Non mi occupo molto di Cuba da un po’ di tempo a questa parte. Qualcuno mi fa notare che è un male, che potrebbe essere interpretato come un segnale di un certo tipo. Bene. Mi fa piacere che qualcuno abbia a cuore le sorti di quel che dico e di quel che faccio, più di quanto le abbia a cuore io. Vorrei spiegare anche a me stesso il motivo per cui mi occupo meno di Cuba da un punto di vista politico, ma non smetto di leggere e tradurre letteratura cubana, né di vedere pellicole caraibiche, né di ascoltare buona musica che proviene dall’Isola. Vorrei spiegarmelo il motivo, ma non ci riesco, almeno non ci riesco in maniera convincente e definitiva.
Provo a buttare lì
qualche argomento, ma si tratta solo di esempi.
In Italia vivono
moltissimi cubani, quasi nessuno fa politica, pochi conoscono l’esistenza dei
blogger indipendenti, la maggioranza dei cubani esuli pensa solo a mandare
soldi a casa, cercando di avere meno problemi possibili con il regime. Parola d’ordine:
“Non mi occupo di politica!”. Io, in compenso, per scrivere della loro terra,
ho perso la possibilità di rientrare a Cuba.
I dissidenti cubani
spesso non sono migliori di chi li governa (male), molto spesso raccontano
balle degne di Fidel Castro (che almeno le sapeva dire), in tanti casi
inventano di sana pianta, diffondono cattiva informazione, rendono incredibili
persino le cose credibili. Per esempio, la stampa alternativa racconta la
storia di un’attrice cubana picchiata a sangue da agenti in borghese perché
colpevole di simpatie anticastriste. Come si fa a prendere la notizia per oro
colato, visti i precedenti? Chi mi assicura che la verità stia nei racconti dei
dissidenti e non nella versione ufficiale di una donna malmenata per una lite dai
vicini di casa? Mi pare che una volta l’abbia scritto Leonardo Padura Fuentes
(voce autorevole della cultura cubana): “Servirebbe una vera stampa libera e
indipendente perché sia i giornali di regime che i periodici alternativi non
sono affidabili”.
Aggiungiamo un’altra
postilla.
Mi scrivono da una
località italiana dove organizzano un festival di cinema che vorrebbero invitare
Yoani Sánchez e proiettare Forbidden
Voices, la blogger cubana dovrebbe parlare anche a nome della blogger
cinese e di quella iraniana. Ora, a parte che io non sono l’agente di Yoani ma
solo il traduttore, mi domando come potrebbe Yoani Sánchez parlare a nome di
situazioni che non vive e che non conosce? Forbidden
Voices è un buon film di cui per primo ho parlato in termini entusiastici,
ma fin da subito ho sottolineato che tra un dissidente cubano e un cinese (o
iraniano) corre una differenza abissale in termini di rischi e di sicurezza
personale.
Concludiamo dicendo che
ultimamente il blog di Yoani Sánchez non è che regali quelle perle di
originalità, di realismo e di letteratura che in precedenza aveva elargito ai
lettori. Crisi? Aggiungo: crisi sua o crisi mia? Non ho certezze, come vedete,
ma solo tanti dubbi, che affiorano e che da un po’ di tempo a questa parte si
sono fatti insistenti, inquietanti, opprimenti. E la cosa mi pesa, se non ne
scrivo, con grande franchezza, come sono abituato a fare. Anche perché - a differenza
di molti, schierati per interesse da una parte o dall’altra - non ho in ballo
niente da tutelare, né il mio nome, né la mia credibilità, né un posto di
potere, né una carriera costruita su menzogne e incantamenti.
In ogni caso, lontano da Cuba, ho riscoperto il cinema
italiano del passato, le pellicole che ho sempre amato, mi sono dedicato a un’altra
delle passioni della mia vita, la sola cosa che mi accomuna al grande Guillermo
Cabrera Infante. E mi sono occupato della mia piccola Piombino, la mia città,
riscoprendo la sua storia, le sue leggende, il suo passato. Sono andato alla
ricerca del tempo perduto, consapevole che parte di questo tempo passa anche lungo
le strade polverose di Cuba, nonostante tutto.
Con grande ammirazione condivido pienamente. Sottolineando ancora una volta la mia totale indipendenza e lontananza dai pro e contro il governo, la dissidenza e qualsiasi forma di estremismo. Felice che anche tu stia riflettendo su una "terza" via
RispondiEliminache esiste sempre! In quanto a Yoani, con sorpresa ancora una volta ammiro la tua onestà intellettuale! Un abbraccio.
Certo che esiste una terza via. Io credevo che fosse quella di Yoani. Non ne sono più così certo.
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