Lorenza
Ghinelli
Almeno il
cane è un tipo a posto
Rizzoli Best Bur – Euro 11,50 – Pag. 270
Galeotta Festambiente,
località Rispescia, dalle parti di Grosseto, dove incontro il libro e ritengo
che sia adatto per mia figlia, che ha soltanto undici anni. In realtà mi
accorgo quasi subito per lei è un po’ complesso, l’età giusta per leggere il
romanzo sarebbe dai 13 anni in poi, senza un limite estremo, ché va bene pure
per un adulto. Poco male, ci sono abituato a leggere libri ad alta voce, mi
piace pure, finisce che poco per volta glielo leggo io e lei mi aiuta; dopo
aver letto tutto Roald Dahl, faccio il bis, e Lorenza Ghinelli mica ci sfigura.
Almeno il cane è un tipo a posto è
un romanzo appassionante, scritto con stile impeccabile, rapido e guizzante; ci
si appassiona alle vicende che si svolgono in un palazzo e vedono impegnati
adulti immaturi, adolescenti nerd, bambini che scrivono un diario, vicini di
casa insoliti e bulletti da strapazzo. Tutti tipi strani costellano il romanzo
di Lorenza, a parte il cane come dice il titolo, ma la particolarità -
complessa e originale al tempo stesso - sta nella bravura che l’autrice
dimostra nel gestire le diverse prime persone. Il romanzo, infatti, è tutto
narrato in prima persona, ma ogni capitolo rappresenta la vice di un diverso
narratore, e la storia si sviluppa tenendo conto di molti punti di vista. Non è
per niente facile, soprattutto farlo in questo modo, cioè rendendo il romanzo
godibile e fresco, in modo tale che anche una bambina di undici anni si entusiasma
e pretende prima possibile una nuova lettura. Tra le pagine del libro c’è tutto
quel che serve per far appassionare un adolescente, un preadolescente e pure un
vecchietto come me che ha sospeso la rilettura di Proust per leggere a voce
alta un bel romanzo per ragazzi. Troviamo il problema del bullismo,
l’omosessualità femminile, i pregiudizi di ogni tipo, i ragazzini smanettoni, i
rapporti familiari precari tra genitori in odor di divorzio e figli che
soffrono, due fratelli che si odiano e che si amano. Insomma, personaggi ben
descritti, mai monodimensionali, che ti fanno parteggiare per loro e stare in
ansia per le sorti dei più deboli. Persino i bulli non sono cattivi tout court, perché il personaggio di
Vito - picchiato e vessato da un padre ubriacone - presenta le sue brave
giustificazioni per un comportamento deviato ed è comunque capace di
sentimenti. Il mio personaggio preferito è Margot che avrebbe meritato un romanzo
epistolare a parte, perché il diario di
Margot è esilarante, in una parola racconta il mondo visto da una ragazzina
di undici anni. Magari ho dato un’idea a Lorenza. Dimenticavo, non è il primo
romanzo che leggo della Ghinelli, conobbi la sua scrittura e mi accorsi delle
sue grandi capacità sfogliando un dattiloscritto che subito dopo pubblicai con
Il Foglio Letterario. Un milione di anni fa, credo. Quel libro si chiamava Il divoratore, poi Lorenza è stata
finalista al Premio Strega e adesso pubblica con Rizzoli. Insomma, di acqua
sotto i ponti ne è passata, non invano, per fortuna. Mi fa piacere pensare di
aver contribuito - anche se in maniera piccolissima - a far sbocciare un
talento della narrativa italiana contemporanea. Nessuno me ne darà merito, lo
so, ma intanto consiglio questo romanzo, tra i più straordinari e intensi che
abbia letto negli ultimi anni. Dramma, noir, commedia, disagio sociale,
troverete di tutto. E non ve ne pentirete.
Nessun commento:
Posta un commento