Ora io mica sono
invidioso. No davvero. Voi magari non ci crederete ma io non sono invidioso per
niente. Io se leggo uno scrittore bravo lo consiglio a tutti e darei la mano
destra per avvicinarmi al suo stile. Tu prendi Leonardo Padura Fuentes e L’uomo che amava i cani, oppure Il romanzo della mia vita. Echeccazzo. Hai voglia a dire li
scrivevo pure io. No che non li scrivevo, ché io sapevo un cazzo di Trovsky e
di Heredia, se ho imparato qualcosa lo devo al vecchio Padura, barba nera come
il peccato, sigaro tra i denti, una spruzzatina di bianco tra i peli. Non lo
posso invidiare. Soltanto ammirare. Rendermi conto che tra me e la letteratura
passa identica differenza che tra Padura Fuentes e Yoani Sánchez, la scrittrice
più sintetica della storia, la giornalista più superficiale dell’emisfero
australe. L’uomo che amava i cani mi
pare che siano 650 pagine di letteratura, cenni di storia dell’Unione
Sovietica, pieno zeppo di riferimenti allo stalinismo e all’attentato a
Trovsky, un ponderoso romanzo che racconta tutti i problemi del nostro
quotidiano. Il romanzo della Rivoluzione cubana, quel famoso libro che tutti i
nostri narratori vorrebbero scrivere, ma nessuno ci riesce, vergato per
metafore, parlando a nuora perché suocera intenda. Yoani Sánchez, invece, va
avanti per luoghi comuni e incassa lodi (pure soldi, ché come diceva Manolito a
Mafalda i soldi non sono tutto, ci sono
anche gli assegni). Oggi, per esempio parla di marijuana per dire che a
Cuba si fumano spinelli come in ogni altra parte del mondo, ma lei vorrebbe
vivere in un paese dove si può discutere sulla depenalizzazione invece che in
un posto dove si nega l’esistenza del problema. 14ymedio sarà anche il periodico più bello del mondo, il miglior
giornale di Cuba, ma a mio parere è una lettura del cazzo che rifrigge cose già
dette, forse avrebbe bisogno di qualche giornalista vero. In prima pagina
pubblicano la grande notizia del primo cartone animato cubano in 3D, quel Meñique tratto dal racconto di José
Martí, di cui da mesi altri diari telematici hanno dato notizia. Informazioni
di terza mano, articoli che puzzano come il pesce marcio, persino una pseudo
giornalista spedita a Varadero tutto
compreso per firmare il reportage più idiota della storia. Ecco, il fatto
che Vargas Llosa ritenga questo periodico degno del suo sostegno, invece, mi fa
parecchio incazzare, ché questo è il Palante
del giornalismo, una presa per il culo in gigabyte, un incredibile circo di
puttanate dove si fa a gara a chi la spara più grossa e a chi racconta il fatto
più risaputo. Già ve l’ho già detto, non sono invidioso, ma a questo punto lo
apro anch’io un periodico, comincio a dire che me lo sequestrano, che mi
boicottano, che al governo gli fa tanta paura tutto quel che scrivo, poi
comincio, racconto del Mondiale di calcio, dico che pure a Cuba lo guardano,
riferisco che a Varadero si mangia a crepapelle, invece a Luyanó si fa la fame,
parlo di droga un tanto al chilo, senza documentarmi, tanto che cazzo serve,
faccio narrativa, letteratura, fiction,
mica giornalismo… Poi mi metto a vedere l’effetto che fa, aspetto i premi, vado
un po’ in giro per il mondo, faccio la vittima che paga sempre, dico che mi
perseguitano, prima di tornare a casa tiro badilate di merda sulla Rivoluzione,
magari lo faccio da New York in diretta mondiale, a cena da Obama, ché tanto
m’invita, sono più che certo. Va bene, via, le nostre cazzate le abbiamo dette,
per oggi, tanto io scrivo un blog, ho la patente di sparaballe a piede libero, dico quel che mi pare e rispondo solo a
me stesso. Non faccio neppure letteratura, non sono Cabrera Infante né Padura
Fuentes. Sono soltanto Alejandro Torreguitart, scrittore di poco conto, non
m’invita nessuno a dire quel che penso, pure quel fesso che mi traduce, il camaján marito di mia cugina, dice che
non c’ha il becco d’un quattrino. Cazzo, rispondo, lavoravi per Yoani e non hai
soldi per invitarmi in Italia? Tutti i fessi li incontro io, guarda. Andiamo
avanti così. Facciamoci del male.
Alejandro
Torreguitart Ruiz
L’Avana, 23 giugno 2014
Traduzione di Gordiano Lupi
L’Avana, 23 giugno 2014
Traduzione di Gordiano Lupi
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