Fulvio
Colucci e Lorenzo D’Alò
Ilva
Football Club
Kurumuny – Pag. 80 – Euro 8,50
Un libro come questo non poteva non destare il mio
interesse, dopo aver scritto Calcio e
acciaio - Dimenticare Piombino (Acar), nel 2014. Sì, perché i problemi di
Taranto e Piombino sono abbastanza simili, due città di mare fagocitate dalla
grande industria siderurgica, Italsider prima, Ilva poi, quindi ceduta nelle
mani di privati di pochi scrupoli che hanno avvelenato l’aria e il mare di due luoghi
invidiabili dal punto di vista paesaggistico.
Fulvio Colucci e Lorenzo D’Alò, due giornalisti
tarantini, puntano l’indice accusatore sulla tragica fine di una squadra di
calcio e di un intero quartiere divorato dalla fabbrica: il Tamburi. A Piombino
sarebbe la zona Poggetto - Cotone, un tempo splendido golfo in riva al mare,
con gli anni quartiere dormitorio invaso da spolverino e miasmi maleodoranti,
dove vivono extra comunitari e famiglie a basso reddito. Certo, al Tamburi la
situazione è più grave, muoiono le piante e gli uccelli, ma soprattutto cadono -
come in una sporca guerra - gli ex calciatori della squadra dilettantistica che
giocava sul campetto in terra battuta confinate con l’Ilva. Un gran bel libro Ilva Football Club, racconto - ché non
ha il respiro del romanzo - di denuncia ma scritto in maniera molto letteraria
con protagonista Ulisse (nome più che appropriato) alla ricerca del suo passato
e di tutte le menzogne che narravano di un falso benessere. Ulisse cerca la sua
vecchia maglia grigia, indossata durante un torneo, che tanto somigliava al
colore del siderurgico, compiendo un viaggio nel tempo e nei ricordi di una
generazione uccisa dal cancro. L’Ilva Football Club è una squadra dolorosamente
immaginaria, ricostruita mettendo insieme le
figurine di coloro che lasciarono sogni e speranze giovanili sul terreno
del vecchio Tamburi. Gli autori raccontano con pennellate di tragica poesia la
storia della fabbrica più inquinata d’Europa e di un cimitero dove le polveri
minerali colorano di rosso le lapidi. Chiudo con una breve citazione: “Sono
tracce brevi, percorsi frammentari quelli di chi militò idealmente nell’Ilva
Football Club e realmente finì a morire in fabbrica. Scie luminose spentesi in
un vento grigio. Furono lucciole quegli atleti, le lucciole operaie. Illuminarono
il campo dei veleni con i loro cross, così simili alle adorabili traiettorie
delle lucciole, con le loro invenzioni di gioco”. Da leggere per meditare sul
male che abbiamo fatto, da Casale Monferrato a Taranto, passando per Piombino.
E per promettere ai nostri figli che non ripeteremo gli errori del passato.
Gordiano
Lupi
www.infol.it/lupi
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