giovedì 28 novembre 2024

La grande bellezza in Biblioteca


Il Bar Pellegrini

Il Bar Pellegrini non era una gelateria della Piombino anni Sessanta. Era la gelateria. Il Bar Pellegrini si trovava quasi in fondo a Corso Italia, lato depressione, dove oggi come oggi si spingono in pochi, ché non ci sono molti motivi per andare a passeggiare, scomparsa la libreria Mondadori, resta solo la pizzeria che sforna una torta di ceci cotta a legna e la pizza al taglio più buona del mondo. Il Bar Pellegrini segnava la fine della passeggiata cittadina, faceva spingere lo sguardo verso le acciaierie, simbolico spartiacque tra i quartieri operai di via Gaeta, via Landi, via Giusti e lo struscio delimitato da piazza Gramsci e piazza Verdi, sempre affollato di ragazzini. Il Bar Pellegrini si trovava a pochi metri dal cinema Sempione, aveva una sala biliardo molto frequentata, serviva aperitivi e pasticcini, colazioni calde, ma soprattutto gelati artigianali, ché quella era la sua specialità. Al Bar Pellegrini c’erano i baristi d’una volta in divisa bianca e fiocchino nero, capelli impomatati di brillantina, ché lo stile era importante e loro erano baristi da classe media, mica da popolino. Io il Bar Pellegrini me lo ricordo solo per il gelato, ero un bambino e quello mi interessava, mica il biliardo o l’aperitivo. Il Bar Pellegrini aveva un solo difetto: era il bar della borghesia e noi eravamo operai, non delle acciaierie ma delle Ferrovie dello Stato, che era pure peggio. Abbiamo passato periodi che si doveva tirare parecchio la cinghia, dicevano che in Italia c’era il boom ma non ce ne accorgevamo, forse eravamo distratti, chissà. Il gelato costava caro per il nostro bilancio, con cinquanta lire ti davano due gusti e ci mettevano pure la panna ma non erano poche cinquanta lire nel 1965, non per una famiglia di operai. Certo il gelato era buono, fatto in casa, naturale, si sentiva il sapore del latte, un sapore che adesso cerco di riscoprire in altri gelati ma per quanto mi sforzi non lo trovo, sarà per quel fatto del tempo che passa, non lo so mica per cosa sarà, so soltanto che non lo trovo e tanto basta. Se riavvolgo il nastro e vado a ritroso con la memoria mi rendo conto che sono tante le cose che ho perduto. E allora cerco, frugo, annaspo, mi immergo nei pensieri che vagano per la mia testa ma il più delle volte ne vengo fuori più stordito di prima. La memoria è selettiva, non trattiene tutto, dicono i medici, ma a volte mi sembra che trattenga solo quel che fa piacere a lei, ché le cose importanti scappano via, non le fermo, non ne sono capace.

Gordiano Lupi

www.gordianolupi.it

Nessun commento:

Posta un commento