Yoani accusa a reti unificate: El Nuevo Herald e Martí Noticias replicano identico comunicato stampa, diffuso da
Chicago a colpi di Twitter. Le dichiarazioni della blog-trotter (la chiameremo così, il soprannome le si addice) sono
tutte rigorosamente in 140 caratteri. Non fosse mai che non si comprendesse il
ruolo basilare dei mezzi informatici nella lotta per una Cuba libera. Dopo i barbudos avremo gli internautas al governo di Cuba?
Vediamo la notizia: “Il governo
castrista blocca il mio periodico in maniera intermittente. Si tratta di una
manovra – che definisce torcida – per
non consentirmi di accusare il regime di censurare 14ymedio. In ogni caso sto usando metodi alternativi per diffondere
il giornale, che viene aggiornato quotidianamente, e sono molto contenta perché
abbiamo registrato un numero imprevisto di accessi”.
La blog-trotter
si gode Chicago, dove è stata invitata per premiare (in valuta pregiata) il suo
impegno in favore della libertà di stampa, contro la censura e per la
diffusione dei diritti umani. Ha riscosso 10.000 dollari, tra una chiacchierata
e l’altra, un modo indiretto – grazie a un premio – di finanziare la sua
attività giornalistica (parola grossa). Non è vero che non potrà disporre di
quella cifra per colpa dell’embargo, perché lei sa bene come si aggira il bloqueo, anche se gioca a fare la parte
di Pinocchio, che da un po’ di tempo a questa parte le si addice.
Tornando a bomba, la sua tesi originale sarebbe che il governo blocca 14ymedio un giorno sì e uno no per non
far capire che si tratta di un’operazione di censura. In ogni caso la rivista
conta ben 200.000 visite da tutto il mondo. Non solo. Yoani diffonde pdf
stampati porta a porta e memorie USB a più non posso. Ce la vedete? Io no, ma
tutto può essere, anche che la blog-trotter
si occupi dei problemi dei poveri invece di guardarli dall’alto in basso con
alterigia borghese. La blog-trotter
non aggiunge che i contatti sono quasi tutti esterni, non tanto per colpa della
censura governativa, quanto perché i cubani non sono interessati a collegarsi a
una rivista telematica che racconta cose di pubblico dominio a prezzi altissimi
(un’ora di connessione costa circa 7 dollari, mezzo stipendio di un impiegato
statale). A nostro parere, se il governo cubano perde tempo per censurare una
rivista che nessuno legge i casi sono due: Raúl Castro è completamente
rimbecillito, oppure c’è qualcosa sotto. Tra l’altro è previsto in tempi brevi
il rientro a Cuba della blog-trotter,
che come al solito – dopo aver accusato il governo cubano di ogni possibile
infamia – non subirà alcuna repressione. Non è stupefacente? Se Cuba fosse
davvero una dittatura liberticida non si limiterebbe a bloccare 14ymedio in maniera intermittente, ma
farebbe marcire la sua direttrice nelle patrie galere. Troppe cose non mi
convincono in questa storia…
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