sabato 16 marzo 2013

Yoani Sánchez teme il ritorno a Cuba


Yoani Sanchez e Orlando Pardo Lazo a New York


New York, 16 marzo 2013 - Yoani Sánchez ha detto ieri a New York di temere le rappresaglie che potrebbe subire al suo rientro a Cuba, dopo il tour che ha avuto inizio in Brasile il mese scorso e che l’ha portata a visitare Spagna, Repubblica Ceca e Messico.

“Ho molta paura di quel che potrà accadere al mio ritorno”, ha ammesso la blogger durante una conferenza stampa all’Università di New York, seconda apparizione negli Stati Uniti, dopo aver parlato alla Columbia University.

“Il governo cubano si comporta come un padre dispotico. Tratta i suoi cittadini come se fossero bambini. Quando escono di casa e si comportano male, ricevono sempre un castigo. Quale sarà il castigo per questa bambina inquieta chiamata Yoani Sánchez? Forse non mi faranno più uscire, magari aumenteranno la campagna di diffamazione e la fucilazione mediatica contro di me sui media nazionali. In ogni caso questo viaggio sarà il mio scudo protettivo, non sarà una protezione totale né permanente, ma almeno nei primi mesi sarà una difesa contro il braccio repressivo del regime, forse mi eviterà di essere arrestata. Non ho nessuna intenzione di vivere fuori da Cuba, come un esiliata volontaria, conosco già l’esperienza dell’emigrazione, perché ho vissuto due anni in Svizzera, dal 2002 al 2004, ed è stata un’esperienza importante della mia vita, ma non penso di ripeterla. Al contrario di quel che afferma il titolo di un romanzo di Milan Kundera, per me la vita non è altrove, ma in un’altra Cuba. Continuerò a lavorare al mio diario personale, Generación Y, ma voglio creare un nuovo media digitale per raggiungere un maggior numero di persone con poco accesso a Internet, diffondendo CD o memory card”.

Yoani ha parlato anche del nuovo Papa, l’argentino Francisco, si è rallegrata che sia latinoamericano, anche se ha detto di essere agnostica. Ha commentato la morte di Hugo Chávez: “Era una notizia attesa dai primi giorni dell’anno. Bastava leggere tra le righe della retorica ufficiale. I miei compatrioti hanno sentimenti contrastanti su questo argomento. Alcuni temono che la morte di Chávez possa portare Cuba al collasso economico, ma altri ritengono che la sua scomparsa possa fungere da catalizzatore per le riforme e che obbligherà Raúl Castro a procedere sulla strada del cambiamento. In realtà le riforme di Raúl vanno nella direzione giusta, ma al momento sono di portata limitata, non sono integrali, e si riducono al piano economico. Manca l’aspetto legato alla libertà di espressione del pensiero e ai diritti umani”.

Yoani Sánchez, il giorno precedente, alla Columbia University, aveva detto: “Ho un piano che molti considerano pericoloso: fondare un nuovo media informativo libero a Cuba. Non significa che abbandonerò Generación Y, ma che oltre al mio esorcismo personale voglio fare qualcosa di nuovo e di più importante. A Cuba abbiamo un reato chiamato propaganda nemica, un reato assurdo, che si concretizza quando una persona diffonde opinioni diverse da quelle portate avanti dai media ufficiali. Per questo, passare da un blog personale a un giornale indipendente con ben altre caratteristiche può essere pericoloso”.

Una vignetta di Omar Santana:



Gordiano Lupi

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