di Mane Ferret
(traduzione di Gordiano Lupi)
Non posso più sedere
al Mirinda, quel bar
così accogliente del quartiere Raval
da dove mi cacciarono
per scrivere
il tuo nome infinito
in tutte le tovaglie di tela
con la mia lametta spuntata.
Non posso attraversare la Boquería
per assaggiare l’uva senza la tua bocca
né oso accarezzare
il quimbombó sugli scaffali
né le papaie
né i carciofi.
Il quartiere dove vivemmo un tempo
magico e fantastico
mi è stato vietato
come se si fossero estinti
quei volti profondi
il contrabbandiere di marlboro
lo zoppo con i portacenere di latta
e gli accordi
di Miguel il suonatore di flamenco
le sue unghie di tela
preparate a una vita brevissima
strizzando gli occhi
lungo le strade pisciose
affettuosamente.
Non voglio più tornare
sull’isola che mi vide nascere
dove allevano le colombe
come cose sacre
dove tutto è essenziale e intenso
ed esistono
la parola perdono
e la parola
digiuno.
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Mane Ferret è nato a Santiago de Cuba, nel 1961. All’Avana ha pubblicato: Tres agujas e El libro del buey. Come cantante ha inciso composizioni proprie e di altri autori. Lavora nell’Asociación Cubaneo-Lo auténtico, dedicata alla diffusione della musica cubana a Barcellona.
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