di Yoani Sanchez
da Generacion Y - http://lageneraciony.com/
La composizione è
quasi circolare, compatta. Gli occhi seguono un percorso a spirale che comincia
dalle scarpe di un uomo seduto in primo piano e termina con il gallo tenuto in
braccio da un altro. Si notano pace, tracce di una buona conversazione e sullo
sfondo un villaggio composto da casine di legno e foglie di palma. Sei
contadini cubani sono stati rappresentati in questa pittura di Abela, tanto
conosciuta quanto imitata. Hanno volti bruciati dal sole e lineamenti leggermente
indigeni. Sono magnetici, irresistibili. Il nostro sguardo si spinge a
osservare i dettagli dell’abbigliamento. “Vestiti di tutto punto”, copricapo
impeccabile, maniche lunghe, forse con tessuti inamidati per l’occasione.
Contagiata dalla familiarità
con il dipinto, scendo nel campo, mi inoltro nei solchi dove tante volte sono
andata a raccogliere tabacco, fagioli, aglio… Vado alla ricerca di quella unità
primordiale del nostro essere cubani, rappresentata dall’uomo rurale. Ma, sotto
il sole rovente di agosto, al posto di quei “contadini di Abela”, incontro
gente vestita con abiti militari. Pantaloni verde oliva, camicie che da anni
hanno perso le decorazioni militari, vecchi berretti di qualche battaglia mai
combattuta. I contadini si coprono con divise delle Forze Armate o del
Ministero degli Interni, per poter affrontare la durezza della campagna. Non
hanno molte possibilità di scelta.
Sul mercato informale
è più facile comprare una giacca da ufficiale che una camicia per lavori
agricoli. Costa meno un berretto da poliziotto che un copricapo fatto con fibre
di palma. Le cinture di cuoio sono un ricordo del passato; adesso è più facile
ed economico trovare quelle usate nell’esercito. Succede la stessa cosa con le
calzature. Gli stivali di gomma scarseggiano, al loro posto uomini e donne che
lavorano la terra portano scarpe progettate per la trincea e il combattimento.
In un paese militarizzato fino ai più piccoli dettagli, le cose militari si
impongono sulla tradizione. Il contadino di oggi - per il suo abbigliamento -
sembra più un soldato che un agricoltore.
Il centralismo statale
ha finito per annientare la produzione autonoma di indumenti destinati ai
lavori agricoli. Neppure le recenti agevolazioni in tema di lavoro privato
hanno promosso questo settore. Non si tratta solo di un tema economico o di
approvvigionamento, questa situazione colpisce anche le nostre idiosincrasie e
i nostri costumi popolari. Una versione attuale del quadro di Abela, ci
lascerebbe l’impressione di trovarci di fronte a un gruppo di militari in abiti
sgualciti, che posano per il pittore in mezzo all’accampamento… mentre sta per
suonare la tromba che dà inizio alla giornata.
Traduzione di Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi
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