lunedì 28 novembre 2011

La morte di Saverio Tutino

(ASCA)
Roma, 28 novembre 2011
E' morto Saverio Tutino, 88 anni, giornalista, scrittore e fondatore dell'Archivio diaristico nazionale.

La sua lunga vita Tutino (Milano, 1923) l'ha quasi tutta raccontata nell'autobiografia L'occhio del Barracuda (Feltrinelli, 1995), dove si è paragonato al temerario pesce tropicale capace di guardare sopra, sotto e dietro. In effetti, da cronista - come gli piaceva definirsi - ha raccontato innanzitutto quello che ha vissuto e visto: la Resistenza da giovanissimo comandante partigiano in Val d'Aosta (nome di battaglia ''Nerio''), l'indipendenza algerina, la Cina post-rivoluzionaria, la rivoluzione cubana, l'America Latina. Quando negli anni Ottanta ha iniziato a viaggiare meno, Tutino ebbe l'idea di fondare l'Archivio diaristico a Pieve Santo Stefano dove altri, dopo di lui, hanno iniziato a depositare il racconto delle proprie vicende di vita contenute in diari che sarebbero altrimenti rimasti anonimi pur racchiudendo storie individuali paradigmatiche di pezzi di storia d'Italia.
Tutino ha sempre tenuto un diario, dove annotava le sue osservazioni da cronista e le riflessioni quotidiane. Questo, amava ripetere, gli aveva permesso una sorta di autoterapia con cui tenere a bada le insofferenze del suo carattere ma anche una certa tendenza alla depressione. Quegli stessi diari ritornavano utili quando si accingeva a scrivere i suoi libri: dai racconti partigiani di La ragazza scalza (Einaudi, 1975) fino a Il mare visto dall'isola (Gamberetti, 1998) e all'ultimo Il rumore del sole (Il vicolo, 2004). Finanche Cicloneros (Giunti, 1994), la sua prova letteraria, è basato sulle annotazioni del periodo trascorso a Cuba come corrispondente dell'Unità agli inizi degli anni Sessanta.
E' proprio l'esperienza cubana ad aver a lungo fatto pendant con Tutino. Imprescindibili, per ogni lavoro di ricerca sulla rivoluzione dei barbudos, sono i suo testi: Gli anni di Cuba (Mazzotta,1973), L'ottobre cubano (Einaudi, 1974), Guevara al tempo di Guevara (Editori Riuniti, 1996). Ogni volta che si cercava una opinione autorevole su ciò che accadeva a L'Avana bisognava chiederla a Tutino, memoria storica di quella rivoluzione, anche se mancava da Cuba dal 1980. Lui, iscritto al Pci dal 1944, giornalista per trent'anni a L'Unità, aveva visto incrinarsi il rapporto con il partito proprio a causa di Cuba che a metà degli anni Sessanta gli era apparsa la capitale di un terzo polo della politica internazionale, quello a cui facevano riferimento i paesi del Terzo mondo e del Movimento dei non allineati che a Botteghe oscure si conoscevano assai poco. Il Pci gli sembrò in quegli anni accettare troppo supinamente la realpolitik della ''guerra fredda'' e del bipolarismo imperniato su Washington e Mosca.
Il 9 agosto 1994, in una intervista al Corriere della Sera, Tutino esplicitava i suoi ripensamenti a molti anni di distanza: ''Sì, lo ammetto. Io sono stato forse il maggiore responsabile della creazione del mito cubano in Italia, il mito di una società giusta ed egualitaria. Mi sono sbagliato e ho pagato quello sbaglio. Il mito nasce quando un uomo politico lo crea intorno a sè. E, tra tanti difetti, bisogna riconoscere a Castro di essere un politico di notevole calibro. Ha capito che la politica si fa con i miti e non con i decreti''. E sul rapporto con il Pci annotava: ''Il partito, alla fine degli anni Sessanta, mi rimproverò di essere troppo innamorato di Cuba. Allora mi arrabbiai, oggi riconosco che avevano in gran parte ragione. Uscirne è stata un'avventura difficile, sofferta''. Lui era restato un comunista inquieto, libero da discipline di partito e di corrente come aveva scritto nella sua autobiografia.
La seconda parte della vita di Tutino lo vede tra i fondatori del quotidiano La Repubblica nel 1976, tra gli ideatori dell'Archivio diaristico nazionale nel 1984 a Pieve Santo Stefano, tra i fondatori nel 1998 ad Anghiari, insieme con Duccio Demetrio, della Libera universita' dell'Autobiografia.
Per un periodo ha diretto anche una rivista che si occupava di cooperazione internazionale: un'esperienza che gli era servita a mantenere il contatto con i più giovani di cui si sentiva maestro di vita.

Fonte: http://www.asca.it/news-GIORNALISTI__E__MORTO_SAVERIO_TUTINO__FECE_CONOSCERE_CUBA_ALL_ITALIA-1070825-ORA-.html

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