Dietro le sbarre
Finalmente il governo cubano mi ha messo dietro le sbarre. Dopo 4 anni di “arbitrario processo legale”, dove sono state violate le regole più elementari del sistema giuridico. Ho dovuto difendermi da molteplici accuse, perpetrate con l’evidente intenzione di distruggere la mia immagine davanti all’opinione pubblica. Il mio processo doveva servire da monito per scrittori e artisti cubani, perché il solo scopo era quello di far tacere il mio blog Los hijos que nadie quiso. Non hanno fatto i conti con una logica diversa: una volta cominciato a scrivere la realtà quotidiana non è possibile tornare indietro.
Finalmente il governo cubano mi ha messo dietro le sbarre. Dopo 4 anni di “arbitrario processo legale”, dove sono state violate le regole più elementari del sistema giuridico. Ho dovuto difendermi da molteplici accuse, perpetrate con l’evidente intenzione di distruggere la mia immagine davanti all’opinione pubblica. Il mio processo doveva servire da monito per scrittori e artisti cubani, perché il solo scopo era quello di far tacere il mio blog Los hijos que nadie quiso. Non hanno fatto i conti con una logica diversa: una volta cominciato a scrivere la realtà quotidiana non è possibile tornare indietro.
Nonostante la sofferenza e il dolore provocato, soprattutto alla mia famiglia, sono orgoglioso di trovarmi nel luogo dove sono andati a finire tanti buoni cubani. Da qui tenterò di far arrivare i miei post e continuerò a svolgere il mio modesto ruolo per ottenere un’apertura democratica a Cuba, porterò avanti la mia lotta e la resistenza nei confronti del regime totalitario. Sono soltanto un cittadino che ha deciso di togliersi la maschera e di denunciare quel che accade nel mio paese nel solo modo in cui posso farlo, scrivendo.
Adesso mi trovo in mezzo a uomini che hanno commesso diversi delitti ma sono vittime di razzismo, percosse e ingiustizie sociali. Quando sentono dire che presto Cuba cambierà vedo i loro occhi illuminarsi. Altri reclusi sono stati privati della libertà personale per un reato chiamato “pericolosità sociale”, fattispecie non proprio legale che esiste solo nel nostro paese. Sono individui puniti in anticipo, solo per il sospetto che possano commettere qualche illegalità, per la maggior parte persone di colore e senza un lavoro statale.
Oggi comincia una nuova tappa nella mia vita e nel cammino che ho scelto. La speranza dei cubani, la loro perseveranza nella lotta porterà il cambiamento necessario per trasformarci in uno Stato prospero e democratico.
Non aggiungo altro e “con la mia grafia alta e inclinata” rivolgo il mio abbraccio e ringrazio tutti coloro che si dimostrano solidali e sostengono la mia causa.
Dalla prigione di Valle Grande, 1 Marzo 2013
Ángel Santiesteban Prats
Traduzione di Gordiano Lupi
Nota del traduttore: Ángel Santiesteban Prats è stato trasferito nel carcere di Guanabacoa, dove si trova ancora oggi recluso.
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