lunedì 16 giugno 2014

Fuori dal gioco vince ancora!


La Giuria Tecnica del Premio Camaiore ha conferito il PREMIO SPECIALE alla mia traduzione di Fuori dal gioco di Heberto Padilla, libro importante, mai pubblicato in italiano prima delle Edizioni Il Foglio, testo poetico che segna la prima frattura tra gli intellettuali e la Rivoluzione Cubana. Fuori dal gioco (1966) ricevette un prestigioso premio UNEAC ai tempi delle sua prima uscita, in terra cubana, anche se dopo il suo autore cadde in disgrazia e fu costretto all'esilio. 


Gordiano Lupi


Heberto Padilla è uno dei poeti contemporanei più importanti in lingua castigliana. Nel 1967 si trova al centro di una polemica ideologica a causa del suo libro Fuera del juego. Nella primavera del 1971 il mondo conosce il Caso Padilla, una grande farsa montata dalle autorità culturali cubane che ricorda i processi sovietici, durante i quali gliintellettuali di prestigio, principalmente poeti e scrittori, venivanocostretti a ritrattare le loro opere in una sorta di autocritica pubblica. Questo processo tocca a Heberto Padilla e a sua moglie Belkis Cuza Malé. I due intellettuali sono obbligati a ripetere un copione preventivamente concordato e orchestrato dalla Sicurezza di Stato. Nella così detta autocritica Heberto si dichiara colpevole di essere un controrivoluzionario e di aver commesso una serie di crimini politici. Tutti gli intellettuali del mondo, soprattutto di sinistra, comprendono che si trattadi un processo stalinista, reagiscono inviando lettere a Fidel Castro facendo pressione perché Heberto e sua moglie siano lasciati liberi di uscire da Cuba. Il Caso Padilla è la prima ferita aperta della Rivoluzione Cubana e la prima vera crisi attraversata dal "paradiso comunista". Heberto Padilla viene demolito dai membri dell'UNEAC (Nicolas Guillén in testa) che seguono alla lettera le indicazioni di Fidel Castro che lo definisce "un uomo ambizioso, iscritto al cenacolo dei poeti e degli intellettuali da salotto con il solo interesse di elevarsi in una società decadente". Le opinioni internazionali sul Caso Padilla si dividono. Da un lato c'è la maggioranza che considera l'autocritica come una vera e propria farsa, una specie di operetta velenosa concepita, guidata e condotta dalla Sicurezza di Stato. Dall'altro lato ci sono gli intellettuali allineati e disciplinati che definiscono l'autocritica genuina, considerano Heberto e Belkis alla stregua di agenti della Cia che consegnano le armi al nemico e contribuiscono al deviazionismo ideologico tra gli intellettuali e la classe politica. Il caso Padilla provoca una rottura tra gli intellettuali della sinistra mondiale e la Cuba castrista. Ci sono proteste e pressioni da parte di intellettuali come Jean-Paul Sarte, Carlos Fuente e Mario Vargas Llosa. Padilla chiede a Castro il permesso di lasciare il paese, ma gli viene negato. È soltanto grazie alla pressione di Sartre, Simone de Beauvoir, Alberto Moravia, Mario Vargas Llosa, che, nel 1980, Padilla viene liberato e autorizzato a lasciare il paese. In questo stesso anno conclude il romanzo En mi jardín pastan los heroes, che viene tradotto in sette lingue, persino in italiano (Nel mio giardino pascolano gli eroi, Mondadori - purtroppo fuori catalogo). Nel settembre del 2000, Padilla muore negli Stati Uniti, in una stanza di hotel dell'Alabama, per un infarto cardiaco.


Heberto Padilla (Pinar del Rio, 1932 - Alabama, 2000). Il suo più importante libro di poesia è Fuera del Juego (premio «Julián del Casal», concorso UNEAC, 1968), ma vanno citati anche i precedenti: Las rosas audaces (1949) e El justo tiempo humano (1962) e i successivi: Provocaciones (1973), El hombre junto al mar (1981), Un puente, una casa de piedra (1998). Padilla scrive anche due romanzi come El buscavidas (1963) e En mi jardín pastan los héroes, (1986) e un saggio autobiografico come La mala memoria (1989). Di Heberto Padilla niente risulta edito in italiano, a parte un'esaurita (e ormai fuori catalogo) edizione Mondadori de Nel mio giardino pascolano gli eroi. Fuera del juego è il simbolo della disillusione rivoluzionaria, il libro che mette a nudo tutte le menzogne del castrismo e che mostra il vero volto della dittatura.
Gordiano Lupi (Piombino, 1960). Direttore Editoriale delle Edizioni Il Foglio. Ha tradotto i romanzi del cubano Alejandro Torreguitart Ruiz: Machi di carta (Stampa Alternativa, 2003), La Marina del mio passato (Nonsoloparole, 2003), Vita da jinetera (Il Foglio, 2005), Cuba particular – Sesso all’Avana (Stampa Alternativa, 2007), Adiós Fidel (Il Foglio/A.Car., 2008), Il mio nome è Che Guevara (Il Foglio/A.Car., 2009), Mister Hyde all'Avana (Il Foglio, 2009. I suoi lavori più recenti di argomento cubano sono: Nero Tropicale (Terzo Millennio, 2003), Cuba Magica – conversazioni con un santéro (Mursia, 2003), Un’isola a passo di son - viaggio nel mondo della musica cubana (Bastogi, 2004), Orrori tropicali – storie di vudu, santeria e palo mayombe (Il Foglio, 2006), Almeno il pane Fidel – Cuba quotidiana (Stampa Alternativa, 2006 - ristampa aggiornata Acar, 2012), Avana Killing (Sered, 2008 – in edicola), Mi Cuba (Mediane, 2009), Sangue Habanero (Eumeswill, 2009), Una terribile eredità (Perdisa, 2009), Per conoscere Yoani Sánchez (Il Foglio, 2010), Fidel Castro – Biografia non autorizzata (Acar, 2011). Ha tradotto Cuba libre – Vivere e scrivere all’Avana, di Yoani Sánchez (Rizzoli, 2009). Ha tradotto La ninfa incostante di Guillermo Cabrera Infante per Minimum Fax/Sur (2012), La patria è un’arancia di Felix Luis Viera e Il peso di un’isola, opera poetica di Virgilio Piñera. Nel 2012 è uscito un suo lungo capitolo in un saggio scritto insieme a quattro autori cubani dell’esilio, El otro paredon, sulla situazione cubana edito in USA, in inglese e spagnolo. Sito internet: www.infol.it/lupi – mail: lupi@infol.it.

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