido di paura percorre le
membra del lettore quando pensa che il folle Kim III potrebbe -
soltanto per un capriccio - ordinare un'esplosione atomica. Noi che
conosciamo abbastanza da vicino la dittatura cubana - la famiglia Castro
governa dal 1959, i Kim dal 1945 - possiamo dire che i due regimi non sono
neppure paragonabili. Tanto per fare un esempio, se a Pyongyang venisse fuori
una blogger come Yoani Sánchez non solo non sarebbe libera di girare
per il mondo criticando il suo governo, ma sarebbe stata da tempo
internata in un campo di concentramento o - peggio - fucilata. Il governo
coreano pratica l'eugenetica, nel senso che stermina tutta la famiglia del
presunto dissidente, una volta accertato (con torture e metodi disumani) il tradimento,
che consiste anche in un modesto scostamento dalla dottrina della famiglia
Kim. Domenico Vecchioni scrive un ottimo testo, molto utile per che
vuole avere una rapida panoramica di uno dei regimi più feroci dell'epoca
contemporanea. Si legge come un romanzo, ma non come un romanzo di Veronesi,
come un romanzo scritto bene.
Domenico Vecchioni
La prima dinastia comunista della storia
La saga dei tre Kim
Grego&Greco Editori - Pag. 190 - Euro 12
Gordiano
Lupi
giovedì 20 novembre 2014
giovedì 13 novembre 2014
Il dio osceno
Giovanni Schiavone
è nato nel 1983 e ha dedicato quindici anni della sua vita (1998 - 2013) alla
stesura de Il dio osceno, unico
romanzo pubblicato nella sua breve carriera. Dobbiamo dire che si vedono tutti.
Grande cura formale riservata al linguaggio, trama ben strutturata, personaggi
complessi, che vivono e respirano, uomini e donne, non fumetti
monodimensionali, creature capaci di affascinare e coinvolgere. Sarebbe riduttivo
confinare Il dio osceno negli angusti
scenari della narrativa di genere, anche se l’autore utilizza tutti gli schemi
del fantasy e del fantastico per rendere accattivante il messaggio filosofico. Il dio osceno è letteratura, nel senso
più ampio del termine, non mera narrativa d’intrattenimento, quindi è
sconsigliato ai consumatori di Volo, Camilleri, Faletti, Veronesi, Nesi, Nove,
Nori… l’elenco sarebbe lunghissimo, quasi interminabile. In breve la trama. Siamo
nel 2027, il protagonista - il giornalista Jean Blaise - vive a Gebal, una
città stato immaginaria, dove è il capo della stampa mondiale. Un giorno
incontra lo scienziato Giona Quetzal, che proviene dal bellicoso pianeta Marte,
colonia terrestre, e gli rivela una terribile notizia. I potenti dei due
pianeti vogliono sterminare l’umanità diffondendo un virus orribile: il male
oscuro, che comincia a mietere vittime partendo da Torino. Non tutto è così
semplice e lineare come sembra, il finale imprevedibile fa capire al lettore
che qualcosa di molto più grande e oscuro minaccia le popolazioni terrestri. Una
sorta di rivelazione divina cambierà la vita di Jean Blaise e lo spingerà a
prendere decisioni senza ritorno.
Il dio osceno
è commistione di generi, ma soprattutto è romanzo filosofico - morale sul senso
della vita e sul ruolo dell’uomo all’interno del complesso gioco del divenire.
Parti oniriche si alternano a pura azione, descrizioni fantastiche lasciano il
posto a un crudo realismo, pensieri di taglio evangelico, persino spirituale,
si danno il cambio con dialoghi filosofici. Un solo appunto: sarebbe stato
meglio spostare la narrazione più avanti nel tempo, perché il 2027 è ormai alle
porte, e certi cambiamenti profetizzati dall’autore sembrano molto improbabili.
Sottigliezze, comunque, perché quel che resta al termine della lettura è la
sensazione di non aver perduto il proprio tempo, come spesso accade con tanta
narrativa italiana contemporanea. Bravo Schiavone e bene la Pequod, piccolo
editore che non delude.
Giovanni Schiavone
Il dio osceno
Italic - Pequod, 2013
Pag. 180 - Euro 16,00
Il dio osceno
Italic - Pequod, 2013
Pag. 180 - Euro 16,00
martedì 11 novembre 2014
Nidi di rondine
Simone Pazzaglia - Nidi di rondine
Historica - Pag. 70 - Euro 8,00
www.historicaedizioni.com
lunedì 10 novembre 2014
Calcio e acciaio editoria di qualità
Calcio e acciaio ha vinto al Festival della Microeditoria di Chiari il
PREMIO Editoria di qualità per la narrativa.
mercoledì 5 novembre 2014
martedì 4 novembre 2014
Oscure Regioni
Luigi
Musolino
Oscure Regioni
racconti
dell’orrore (volume 1)
Oscure Regioni
è la nuova uscita della collana Memorie
dal Futuro, edita da Wild Boar e curata dall’associazione RiLL Riflessi di
Luce Lunare.
Memorie dal Futuro
è una collana di antologie personali, e l’autore cui è dedicato ogni volume è scelto
fra quelli che più si sono distinti nei concorsi letterari banditi da RiLL (in
particolare: nell’ambito del Trofeo RiLL per il miglior racconto fantastico, uno
dei maggiori premi italiani rivolti all’immaginario fantastico, e a cui
partecipano oltre 200 racconti all’anno).
Oscure Regioni
presenta ai lettori i racconti dell’orrore di Luigi Musolino: trentadue anni, piemontese, editor e traduttore per
molte case editrici che si occupano di letteratura fantastica e horror.
Oscure Regioni
segna un cambiamento per la stessa collana cui appartiene: diversamente dai
volumi che l’hanno preceduto, nasce infatti come progetto editoriale articolato
su due libri. E questo per l’originale
filo rosso che lega le storie: racconti dell’orrore, basati sulle leggende del
folclore italiano. Per ogni regione c’è un mito popolare, e un racconto,
componendo così un viaggio nel lato oscuro di quello che, erroneamente o per
marketing turistico, è spesso e volentieri chiamato “il paese del sole e del
mare”.
Con
i suoi racconti Luigi Musolino tratteggia invece un’Italia che è terra di
streghe, creature mostruose, caverne e boschi oscuri, cascine abbandonate, e in
cui lo “scivolo nell’Abisso” (per citare uno dei testi nell’antologia) è
sorprendentemente semplice: basta un piccolo (magari inavvertito, o casuale)
passo per ritrovarsi oltre il velo quotidiano e tranquillizzante della
normalità.
Come
spiega lo stesso autore, nell’intervista che chiude il libro:
“L’Abisso
è il Grande Imprevisto nella vita di tutti i giorni, sempre pronto a
spalancarci e inghiottirci, è l’Inaspettato a cui pensiamo di rado, ma che è
dietro l’angolo, pronto a ghermirci. Nelle mie storie è spesso rappresentato da
una creatura o un evento soprannaturale, che in fondo non sono altro che lo
specchio delle cose che più ci terrorizzano: la solitudine, la malattia, il
distacco, la perdita.”
Il
primo volume di Oscure Regioni
propone dieci racconti, ambientati in altrettante regioni italiane, soprattutto
(ma non solo) del centro-sud e nelle isole.
L’ambientazione
è vicina, familiare, e non solo da un punto di vista geografico: tutte le storie si
svolgono ai giorni nostri, o al massimo negli anni ’70. Proprio questo rende l’orrore
dei racconti ancora più inquietante, ed è davvero immediato ritrovarsi nei
personaggi, uomini comuni dei giorni nostri.
Oscure
Regioni (volume 1) raccoglie i racconti di Luigi
Musolino, che meritano l’attenzione di tutti gli amanti di fantastico ed horror,
come anche degli appassionati di miti popolari e del vasto patrimonio culturale
del folclore regionale italiano.
Il
libro è disponibile da novembre 2014.
Per maggiori informazioni o per ricevere copia omaggio
stampa del volume:
Vi preghiamo di
segnalarci eventuali recensioni, scrivendo all’indirizzo sopra indicato.
Oscure Regioni
racconti dell’orrore
(volume 1)
158 pagine,
formato 15x21 cm; euro 10
Wild Boar
Edizioni
casella
postale 114, 16043 Chiavari (Genova)
RiLL - Riflessi
di Luce Lunare
via Roberto
Alessandri 10, 00151 Roma
www.riflessidilucelunare.it
info@rill.it
giovedì 30 ottobre 2014
Garrincha & Santana
Garrincha e la psicosi da Ebola. Fox News lancia strali sul pubblico.
Omar Santana e la possibile fine dell'embargo contro Cuba. I primi a essere preoccupati sono proprio loro: i fratelli Castro.
Raul: - Tu vedrai che con questa campagna... finiranno per toglierci l'embargo.
Fidel: - Allora dobbiamo rinforzare il bloqueo.
Per i non cubani: bloqueo è un sinonimo di embargo, sta per blocco economico.
lunedì 27 ottobre 2014
Wendy Guerra e i suoi libri inediti a Cuba
Wendy Guerra - una vera scrittrice cubana - sogna che un giorno i
suoi libri siano pubblicati in patria, anche i più pericolosi,
persino Todos se van (2006, uscito in Italia con
il titolo Tutti se ne vanno) e i romanzi che affrontano i problemi
della vita quotidiana. L'autrice di Nunca fui primera
dama (2008), inedito in Italia, ha detto nel corso della
Fiera Internazionale del Libro di Santiago: "La situazione attuale a Cuba
significa che la mia società non è preparata a leggere le mie opere". Infatti,
in patria, è stato pubblicato soltanto Posar desnuda en La
Habana. Diario apócrifo de Anaís Nin, romanzo
storico - erotico su un viaggio caraibico della scrittrice statunitense negli
anni Venti.
Wendy Guerra ha aggiunto che nel suo paese "si leggono
clandestinamente molte opere di scrittori non graditi al governo", non solo i
suoi romanzi, accade anche con "Pedro Juan Gutiérrez, Leonardo
Padura, Reinaldo Arenas, Guillermo Cabrera
Infante". Wendy Guerra è stata premiata in Spagna e in Francia per il
libro Todos se van, che in Italia è passato
sotto silenzio, come spesso accade con la vera letteratura. Da noi siamo
vaccinati contro i libri importanti, non li amiamo, preferiamo il Fabio Volo di
turno o l'autobiografia di Paolino Ruffini. Credo di essere stato uno dei
pochi a recensire il romanzo, ma non è servito a molto. Wendy Guerra è
nata a Cuba nel 1970, ha lavorato in televisione, fino a quando non è stata
allontanata per motivi politici. "Soffro il silenzio delle parole e delle cose
proibite. Amo narrare la nostra vita con un minimo di fiction. Nei
confronti del mio paese sono come una donna adultera. La mia letteratura è
vicina ai nostri corpi e alle nostre menti, è una letteratura umana", ha detto.
Tutto questo contrasta non poco con la totale libertà di movimento e di
pubblicazione (anche se soltanto via Internet) concessa a Yoani
Sanchez, che non è una scrittrice ma una blogtrotter.
In ogni caso, vale la pena di aggiungere che molti di questi scrittori cubani
non allineati pubblicano all'estero soltanto se ben remunerati, forse
perché intravedono nella loro posizione una rendita da far fruttare.
Personalmente ho tradotto per passione l'ultimo libro di poesie di Pedro Juan
Gutierrez, ma quando gli ho fatto una proposta economica per pubblicarle
in Italia, lo scrittore ha rifiutato sdegnato. Non solo: mi ha intimato -
tramite la sua agente - di non pubblicare niente di suo in italiano. Forse non
conosce il detto: la poesia non dà da mangiare. Forse crede che la
libertà di espressione si guadagni rimpinguando il conto in banca. Siamo alle
solite: se questi sono il nuovo che avanza, preferiamo il vecchio che
arranca.
venerdì 24 ottobre 2014
Yoani e il monumento alla memory card
Yoani Sánchez forse teme di scomparire dalla
ribalta internazionale e allora - tra un viaggio e l'altro - dispensa perle di
saggezza, visto che scrivere non è proprio la sua passione, caso unico al mondo
di scrittrice che non ha mai scritto niente. Yoani ama
bromear, come dicono i cubani,
ama scherzare. Fa bene, lei da ricca borghese può farlo, mentre i veri cubani,
persone che lei non conosce neppure da lontano, soffrono nell'indigenza e
sognano la fuga. Lei no,
la blogtrotter sogna di
viaggiare, adesso le capita spesso, ma non ha capito che vagare da uno Stato
all'altro per tornarsene tranquilla a Cuba le fa perdere credibilità. Contenta
lei. Forse non le importa, probabilmente le va bene così: ha i suoi premi, il
suo giornalino, i suoi viaggi all'estero, il cellulare sempre carico, il
portafoglio gonfio. Che altro desiderare? Vive in un paradiso come Cuba (per chi
possiede valuta convertibile l'isola caraibica è un paradiso) senza far niente
dalla mattina alla sera, a parte scribacchiare qualche post in un blog e fare
viaggetti in direzione aeroporto.
Oggi leggo la sua ultima trovata: "La Rivoluzione sta creando una
rivoluzione underground a Cuba", ha detto. Figurati se a Cuba sta
nascendo una rivoluzione underground, questa l'ha sentita dal grillo parlante di
Pinocchio, forse. Yoani non si limita ai sogni, fantastica pure
su un futuro monumento alla libertà e dice che dovrebbe avrebbe la forma di una
gigantesca memory
card. Una piccola invenzione tecnologica che aiuterà il popolo cubano a
liberarsi del tiranno. Certo, perché tutti useranno le memorie esterne e le
chiavette usb per leggere le perle di saggezza di Yoani, le sue
frasi storiche da dopo cena, e dopo si riverseranno nelle piazze a fare la
rivoluzione. Svegliati Yoani, ché se Fidel Castro ha perso da
tempo il collegamento con le masse, tu in compenso non ce l'hai mai
avuto. Patetica imitazione di Ghandi al femminile, denaro e
successo ti hanno dato alla testa. Non fai paura a nessuno - lo vedi come ti
lasciano libera di svolazzare? - e ti ascoltano soltanto a
Miami...
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Yoani Sánchez
mercoledì 8 ottobre 2014
Perché il governo cubano non chiude 14 y medio?
Yoani Sánchez denuncia le minacce che la
Sicurezza di Stato avrebbe fatto contro lo scrittore Juan Carlos Fernández,
accusato di collaborare attivamente a una pubblicazione illegale. In questa
storia sono molte le cose che non ci convincono. 14 y medio, il
periodico fondato da Yoani Sánchez, è di sicuro
illegale secondo la legislazione cubana vigente, oltre tutto pare che
riceva finanziamenti nordamericani, che
la blogtrotter nega, ma ormai
sappiamo che delle sue parole non ci si può
fidare. La Sánchez dice che i conti del periodico sono pubblicati
on line e che i finanziamenti sono tutti leciti. E' storia vecchia
che ogni dissidente cubano riceva aiuti dagli Stati Uniti, in forma chiara od
occulta, camuffandoli da premi e borse di studio, magari, ma sempre di aiuti
esterni si tratta. Noi siamo per la libertà di stampa a Cuba, per una
libertà vera, non per la possibilità di parlare
limitata a Granma e a 14 y
medio. Noi siamo per la libertà di parola e di stampa diffusa. Troppo
comodo avere un giornale di Stato e un nemico da combattere, una stampa
(digitale, tra l'altro, che a Cuba nessuno legge) illegale da stigmatizzare. Noi
vogliamo che la legge sulla stampa a Cuba venga radicalmente cambiata. A parte
questo, non comprendiamo perché - visto che 14 y medio è a tutti gli
effetti stampa illegale - venga tollerato dal governo cubano. Non lo chiudono
per paura di reazioni internazionali o perché è comodo avere un nemico da
combattere? Inutile che Yoani Sánchez reciti la
commedia della vittima e dica che il suo giornale non ha personalità giuridica.
Di fatto 14 y medio esiste - anche se viene letto solo dai cubani della diaspora
- e nessuno fa niente per chiuderlo. Perché?
Una stupenda miss cubana
La bellezza cubana conquista la Tailandia. Daryanne Lees ha
vinto il Primo Premio al Concorso Miss Grand International 2014,
sbaragliando la concorrenza di 85 ragazze provenienti da diversi continenti. Nel
2013 aveva vinto una portoricana: Janelee Marcus Chaparro, che ha
premiato la collega cubana. "La corona della bellezza mondiale è ancora una
volta caraibica!", ha scritto Joel Rodríguez Torres nella pagina Facebook
del concorso. Daryanne Lees, 27 anni, 1 metro e 71 di altezza,
studentessa di economia, impiegata all'Hotel Hilton, è una bellezza fuori dal
comune: sorriso suadente, sguardo dolce, fisico slanciato. Sogna di suonare il
piano, ama ballare, è dotata di senso dell'umorismo, crede che la cosa più
importante sia la pace nel mondo. "Rappresento con orgoglio Cuba, una terra che
mi ha cresciuto con un grande senso della cultura e delle tradizioni, un luogo
dove i suoi abitanti vanno avanti con impegno, nonostante le difficoltà. Noi
vinciamo le avversità quotidiane grazie alla cultura, sia danza, poesia
o musica", ha detto la Miss cubana. Le altre finaliste provenivano da Colombia,
Etiopia Canada e Australia. La cambogiana Tim Sreyneat è stata
eletta Miss Voto Popolare, la giapponese Mieko Takeuchi,
invece, Miss Reti Sociali, l'indonesiana Margenie Winarti è stata
nominata Miss Abito da Sera e la vietnamita Cao Linh Miss Abito
Tradizionale.
martedì 7 ottobre 2014
Francesco
Francesco è un romanzo breve, uscito soltanto in e-book, che si legge con rapidità e trasporto, anche se è dotato di struttura risulta ermetica e racconta una storia si presta a molteplici interpretazioni. Romanzo breve e non racconto lungo, anche se stiamo parlando di una narrazione di 40 cartelle, perché la struttura a capitoli e le diverse sottotrame fanno propendere per tale classificazione. Francesco è una storia d’amore, per meglio dire di disamore, perché racconta la fine di un rapporto, in un’atmosfera sognante e decadente, tra suggestive descrizioni di paesaggi e coinvolgenti stati d’animo che si fondono con il racconto. Hector, il protagonista sogna di ritrovare Francesco, un grande amico del passato, identificandolo nelle sembianze di una donna che compare improvvisamente, proprio mentre Irene, la sua compagna, lo sta tradendo con un collega di lavoro. Il lettore si trova di fronte a un dubbio inquietante: Francesco è soltanto un sogno, oppure è fantastica realtà della nuova vita di Hector? Francesco è un fantasma prodotto dalle ceneri della solitudine, una presenza ectoplasmatica, una finzione della mente che nasconde il corpo di una donna? Forse un po’ di tutto questo. Forse Francesco è soltanto un modo per mascherare solitudine e depressione del protagonista che sta vivendo un tragico abbandono. La vita cambia, un poco ogni giorno, anche quando non ce ne accorgiamo; i sentimenti si modificano, le situazioni non rimangono immutabili. E nel cambiamento della vita di Hector c’è posto ancora una volta per una amico - amante di nome Francesco, ma soprattutto per tanta solitudine. Consigliato, anche per chi non ama leggere gli e-book, perché lo stile è talmente scorrevole e piano che si arriva in fondo in poco meno di un’ora.
Enrico Miglino - Francesco
Ediciones Baleares
Ediciones Baleares
E-Book - Euro 3,76
Gordiano
Lupi
Garrincha Comics
La vignetta su Cina e Hong Kong non ha bisogno di traduzione.
CRESCE LA COMUNITA' MUSULMANA A CUBA
- Guarda che minigonna mi sono fatta con quel pezzo di stoffa che mi hai regalato, Alif!
- Era un velo, Exilda!
MUSULMANI E STATO ISLAMICO
- Che dice questo?
- E' uno studioso dell'Islam. Dice che se andiamo avanti così, otterremo il ripudio del mondo musulmano.
- Oh, che paura! Ah! Ah! Ah!
lunedì 29 settembre 2014
Vignette da Cuba
OBAMA NOBEL PER LA PACE
- Obama è un mollaccione! Negozia con questo, parla con quest'altro, condanna
un altro ancora... A che serve tanta diplomazia, ragazzo! Bombe! Bombe!
Bombe!
- Ma smettila... Obama ha finito per bombardare più paesi di Bush...
- Ma guarda questo! Non serve neppure il Nobel per la Pace!
PROFUMI A CUBA
Le idiozie che piacciono tanto ai nostri giornalisti
Omar Santana e Garrincha si divertono con il pasticciaccio
del lancio dei nuovi profumi a Cuba, notizia che ha entusiasmato la nostra
stampa nazionale, sempre a caccia di cose divertenti e curiose da dire, ché i
problemi veri non interessano, servono personaggi-copertina tipo la
blogtrotter, oppure idiozie da dare in pasto alla
gente. Stando a quel che dice il governo cubano, le due nuove linee di profumi
(Hugo - dedicata a Chavez - ed Ernesto - dedicata al
Che) sarebbero un'idea balorda di alcuni dirigenti, che saranno presto rimossi e
sanzionati. E allora noi ridiamoci sopra con la vignetta di Santana, che
vede Raul Castro venditore dei due profumi in un negozio dove spicca il
cartello: "Non abbiamo carta igienica!". La vignetta è datata, ché i profumi
adesso hanno fatto la fine della carta igienica...
Garrincha è ancora più caustico. Ha saputo che i profumi verranno
ritirati dal mercato, quindi immortala Chavez e Guevara con affermazioni
impossibili.
Che: - E così restiamo senza profumi?
Chavez: - A te almeno resta l'affare delle camicette. Io non ho fatto
in tempo a lanciare quello degli uccellini...
Come farà Repubblica? Il noto quotidiano italiano aveva addirittura
scomodato un corrispondente per realizzare un video a Cuba sull'importantissima
notizia. A quando un video sui problemi reali della gente di Cuba, compagni di
Repubblica? Conosciamo la vostra risposta. Non avete bisogno di video,
la realtà non appassiona nessuno. Meglio farsi raccontare le cose che non vanno
da una turista della democrazia, meglio ascoltare la
blogtrotter, quando parte per riscuotere qualche premio
e tiene conferenze strapagate nelle università nordamericane (Gordiano Lupi)
sabato 27 settembre 2014
mercoledì 24 settembre 2014
lunedì 22 settembre 2014
Fotocronaca del Premio Camaiore 2014 e filmato
Ritiro il PREMIO CAMAIORE 2014 - Menzione speciale per aver tradotto FUORI DAL GIOCO di HEBERTO PADILLA. Tra i premiati anche Stefania Sandrelli (vedi foto), che ha ritirato un riconoscimento postumo per il fratello.
Libromondo e Calcio e acciaio
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venerdì 19 settembre 2014
LA MORTE DEL GATTO E LA RIVOLUZIONE
La muerte del gato, è un film di Lilo Vilaplana
che sta facendo discutere molto negli ambienti intellettuali avaneri.
Sembra un film pericoloso - se ci passate il termine - perché le persone vicine
al governo lo definiscono tremendo e i più pavidi lo
guardano di nascosto, negando in pubblico di aver assistito alla
proiezione. Il film dura soltanto 15 minuti, ma sono minuti
intensi, critici nei confronti dei problemi cubani e del governo, che
seguono la linea dei corti di Nicanor, prodotti e diretti da uno scrittore
coraggioso come Eduardo del Llano. La muerte del gato
segue la tradizione del cinema cubano, fonde tragedia e umorismo, ma la novità
è un attacco diretto a Fidel Castro, criticato in maniera esplicita dai personaggi
in una sequenza memorabile. Una foto del Comandante simboleggia le cose
fatte male, senza criterio, come già in passato era accaduto in vecchie
pellicole e programmi televisivi. Se si vuole, anche in Memorias
del subdesarrollo di Tomás Gutiérrez Alea - un classico
del cinema cubano - il protagonista (Sergio) criticava la necessità che ci
siano uomini forti alla guida dei popoli proprio mentre sullo sfondo
compariva un manifesto con la foto di Fidel. Niente di nuovo sotto il
sole, quindi? Si conferma l'idea - da molti sostenuta - che Cuba è una
dittatura blanda, che lascia gli intellettuali abbastanza liberi di
esprimere le loro idee. Non è facile esprimere un'opinione, come
sempre accade con Cuba, perché se facciamo un'analisi accurata degli episodi del
passato incontriamo esempi di repressione (Padilla e il suo Fuori
dal gioco) e di libertà (molto cinema, ma anche letteratura). La muerte
del gato vede l'interpretazione di quattro importanti attori
cubani: Alberto Pujol, Bárbaro Marín, Coralia Veloz
e Jorge Perugorría, chiamati a raccontare la tragedia di tre
amici che vivono in un quartiere popolare avanero e decidono di
vendicarsi di una vecchia comunista delatrice, responsabile di aver fatto
finire in galera un amico. La vecchia spiona, Delfina, serve a
criticare i Comités de Defensa de la Revolución,
un'organizzazione creata per controllare la società cubana dal basso, facendo
forza sui cittadini più propensi a seguire una doppia morale. Il
gatto nero è un'allegoria chiara dei danni compiuti dalla Rivoluzione
e su quanto sia stata negativa. Per questo motivo, i protagonisti
desiderano ucciderlo e vogliono far mangiare a Delfina i suoi resti purificati
dal fuoco. La spiona rivoluzionaria - in definitiva - deve cibarsi della
stessa Rivoluzione e morire con lei. Il film è ambientato nel 1989, l'ultimo
anno di vita dell'Unione Sovietica, in pratica l'inizio del periodo
speciale, una crisi economica molto dura per Cuba. La storia è scritta a
quattro mani da Lilo Vilaplana e Alberto Pujol, presenta alcuni errori
di ambientazione e una messa in scena imprecisa, ma è importante
perché rappresenta un attacco diretto al castrismo e al comunismo. In
passato abbiamo visto film che affrontavano i problemi di Cuba in
maniera critica, ma questo sembra più coraggioso - pur nella sua brevità -
perché esplicito nell'indicare i colpevoli di una situazione deficitaria.
Ricordiamo film come Lisanka (crisi dei missili del
1963), La vida en rosa (si parlava di
libertà), e i recenti Conducta, Casa vieja e Habanastation
(critica del realismo socialista). Vent'anni fa Alicia
en el pueblo de Maravilla fece scandalo, ma oggi La muerte
del gato pare ancora più sconvolgente. Sono cambiati i
tempi? Certo, se una pellicola come quella di Lilo Vilaplana può
passare di mano in mano ed essere vista liberamente, qualcosa a Cuba sta
accadendo...
Gordiano Lupi
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