mercoledì 25 dicembre 2013

Ancora una volta dicembre


di Yoani Sanchez 
da www.lastampa.it/generaciony

Dodici mesi e siamo ancora una volta qui. Giorni per valutare le cose fatte e per rimandare al nuovo anno tutto quel che non siamo riusciti a compiere. Che cosa è cambiato a Cuba - e in ognuno di noi - da quel dicembre del 2012 in cui tracciavamo identico bilancio? Poco e molto. Nel mio piccolo spazio personale, mi sembra che tutto si sia mosso a un ritmo insolito, anche se per la vita di una nazione è soltanto un semplice fremito, di una leggera scossa. Gennaio è cominciato con la Riforma Migratoria e nei mesi successivi in molte occasioni abbiamo pronunciato la parola addio. Certo, non avevamo più quella vecchia sensazione di non ritorno, di uscita definitiva e di esilio per la vita, ma lasciavamo comunque il paese a una velocità preoccupante, restando soltanto nomi sull’agenda telefonica. La nostra condizione di “isola in fuga” si è accresciuta, anche se compresa in un ambito legale che la consente e la definisce.
Le differenze sociali sono diventate sempre più aspre. Il numero dei mendicanti e delle persone che frugano nella spazzatura è cresciuto. Malgrado ciò, molte auto moderne hanno cominciato a circolare per le nostre deteriorate strade e più di un nuovo ricco ha trascorso le vacanze sull’altra sponda dell’Atlantico. Questo 2013 sarà ricordato per le testimonianze diverse ed estreme che si sentono in giro. Aneddoti di famiglie che hanno aperto ristoranti di lusso nel cuore dell’Avana e di altre che non bevono più caffè perché non possono pagare il prezzo di mercato. Persone che attendono fuori da una boutique per comprare un paio di scarpe da tennis Adidas e gente che staziona fuori da una sala da pranzo, in attesa degli avanzi. Viviamo tempi di grandi contrasti, giorni di foto stonate scattate nel laboratorio della vita. Nel corso dell’anno che sta per finire, inoltre, il discorso ideologico si è dissociato ancor più dalla realtà. 
La repressione, da parte sua, è aumentata. Nella stessa misura in cui la società civile è cresciuta e ha cominciato a guadagnare determinati spazi. La battaglia per il monopolio informativo, in questo 2013, l’ha persa il governo e l’hanno vinta le reti clandestine di audiovisivi, notizie e libri digitali. Abbiamo potuto renderci conto meglio di quel che accadeva, ma da lì a poter convocare riunioni e assemblee la strada è ancora lunga. La vita è diventata più cara per tutti, i privilegi e i vantaggi si sono concentrati in un’elite situata molto in alto, la lotta contro la corruzione ha colpito alcuni, ma molti l’hanno fatta franca. Le rimesse giunte dall’estero insieme al sussidio venezuelano, hanno evitato il collasso, ma i numeri rossi mettono in evidenza il fallimento delle riforme economiche. Di sicuro non sono servite a offrire ai cubani una vita migliore, un valido motivo per non abbandonare questo paese.
Il mondo ci ha impartito alcune lezioni: ricordo le immagini di Kiev dove molti hanno perso la paura. La figura di Fidel Castro si è fatta sempre più sbiadita, in quella lunga morte in vita che dura da sette anni. E la libertà? Vediamo se ce la faremo a ottenerla nel 2014.

Traduzione di Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi

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