di Iannozzi Giuseppe
1. Ne “Il mare per le conchiglie” (Edizioni Edit@), tu, Mimma Leone, hai optato per il Nouveau Roman (o l’école du regard). Prima di parlare del tuo racconto, “L’angelo imperfetto” incluso nell’antologia “Salento. Quante storie 3” (Edizioni Città Futura), vorrei togliermi e togliere un dubbio a tanti lettori: esiste la letteratura al femminile, e se sì, è giusto appiccicarle addosso questa etichetta?
Non sono abituata a ragionare per categorie.
Tuttavia, credo che la letteratura al femminile esista, soprattutto in Italia,
come il risultato di una determinata evoluzione editoriale. Oggi le scrittrici
che approdano alla pubblicazione sono moltissime, e anno dopo anno aumentano
anche le donne che decidono quali libri lanciare sul mercato. Ma credo anche che, nell’atto dello
scrivere, non si possa veramente prescindere dal proprio vissuto, e quindi
dalla propria identità sessuale. La questione si fa grave quando la presunta
etichetta diventa un marchio che condanna allo scaffale in fondo, quello dei
libri da leggere sotto l’ombrellone. Succede spesso. Ma esiste anche una
tendenza contraria, che preferisce il fenomeno in questione e ne fa materia
d’indagine; penso per esempio ad Elena Ferrante, dietro il cui pseudonimo
sembra nascondersi proprio un uomo. Credo sia molto interessante cercare
linguaggi e sensibilità differenti, non porsi limiti e allontanare qualsiasi
pregiudizio. A me, per esempio, ha divertito molto
l’esperimento di guardare il mondo con altri occhi; non a caso, la voce
narrante dell’Angelo Imperfetto appartiene a un uomo, Francesco.
2.
“L’angelo imperfetto” è un racconto ambientato tra Lecce, New York e la Russia.
E’, a mio avviso, un lavoro un po’ diverso rispetto ai racconti presenti ne “Il
mare per le conchiglie”. Mimma Leone, innanzitutto vorrei che tu ci spiegassi,
per sommi capi ovviamente, qual è stata la genesi dell’angelo e delle sue
presunte imperfezioni.
La bellezza dell’imperfezione è un tema molto
ricorrente nei miei scritti. ‘L’Angelo Imperfetto’ nasce come atto
d’amore verso la mia terra, perché mi piaceva l’idea di poter far parte di un
progetto nel quale confluiscono altri autori salentini. E’ giusto affermare che si tratta di un
lavoro molto diverso dal precedente, lo è. Dopo le Conchiglie sentivo il
bisogno di dedicarmi ancora alla forma del racconto, ma volevo anche permettermi
di spaziare dando più respiro alle pagine, regalare un nome ai miei personaggi,
farli dialogare. E così sono nati Elena, Francesco, e la loro storia d’amore
che parla russo e americano, ma nel Salento ritrova sempre la propria ‘scena
madre’. In un discorso narrativo più generale,
invece, mi rendo conto che ‘L’Angelo Imperfetto’ rappresenta il ‘ponte’ giusto
fra i primi racconti e il prossimo lavoro; è l’intermezzo necessario che mi ha
consegnato gli strumenti adeguati per tentare un salto decisivo, e forse anche
un po’ spericolato.
3. I personaggi presenti ne
“L’angelo imperfetto”, con occhio soggettivo, tratteggiano i luoghi che vivono
e attraversano, ma, alla fine, a distanza di tanti anni, tutti si ritrovano a
Lecce. Par quasi sia impossibile slegarsi dall’influsso dell’Uroboro. Potrebbe
essere così?
Per me lo è. In questo senso, l’Angelo
Imperfetto diventa anche un ulteriore pretesto per tornare a parlare della
terra che mi ha visto nascere e crescere, e ogni volta mi piace trattare
l’argomento in modo diverso. Amo raccontare i luoghi perché trovo molto
stimolante studiare ogni aspetto dell’appartenenza, insieme al significato dell’origine.
Allo stesso modo m’intriga sbirciare
l’altrove, dilatare lo sguardo per spalancare orizzonti, sfiorando l’ignoto.
Anche per questo ho adorato Emilio Salgari, che riesce a muovere i suoi
personaggi entro scenari che l’autore non ha mai visitato. Nel suo caso,
esemplare, gli spazi definiscono percorsi infiniti dell’immaginario e, a mio
parere, diventano anche proiezioni dei sentimenti dei protagonisti, che il
lettore riscopre propri. Seguendo questo itinerario, anche il tempo diventa un
viaggio.
Il personaggio del
bambino rappresenta la chiave del racconto, che consegno direttamente nelle
mani del lettore. L’interpretazione dell’allegoria è affidata alla sua
sensibilità, come sempre. E’ chiaro che ogni simbolismo utilizzato racchiude il
mio modo di vedere il mondo e di essere al mondo. Per me il destino è un
bambino che gioca per strada mentre mangia un gelato in pieno inverno, e quando
passa accanto a un adulto non può fare a meno di tirargli la manica della
giacca. E’ una visione che rientra nello stato onirico che stimola la mia mente
e io mi limito a muovere la penna, arginando il flusso surreale solo quando
rischia di confondere troppo.
5. Per te, Mimma Leone, che tipo di rapporto c’è fra l’arte e la realtà?
5. Per te, Mimma Leone, che tipo di rapporto c’è fra l’arte e la realtà?
Per me si tratta di un
legame indissolubile. Nella mia scrittura questo rapporto è centrale; oscillo
continuamente fra il simbolico e l’aspetto sensibile delle cose. L’osservazione
della realtà ci distingue, l’arte ci avvicina. La creatività è un atto
inclusivo che si traduce nel tentativo di fare un passo oltre. I miei libri ci
provano. E se non riuscissi a far ‘viaggiare’ il lettore e ad accendere il suo
fuoco interiore, se la sua immaginazione stentasse a spiccare il volo, penserei
che forse non ho fatto un buon lavoro.
6. Che cosa vuoi e puoi dire degli autori raccolti in “Salento. Quante storie 3”? E: perché val bene la pena di leggere questa antologia?
Dico che sono tutti molto bravi e che
meritano di essere letti. In un’unica antologia il lettore ha il privilegio di
immergersi in molti generi diversi e di percepire lo stesso amore per la
propria terra coniugato in tanti linguaggi narrativi. Una varietà di punti di
vista preziosa, che conferma quanto questa terra sia fertile di talenti e di
artisti del raccontare. Ma era così anche molti anni fa, quando
i riflettori non erano accesi su studiosi e intellettuali che solo di recente
sono stati riconosciuti come importanti esponenti della letteratura quali
erano. Spero che anche la Scuola inizi ad accorgersi di figure come Salvatore
Paolo, Vittorio Pagano o Emilia Bernardini, oltre che dei più noti Vittorio
Bodini e Rina Durante. Ecco, mi piace pensare che in ‘Salento Quante Storie 3’
ci sia la versione ‘moderna’ e aggiornata di qualcuno di loro.
7. Credo sia per te giunto il momento giusto per qualcosa di più impegnativo e importante: ci sarà o non ci sarà un tuo romanzo, Mimma Leone? Se sì, potresti stuzzicare la curiosità del pubblico con una breve anticipazione?
Il mio romanzo c’è ed è in corso di
editing. Confermo che si tratta di un lavoro impegnativo e importante, un
passaggio decisivo, che sentivo di fare. La protagonista è una donna che i miei
lettori conoscono già e che ritroveranno nelle vesti di un’affascinante
antropologa, che non rispecchia lo stereotipo femminile a cui siamo abituati,
non a caso si rivela un personaggio complesso che non mancherà di riservare
sorprese. La vicenda è molto articolata e ripercorre gli ultimi decenni della
storia d’Italia. E’ il racconto di un’emarginazione, di
un viaggio, di una crisi, di una sorellanza di cuore. Mi piace vederlo come un
romanzo di formazione, ma credo che lo apprezzerà molto anche chi ama il
mistero e le storie non convenzionali. Per il momento mi fermo qui, ma presto
ne saprete molto di più.
Salento. Quante storie 3 – Autori Vari – Edizioni Città Futura Lecce – I libri di Icaro – pagine: 192 –
Isbn 978-88-95377-42-1 – prezzo: 1o Euro
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