di Wendy Guerra
A dicembre dello scorso anno ho conosciuto l’attuale ambasciatore di Spagna a Cuba, Juan Francisco Montalbán mi è stato presentato durante una mostra di pittura realizzata da Pedro Juan Gutiérrez in una delle sontuose palazzine restaurate del nostro centro storico. Nella foga dei suoi discorsi a questa inaugurazione, ho colto il bisogno di creare legami con l’arte e l’intellettualità dell’isola. Nei mesi successivi, conoscendo o frequentando artisti e intellettuali cubani, sotto la guida del suo assessore alla cultura Pedro Platas, hanno creato un ponte andata e ritorno per la cultura di entrambi i paesi: i giovedì culturali dell’ambasciata di Spagna, spazio che, per il futuro, merita tutta la nostra attenzione.
Come osserva l’ambasciatore: questi giovedì nascono da un bisogno, il bisogno, da parte dell’ambasciata, di compiere tutti gli sforzi possibili per la creazione di un legame tra i due paesi e la ricerca di tutti i possibili spazi amici tra il popolo spagnolo e quello cubano. È il classico lavoro diplomatico che avevamo bisogno di conformare alla realtà cubana. Sono queste le indicazioni e i desideri con cui è giunto nella nostra terra Montalbán, un uomo che interpreta la cultura come passaggio superiore per la comprensione e la scoperta del nostro mondo.
Pertanto, a partire dal mese scorso, il grande edificio occupato dall’ambasciata spagnola all’Avana ha aperto le sue porte al pubblico cubano (due giovedì al mese). Secondo l’estro creativo dell’assessore Pablo Platas, anima del progetto e curatore di svariate mostre esposte a Palazzo Velasco Sarrá. Per Pablo è importante aprire il palazzo, ascoltare gli autori, progettare come un’intera generazione di pittori possa dominare l’ambasciata, con le loro opere su tela, alluminio, acetato. Sculture e quadri riempiono oggi lo spazio che era prima destinato a un lavoro prettamente diplomatico.
Subito la voce inconfondibile di Pedro Juan rompe il silenzio con un testo magnifico, composto in maniera scrupolosa; mappa di idee su crisi o stagnazione, censura e ripercussione del carattere autoriale sulla letteratura universale, tematiche che spianano a poco a poco la strada essenziale di questa “altra” letteratura, che lui stesso ha percorso con successo e mezzi propri, a partire da un contesto marginale, epico, criptico, colto, erotico, chiarendo in questo modo il suo stile, il suo tratto e il suo marchio inconfondibili.
Un ripasso intelligente al resoconto di quella che lui chiama “la letteratura conflittuale” cubana, di tutti i tempi e in tutti i luoghi in cui esista uno scrittore “maledetto”, quello socialmente non classificato in nessun posto, né a Miami né a Cuba. Racconta inoltre i legami storici e terribili esistiti in questo passaggio oscuro tra scrittura e censura.
“In Spagna l’Inquisizione riuscì a impaurire così tanto gli scrittori, che fino alla seconda metà del secolo XX nella letteratura spagnola non esiste erotismo. Io attribuisco a questa situazione inquisitoriale spagnola lo strascico anti sessuale e moralista, pudico, che ancora oggi fa da zavorra a buona parte della letteratura latinoamericana, un condizionamento borghese, pretenzioso, monotono e sconnesso dalle nostre verità più profonde.”
Quanto sappiamo di questi due protagonisti che oggi parlano dal podio? Quali notizie abbiamo avuto qui delle loro critiche, premi, come seguire lo sviluppo autoriale di Leonardo e Pedro Juan nell’ultimo decennio?
A Cuba esiste forse una tecnica, una formula, un’arte per dissimulare i successi di scrittori scomodi per le istituzioni? È stata inventata una commissione straordinaria per non diffondere le notizie su certi autori che hanno una notevole risonanza internazionale?
L’acuto intervento di Leonardo Padura comprova la sua tesi sull’arbitrarietà nelle decisioni di pubblicazione. “Non esiste attualmente una politica di ciò che deve o non deve essere pubblicato. Ritengo che abbiamo ottenuto spazio sufficiente affinché a Cuba si pubblichi tutto”. In effetti, è rimasto molto sorpreso nel vedere uscire a poco a poco ognuno dei suoi libri, uno dopo l’altro, dal momento che riteneva, nella quasi totalità dei casi, che sarebbero stati censurati, specie “L’uomo che amava i cani”.
Non è un caso che tutti i partecipanti a questo primo giovedì dell’ambasciata abbiano appreso lì come è stato il cammino di entrambi per riuscire a scrivere e convivere con la creatività, la censura, il mercato e la produzione letteraria a Cuba. Lo stile pacato e per nulla ansioso di Padura, la sua linea comportamentale coerente, sagace e chiara, irradia la buona salute del suo percorso letterario consolidato e fertile.
Vederli conversare, spiegarci il loro punto di vista; trovarli a discutere insieme del nostro progetto culturale è un lusso di cui i presenti sono stati testimoni. Ricordiamo che entrambi hanno formazione ed esperienza giornalistica, evidente nella morfologia e nel contenuto delle loro carriere, sarà per questo che arrivano sempre al dunque, senza dilazioni, senza retorica, senza paura.
Leonardo ha toccato dei punti cardine, che sarebbe molto importante trascrivere e pubblicare con urgenza: soluzioni personali che hanno portato a risultati di gruppo – non collettivi -, internet e l’equivalenza negli stipendi dei cubani, la pirateria, i diritti d’autore, l’era digitale nella letteratura – tra altri importanti argomenti –, ma di tutto quello che ha detto una questione sembra improrogabile, perché inerente un fenomeno di cui si è parlato poco: le conseguenze pagate dal lettore. Secondo Padura, i nostri lettori sono stati, alla fin fine, le vittime più grandi in questa catena di controllo all’interno del mercato editoriale: “Credo che il lettore cubano sia rimasto disinformato rispetto a quello che scrivono i suoi stessi compatrioti, a quello che scrivono gli autori che in questo momento pubblicano nel mondo, al fatto che il lettore cubano non ha idea di dove si stia muovendo la letteratura universale e molte delle sue opere, insieme a molte altre della letteratura locale, per l’impossibilità economica di pubblicare determinati scritti…”
La serata è terminata con l’intervento del musicista cubano Yasek Manzano. L’incontro successivo ha avuto come ospiti Roberto Diego e lo specialista in arti plastiche Rafael Acosta per discutere sul mercato dell’arte cubana di oggi.
Il dibattito rimane aperto, a patto che esistano gestori culturali, spazi come questo e intellettuali disposti a esporre, sinceramente, le loro preoccupazioni, un pubblico desideroso di discutere e conoscere la realtà di queste questioni raccontate dalla voce dei loro protagonisti.
Traduzione di Silvia Bertoli
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