di Yoani Sanchez
da www.lastampa.it/generaciony
La gente si accalca, il caldo è soffocante e alcuni recano
in mano cartelli con scritti dei nomi. È appena atterrato all’Aeroporto
Internazionale José Martí il volo proveniente da Madrid, con il quale
arriveranno turisti e molti connazionali residenti nella Penisola Iberica.
Ognuno di loro dovrà attendere come minimo dai quaranta minuti a un’ora prima
di poter varcare la porta d’uscita.
L’aeroporto dell’Avana è tra i più lenti del mondo, tra i meno
illuminati e tra quelli che offrono meno servizi per il viaggiatore.
In un paese che riceve quasi tre milioni di turisti
all’anno, modernizzare le strutture aeroportuali sarebbe vitale per l’economia.
Se certi luoghi non raggiungono gli standard internazionali, è poco probabile
che l’Isola possa accogliere - a breve o medio termine - un maggior numero di ospiti.
Consapevole delle sue grandi deficienze, ECASA (Impresa Cubana di Aeroporti e
Servizi Aeronautici S.A.) ha dato il via a un processo di rinnovamento che
interessa alcune sale d’arrivo e di partenza, ma il problema è così grave che ci
sarebbe bisogno di ben altro rispetto a semplici miglioramenti e piccoli ritocchi.
I limiti principali non sono soltanto di ordine materiale, ma riguardano anche i
controlli eccessivi, le carenze di comfort e il comportamento degli impiegati.
Aree di
partenza, tra restrizioni e mancanze
Alina è arrivata all’aeroporto avanero con tre ore di
anticipo, ma può darsi che non basti. Potrà fare il check-in soltanto nel
bancone dell’aerolinea, perché non esistono macchinari per sbrigare la pratica
in autonomia. Un simile limite allunga le code d’attesa, rallenta tutto il
processo per ottenere la carta d’imbarco (boarding
pass) e conferisce un’immagine da salone perennemente affollato che
caratterizza l’Aeroporto José Martí.
Alina viaggia spesso in direzione della Spagna, grazie
al suo nuovo passaporto comunitario, quindi è venuta preparata a compiere un iter
faticoso e stancante. Vola dal terminal numero 2, perché il 3 - più moderno e
grande - è in fase di ristrutturazione ed è reduce da un recente incendio. Nella
sua borsa porta anche una merenda preparata in casa, perché sa che in aeroporto
i prezzi sono stratosferici e le offerte molto limitate.
La cattiva segnaletica completa il quadro. Per dieci
minuti la frustrata cliente cerca un bagno ma i cartelli per orientarsi sono
scarsi e non sono ben visibili. Nel soffitto ci sono poche lampade accese e
diverse zone del salone restano in penombra. Nonostante tutto i passeggeri in
partenza sono tenuti a pagare le tasse aeroportuali. In fila per pagare i 25
pesos convertibili (28 dollari), si sentono turisti lamentarsi del pessimo
rapporto qualità - prezzo delle strutture. Tuttavia, i passeggeri cubani attendono
in silenzio, non vogliono avere problemi proprio il giorno in cui stanno
partendo dall’Isola.
Senza una rete Wi-Fi di accesso a Internet, qualsiasi
aeroporto moderno perde diversi punti nella scala di qualità. Sotto l’aspetto
della comunicazione, nessun luogo d’imbarco aereo cubano è competitivo, neppure
quello di Varadero. I pochi telefoni pubblici e la carenza di una rete senza
fili che permetta l’accesso al web, riducono le possibilità di comunicazione. A
questo si aggiunge che i televisori diffondono immagini di noiose pubblicità
turistiche e programmi ideologici come la Tavola
Rotonda di Cubavisión. Non
esistono edicole che espongono riviste o periodici, ma ci sono soltanto alcuni
chioschi di souvenir che vendono le opere di Ernesto Guevara o i discorsi di Fidel
Castro.
Alina si è preparata per non annoiarsi mentre aspetta di
partire: ha portato un paio di cuffie e un po’ di musica nel telefono mobile. Attende
davanti alla porta di uscita - ce ne sono soltanto due: A e B - fino a quando
un’impiegata grida a gran voce che è possibile prendere posto in aereo.
Arrivi o l’impatto
con la realtà
Humberto arriva a Cuba dopo aver fatto un viaggio negli
Stati Uniti. È stato il suo primo viaggio all’estero, ed è ancora spaventato
dalla grandezza dell’aeroporto di Miami. Nel volo di ritorno a Cuba ha compilato
il modulo della Dogana e in tasca conserva la copia della carta d’imbarco rilasciata
in fase di partenza. Fa una lunga fila nel settore immigrazione, deve
rispondere a una breve inchiesta medica ed è obbligato a firmare. Passata questa
fase, l’attende la riconsegna delle valige, il momento più lento dell’ingresso in
terra cubana. Tutti i bagagli vengono passati sotto uno scanner per indagare sul
loro contenuto.
Una volta analizzate borse e valigie, verranno indicati
con un contrassegno i bagagli da ispezionare. Una piccola striscia rossa
annodata nel manico del bagaglio può significare che contiene un
elettrodomestico o un computer. Se invece, contiene un hard disk esterno,
allora vengono scritte alcune sigle sulla striscia di carta che identifica il
volo. Non c’è modo di evitare questo iter. I doganieri sono addestrati a non
lasciar passare una lunga lista di oggetti.
Le nipoti di Humberto, nate a Coral Gables, gli hanno regalato un computer portatile e un
telefono di ultima generazione. Per questo motivo deve passare dal tavolo della
dogana, dove gli aprono la valigia e controllano minuziosamente ogni cosa. Portano
il computer in un ufficio, dove probabilmente ispezioneranno gli archivi
multimediali e ne faranno copia. È già passata un’ora e mezza da quando l’aereo
ha toccato terra e probabilmente dovrà attendere ancora di più. Mentre perquisiscono
i suoi effetti personali gli dicono che non può fare chiamate dal telefono mobile.
“Benvenuto a Cuba”, dice a se stesso quando un ufficiale gli chiede che cosa siano
quelle cose di cotone pressato “a forma di palla”. “Assorbenti per mia figlia”,
risponde infastidito.
Due ore dopo aver fatto ritorno al suo paese, Humberto
può oltrepassare la porta del terminal 2. A quella stessa ora, Alina è già seduta al suo
posto di un volo che attraverserà l’Atlantico. Guarda dal finestrino e sussurra:
“Addio aeroporto dell’Avana, spero di non vederti per parecchio tempo!”.
Traduzione
di Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi
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