Il Paseo del Prado mette in mostra le sue belle sculture di leoni, fuse a partire da munizioni e armi della nostra guerra d’indipendenza. Quando fu inaugurato con le ampie panchine di marmo e i frondosi alberi ai due lati, si trasformò rapidamente in un luogo d’incontro e di svago. Parte della sua ampia struttura venne edificata proprio dove una volta c’era la muraglia dell’Avana, che separava la parte dentro le mura della città e la cittadella che stava crescendo intorno. Oggi, questo viale scorre tra il centro storico affollato di turisti e l’altra parte della capitale piena di gente ammucchiata e di strade distrutte. I felini di bronzo, nonostante tutto, continuano a mostrare la stessa nobiltà d’un tempo, il vecchio sogno di grandezza che la nazione accarezzava agli inizi del XX secolo.
Anche il Prado, il nostro Prado, ha vissuto momenti di totale oblio solo perché era stato ideato e costruito durante la Repubblica. Quando la storia fu riscritta di nuovo e i vincitori dipinsero con colori cupi tutto il passato, neppure la criniera e le fauci di quelle statue si salvarono dalla critica. Un viale così centrale finì per essere dimenticato, non dalle persone che continuavano a passeggiare lungo la strada alberata, ma dalla retorica ufficiale. Di fatto non si citava mai il suo ampio viale dotato di parco centrale durante i programmi televisivi, né venivano organizzate attività ludiche o politiche all’ombra dei suoi alberi. Tuttavia, i venditori casuali, i bambini che vivevano nelle vicinanze, le coppiette che cercavano un luogo appartato per scambiarsi effusioni, approfittarono della mancanza d’interesse istituzionale e si appropriarono del Prado. In uno dei suoi incroci più centrali venne installata la cosiddetta “borsa della permuta”, una sorta di mercato alternativo di scambio di case in un paese dove è ancora proibita la compravendita di abitazioni.
Solo molto tempo dopo, lo storico della città recuperò quella lunga strada appartata. Cominciò un breve periodo di restauro, ma il Paseo del Prado rimase nelle mani dei passanti e dei bambini, perché fino a oggi ogni sua piccola parte mette in evidenza uno splendore passato che infastidisce il potere. Invece, Piazza della Rivoluzione, con le riunioni di massa e i lunghissimi discorsi di cui è teatro, non ha mai potuto essere un luogo spontaneo di aggregazione. È la grande differenza tra un posto che un popolo sceglie per veder giocare i suoi figli, riposare alcuni minuti prima di proseguire il cammino o fermarsi a osservare il tramonto, e un altro dove viene spinto ad andare in massa, come fosse un plotone. Sembrava proprio che con le loro zanne immortalate in un gesto di sfida, le sculture dei leoni si fossero sempre burlate dei lunghi anni di abbandono istituzionale. Nonostante volessero sminuirne l’importanza, loro continuavano a essere i preferiti delle persone che venivano dalla provincia per scattare una foto ricordo del soggiorno all’Avana.
Forse per tutta questa storia a metà strada tra fastosità e omissione, il Paseo del Prado è stato il luogo prescelto per celebrare il giorno dell’orgoglio gay a Cuba. Una comunità appartata, che ha dovuto subire per decenni il machismo culturale e le politiche repressive dello Stato, vuole sfilare per strada il prossimo 28 giugno. La convocazione è stata proclamata da un gruppo alternativo che tutela i diritti di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali. Le pressioni della polizia politica sui principali organizzatori si sono fatte sentire sin dal momento dell’annuncio, ma fino a oggi l’idea è ancora valida. Nel frattempo, Mariela Castro - figlia del presidente in carica - continua a negare dal suo centro studi in materia sessuale (CENESEX) la necessità di organizzare simili manifestazioni pubbliche. Al suo posto, la nota psicologa, ha proclamato lo scorso 17 maggio una giornata per celebrare la data in cui l’organizzazione mondiale della salute ha cessato di considerare l’omosessualità come un disturbo psichico. Ma da qui a permettere che la comunità LGBT cubana sfili in maniera autonoma e scenda per le strade a festeggiare la sua diversità, ce ne corre. Fino a questo momento le campagne per far accettare la libera scelta amorosa, sono state nelle mani delle istituzioni ufficiali,senza lasciare che fossero gli stessi interessati a rappresentare le loro istanze. È chiaro che tutto questo rientra nell’impossibilità di associarsi liberamente, mancanza cronica dell’intera società cubana.
Con un gesto di sfida, i promotori della celebrazione per il giorno dell’orgoglio gay, hanno cominciato a diffondere inviti per tutta la città. La componente contagiosa tipica delle reti d’informazione alternativa è dalla loro parte. Ma va messo in conto che un paio di giorni prima della sfilata della diversità, la Sicurezza di Stato possa arrestare o minacciare molti di loro. Qualcosa di simile è già accaduto in passato e ha fatto naufragare identici progetti. Nonostante tutto, la scelta del Paseo del Prado come luogo per l’incontro, avvantaggia e protegge chi riuscirà ad arrivare fino a lì. I turisti con le loro inquiete macchine fotografiche, i bambini curiosi che si muovono da una parte all’altra, le coppiette incaute che si abbracciano sedute sulle panchine, senza rendersene conto faranno da scudo protettore. E i leoni - sì, proprio i leoni! - vivranno ancora una volta il loro momento di gloria, tra vestiti sgargianti, stelle filanti, canti di diversità e strette di mano. In quel giorno, gli artigli e le criniere fuse nel bronzo di una guerra passata, sembreranno meno aggressivi, con una dose in meno di testosterone, con un pizzico in più di splendore.
Traduzione di Gordiano Lupi
Nessun commento:
Posta un commento