da www.lastampa.it/generaciony
Fuochi artificiali all’Avana per il giorno dei diritti umani
Nella mia infanzia ricordo una lunga lista di frasi e di parole vietate, ma due erano le più censurate: “Natale” e “Diritti Umani”. Ogni tanto sentivo sussurrare la prima dalla bocca di una nonna che aveva conosciuto gli alberi adornati con ghirlande, i torroni di Alicante e il tacchino. La seconda, invece, si mormorava in senso dispregiativo per alludere a persone coinvolte in attività controrivoluzionarie. Sono cresciuta così, senza conoscere le festività dell’ultima settimana dell’anno e credendo che quella dichiarazione adottata dalle Nazioni Unite nascondesse il male. Il mio ridotto vocabolario mi ha spinto a tenere un comportamento civico timoroso e mi ha portato ad accettare passivamente un lungo elenco di proibizioni.
In questo mese di dicembre, i negozi sfoggiano luci intermittenti e alberi ben adornati. Un pingue Santa Claus sorride nella vetrina di un importante centro commerciale della città. Le persone si incontrano per strada e tra di loro si scambiano frasi come “Buon Natale”, “Sto facendo gli acquisti di Natale”, “Vieni a casa mia a festeggiare il Natale”. Il ridotto vocabolario della mia infanzia si è visto restituire una parola, un termine che per decenni è stato considerato maledetto. Nonostante tutto, il vicino di casa continua a dire: “Fai attenzione, non ti avvicinare troppo, perché loro sostengono i diritti umani”. In qualche meeting di ripudio - tra i tanti che vengono organizzati nel nostro paese - in questo istante qualcuno sta gridando: “Abbasso i diritti umani!” e il poliziotto politico che sorveglia la situazione all’angolo di una strada conferma alla radio: “Sì, stanno arrivando i gruppuscoli che sostengono i Diritti Umani”. Non può mancare un amico che ci chiede di parlare a bassa voce, “perché se cominci ad affrontare certi argomenti, è meglio alzare il volume della musica”.
Una neve ipotetica cade sul rosso dei berretti natalizi, ma un tremendo acquazzone la dissolve e la riduce al minimo. Cade la pioggia dell’intolleranza, scendono le gocce delle detenzioni, soffia il vento inclemente che tormenta la nostra Isola quando qualcuno osa appena pronunciare l’espressione “diritti umani”.
Traduzione di Gordiano Lupi
Nota del traduttore:
La giornata dei diritti umani a Cuba è passata al ritmo di numerosi arresti temporanei, la nuova prassi raulista. Gli attivisti dei diritti umani hanno confezionato ombrelli simbolici e camicette disegnate da El Sexto. Tra gli arrestati segnaliamo il cantante punk Gorki Avila, che non ha potuto esibirsi.
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