L’Avana amore mio - Taccuino avanero e storie cubane - Il Foglio, 2016 - Pag. 180 - Euro 12
Fotografie originali di Orlando Luís Pardo Lazo e Stefano Pacini. Raccontare
L’Avana attraverso le pagine dei suoi scrittori: Carpentier, Piñera, Gutiérrez,
Valdés, Estevez... E nella seconda parte una selezione di storie cubane. Un
libro di viaggio, una passeggiata per L’Avana più vera e cadente, meno
turistica e più cubana. “Non posso essere fedele a
una causa persa, ma posso esserlo a una città perduta. Questa è L’Avana di
Cabrera Infante: una città perduta che lo scrittore non riesce a ritrovare.
Forse era proprio quello che temeva, scriveva di Cuba per esorcizzare la paura
di morire prima di rivedere il suo mare. Povero Cabrera Infante, morto tra la
nebbia di Londra sognando un bambino che si arrampica come un gatto su una
palma reale. L’Avana per un infante
defunto suona adesso come un titolo beffardo, un sogno irrealizzabile di
rivedere palazzi e porticati, guaguas
affollate, biciclette e Chevrolet sul lungomare, Lada e sidecar che sfidano buche sul selciato, sensuali trigueñas e mulatte dai fianchi larghi.
Niente è più possibile, resta solo la fedeltà a una città perduta, espressa in
milioni di parole gettate in faccia al vento e disperse tra le braccia della
storia”. L’Avana, io non so se
ritorneranno quei tempi/ L’Avana, quando cercavo la tua luna sul Malecón/
L’Avana, quando potrò vedere di nuovo le tue spiagge/ L’Avana, e rivedere le
tue strade sorridere/ L’Avana, nonostante le distanze non ti dimentico/
L’Avana, per te sento la nostalgia del ritorno (da Zoé Valdés, La vita intera ti ho dato).







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