Calciomania che mi contagia e che mi ha sempre contagiato, in
fondo, visto che il mondo del calcio è stato il mio mondo dai 16 ai 39 anni.
Adesso non seguo più il calcio importante, credo che sia una crisi di rigetto
perché ha occupato troppo tempo della mia vita. Ma non posso fare a meno di
seguire le gesta eroiche della squadra della mia città - l’Atletico Piombino
- che disputa l’Eccellenza Toscana e
quest’anno si trova a un passo dalla Serie D. Come non posso resistere alla
tentazione di sfogliare libri di ricordi calcistici che mi riportano al passato,
cavalcando al contrario il percorso del tempo.
E allora se arriva La religione granata di Nicola Morello
(Yume Edizioni, 15 euro, pagine 180) corro subito a sfogliare le pagine che
riguardano Aldo Agroppi e Lido Vieri, calciatori piombinesi che hanno fatto
grande il Torino, protagonisti di alcuni miei libri di fiction (Calcio e acciaio -
Dimenticare Piombino), e mi dico che quando vedo Agroppi magari glielo
regalo, questo libro, ché sono sicuro gli farà piacere. La religione granata non è consigliato per coloro che vedono il
mondo in bianco e nero, ma è un affresco imperdibile che racconta l’universo
granata, dalla strage di Superga ai tempi di Sala, Pulici, Graziani, Mondonico,
Radice e compagnia cantante…
Fabio Belli e Marco Piccinelli, invece, pubblicano
Calcio e martello - Storie e uomini del
calcio socialista (Rogas edizioni, pag. 105, euro 10,90), un libro un
tantino più ideologico e meno di cuore, ma interessante per come compone un
affresco storico - sociale che va dall’Ungheria di Puskas alla Polonia di Lato,
passando per il Perugia di Sollier e l’Urss del portierone saracinesca Lev
Yashin. Indovinatissimo il titolo. Edizioni
Incontropiede non finisce di stupirci con l’idea innovativa delle guide di secondo livello che affiancano
le guide classiche, tascabili, guide di città europee che tratteggiano
itinerari calcistici imperdibili per l’appassionato.
Primi due volumi Zagabria e Lisbona, a cura di Alberto Facchinetti (factotum della casa
editrice e grande esperto di calcio), Jvan Sica e Enzo Palladini (ha
contribuito solo per Lisbona).
Prezzo economico: 12,50 per 120 pagine in formato tascabile. Unica pecca: poche
fotografie e piuttosto scure. Ma i librettini sono pieni zeppi di curiosità, dalla
storia di Benfica, Sporting, Belenenses e il ricordo degli stadi dove giocò il
Grande Torino, passando per il mito di Eusebio, per toccare i luoghi simbolo
della Zagabria calcistica, narrando le stagioni della Dinamo di Jerkovic e
Boban. Molte interviste. Rileggere questi libri è per me fare un tuffo nel
passato, addentare una madeleine,
lasciarmi tentare dal sapore del tempo
perduto. E per un attimo mi rivedo a correre sui campi della Terza Serie,
magari quelli assolati e sterrati del Sud che ho sempre amato, campetti dove ho
lasciato il cuore e che di tanto in tanto torno
frequentare, in sogno o nei romanzi, grazie a personaggi che sono di
fantasia solo per il lettore ma che rappresentano la mia vita. Tanto lo so che
il tempo perduto non torna. E allora non resta che leggere e sognare.
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