di Amir Valle
Seconda Parte
Angel e suo figlio Eduardo
2. La ragnatela giudiziaria di un’infamia
False prove
Il 29 luglio del 2009 Ángel Santiesteban viene arrestato, con l’accusa di aver violentato la sua ex moglie, Kenia Rodríguez, dalla quale è separato da 4 anni e che adesso vive con un membro del Ministero degli Interni. Viene dimostrato che nel giorno della supposta violenza Ángel non si trovava in casa della donna, inoltre lei rifiuta di sottoporsi al controllo medico per convalidare l’accusa. Una seconda denuncia della ex moglie, Kenia Rodríguez: questa volta lo scrittore è accusato del furto di gioielli di famiglia. La donna rifiuta di riconoscere i gioielli in fotografia e la denuncia resta lettera morta. Arriva una terza denuncia di Kenia Rodríguez per furto di denaro. Ángel Santiesteban dimostra ancora una volta che non si trovava nel luogo dei fatti. L’ex moglie non fornisce prove e la denuncia non produce conseguenze. Un mese dopo Ángel Santiesteban si trova vicino (60 metri) alla sua ex moglie. È accusato di molestie, ma questa volta la denuncia non viene accettata. Quindici giorni dopo, un corto circuito proveniente da un’apparecchiatura elettrica deteriorata provoca un incendio in casa di Kenia Rodríguez, che per fortuna non è dentro l’abitazione. In ogni caso, l’ex moglie denuncia ancora Ángel Santiesteban, questa volta per tentato omicidio. Ángel viene liberato perché dimostra che non si trovava in quel luogo al momento dei fatti, ma il giorno dopo viene convocato alla stazione di polizia e deve pagare una multa pari a 1500 pesos. Inoltre gli viene vietato di andare al Festival de La Palabra (Festival della Parola), a San Juan, Puerto Rico, dove era stato invitato.
Passano pochi giorni, il suo caso viene assegnato a un nuovo Giudice Istruttore e tutto cambia. Vengono riattivate le vecchie denunce e lo scrittore si trova a dover rispondere per una serie di accuse che potrebbero portarlo a subire una pesante condanna (54 anni di detenzione!).
Irregolarità giudiziarie
Viene presentato un solo testimone, che comincia a gridare di non obbligarlo a fare dichiarazioni contro Ángel Santiesteban. Il testimone si reca a casa di Ángel e spiega davanti ad alcuni vicini che è stato obbligato a deporre falsità contro di lui. Le parole del testimone vengono registrate in un video. L’accusa ritira il testimone di comodo dalla causa.
Il fascicolo con gli atti di causa non si trova da nessuna parte, anche se per legge dovrebbe essere a disposizione della difesa. Finalmente, si viene a sapere che è stato consegnato a un ufficiale di nome Ribeiro, a Villa Marista, prigione centrale della Sicurezza di Stato (polizia politica di Cuba).
Tra settembre e ottobre 2011, l’avvocato difensore rinuncia all’incarico per aver ricevuto intimidazioni e minacce dopo aver accettato di difendere lo scrittore. Ángel contatta un nuovo legale: Miguel Iturria Medina, che riesce a dimostrare la falsità delle accuse più gravi, subito ritirate dal fascicolo penale. Il Tribunale chiede una pena pari a 15 anni di detenzione, contro i precedenti 54.
Dopo 3 anni di attesa, nel mese di ottobre 2012, si celebra il processo pubblico. L’avvocato difensore dimostra l’inconsistenza delle poche prove presentate, incluso la relazione di un perito calligrafo che fonda la colpevolezza di Ángel sul fatto che scrive con una “certa” inclinazione, e compone le parole “con una grandezza molto sospetta”. Arriva la condanna annunciata per Ángel Santiesteban: cinque anni di detenzione. La difesa è sconcertata, perché ha dimostrato la falsità di ogni prova presentata e il legale dello scrittore dichiara che il massimo della pena per il suo assistito poteva essere una multa, anche facendo riferimento ai meriti sociali e alla fedina penale intonsa.
3. Vergognose evidenze di un’infamia
Da quando è cominciata la sporca campagna di criminalizzazione dello scrittore cubano Ángel Santiesteban Prats, sono in molti a sostenere che il giudizio per presunti reati comuni contro questa nota figura della letteratura cubana è stato un processo ingiusto. Sono state compiute gravi irregolarità per far calare il silenzio sui veri motivi di una rappresaglia da parte della polizia politica: le forti critiche contro Raúl Castro e le accuse contro il totalitarismo del regime pubblicate da Ángel nel blog “Los hijos que nadie quiso” (“I figli che nessuno ha voluto”).
Indichiamo di seguito le violazioni più scandalose, dimostrate dall’avvocato difensore, Miguel Iturria Medina, durante il Ricorso in Cassazione contro il verdetto di Primo Grado del Tribunale Provinciale Popolare dell’Avana.
1.- La polizia ha sempre considerato infondate le accuse presentate contro Ángel Santiesteban dalla sua ex moglie, Kenia Rodríguez, ma a un certo punto è stato nominato un nuovo Giudice Istruttore che ha riaperto il fascicolo penale basato sulle precedenti false accuse.
2.- L’accusa ha presentato un testimone falso: Alexis Quintana Quindelán, che ha confessato di aver mentito su istigazione di Kenia Rodríguez che gli aveva promesso in cambio benefici personali. Tale ritrattazione successiva è stata registrata dalla difesa ed è stata pubblicata su Youtube.
3.- Il dossier penale, che per legge doveva essere depositato presso gli uffici della polizia e del tribunale, non si è trovato per mesi, infine è stato rinvenuto dalla difesa a Villa Marista, nelle mani della polizia politica.
4.- Le prove fornite dall’accusa in merito alle violenze e aggressioni che Ángel Santiesteban avrebbe perpetrato nei confronti della sua ex moglie sono state smentite nel corso del giudizio, grazie ad accurate perizie medico - legali. La difesa ha dimostrato un preciso interesse di Kenia Rodríguez a pregiudicare l’integrità morale e sociale di Ángel.
5.- La prova dell’accusa che la presunta azione aggressiva di Ángel Santiesteban contro la sua ex moglie avrebbe provocato danni psicologici sul figlio, Eduardo Ángel Santiesteban Rodríguez, è stata smentita dalla maestra del ragazzo, Yahima Lahera Chamizo, che ha dichiarato all’avvocato difensore come il giovane sia stato fatto oggetto di pressioni da parte della madre per rilasciare dichiarazioni contro il padre. Inoltre, lo stesso ragazzo ha negato ogni tipo di aggressione da parte del padre nei confronti della madre. Nessuna di queste dichiarazioni è stata presa in considerazione dal Tribunale.
5.- Durante la detenzione di Ángel Santiesteban, a novembre 2012, perché insieme ad altri oppositori chiedeva la liberazione di un avvocato dissidente, l’agente della polizia politica chiamato “Camilo”, dopo averlo minacciato di morte gli avrebbe detto: “Ti faremo dare cinque anni di galera!”. La cosa strana è che la sentenza del Tribunale non era ancora stata pronunciata.
6.- La condanna a cinque anni di reclusione è in ogni caso sproporzionata al delitto, visto che la legge prevede per casi simili “da tre mesi a un anno di prigione, oppure una pene pecuniaria”. Inoltre, la legge propende per non privare il reo della libertà personale, ma preferisce misure alternative al carcere.
In definitiva, come affermano molti intellettuali che denunciano questa ingiustizia, si tratta di violazioni sufficienti per rendere invalido il processo che ha condannato Ángel Santiesteban Prats.
Traduzione di Gordiano Lupi
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