di Yoani Sanchez
Un’architettura che un tempo sarebbe stata definita audace, un prato insolitamente curato e le porte ben custodite per allontanare i curiosi. Il Palazzo delle Convezioni ha ospitato così tanti eventi organizzati dal governo che è difficile separare il suo nome dalla parola “ufficiale”. Viene utilizzato anche come sala parlamentare per un’Assemblea Nazionale che non ha una propria sede e rifiuta di usare lo stupendo emiciclo del Capitolio avanero. Proprio in quel palazzo, nel sancta sanctorum delle cose statali e governative, questa settimana ha avuto luogo un incontro sui mezzi di comunicazione alternativi e sulle reti sociali convocato dal Ministero dei Rapporti Esteri. Il prato trascurato di un anonimo parco sarebbe stato uno scenario migliore, perché i partecipanti avrebbero parlato in pubblico invece che a un ristretto numero di invitati. Ma è chiaro che questa cosa non si poteva permettere.
In un paese dove guadagnano spazio sia la blogosfera che le reti Twitter alternative, è stata organizzata una riunione sul tema Web 2.0 senza invitare una sola voce non istituzionale. Non riconoscere l’esistenza di chi è diverso da noi è un atteggiamento molto infantile; organizzare eventi riservati a pochi eletti per parlare di reti sociali evidenzia, come minimo, un forte timore del pluralismo. Forse i presenti - che provenivano dai cinque continenti - non erano al corrente della parzialità ideologica del Foro. Nel migliore dei casi credevano davvero di poter incontrare l’ampio ventaglio di opinioni che si mostra con tanta forza nei blog e siti internet dedicati a Cuba, realizzati all’interno e all’esterno dell’Isola. Nel Palazzo delle Convenzioni è stato messo in scena un copione schematico, per studiare Internet come arma, trincea, scudo. Sono i vecchi metodi dello scontro politico e dell’estremismo, nascosti da un esile velo di kilobytes.
Basta leggere i 14 punti redatti al termine dell’incontro, che si è protratto per diversi giorni, per concludere che i partecipanti non erano stati invitati per essere ascoltati, ma dovevano soltanto ricevere istruzioni. Per l’autoritarismo che manifesta mi ha sorpreso soprattutto il punto programmatico che consiglia l’uso quotidiano di hashtags su Twitter. Non si rendono conto che mettendo per scritto una simile disposizione rivelano la mancanza di spontaneità delle loro campagne su Web. Credetemi, gli organizzatori di questo Foro volevano soltanto definire una procedura standard, stabilire articoli commissionati e una posizione imposta, ma non hanno niente a che vedere con le reti sociali né con i mezzi di comunicazione alternativi. Salta subito all’occhio quando una cosa è predisposta dall’alto. I lettori preferiscono la spontaneità di un individuo che interagisce in maniera orizzontale con gli altri a una serie di accordi presi in una sala ufficiale, di un palazzo ufficiale, nella zona più ufficiale di questa città.
La Dichiarazione prodotta dall’incontro si può leggere su Café Fuerte: http://cafefuerte.com/2011/12/01/canciller-el-pais-no-esta-en-condiciones-de-financiar-internet-para-todos-los-cubanos/.
Traduzione di Gordiano Lupi
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