di Yoani Sánchez – da El País del 5/9/12
Misura impopolare. Molte famiglie cubane sostengono la loro economia domestica grazie ai pacchi inviati dall’estero.
Da questo lunedì è entrato in vigore a Cuba un severo aumento delle tariffe per l’importazione dei prodotti. La Risoluzione numero 122 del 2012 della Dogana Generale della Repubblica, stabilisce nuovi costi per le spedizioni verso l’Isola, per via aerea, marittima, postale e di messaggeria. Al tempo stesso fissa il pagamento in moneta convertibile (ventisette volte più cara della moneta nazionale!, ndt) di queste tasse per i cittadini cubani, cosa che rappresenta un duro colpo per i residenti nel paese. La nuova misura, che stabilisce elevate tasse doganali per l’ingresso di determinati beni, ha provocato un forte malessere in ampi settori della popolazione cubana. Sono molti gli articoli colpiti dagli aumenti doganali: generi di abbigliamento, prodotti per l’igiene, alimentari, televisori a schermo piatto e computer. Sono davvero pochi i prodotti esclusi dalle nuove normative fiscali.
La risoluzione contraddice l’intenzione del governo di dare impulso alle piccole attività private. Molti lavoratori indipendenti ricevono dalle importazioni una significativa fonte di rifornimento. Ogni settimana arrivano a Cuba migliaia di chilogrammi di materia prima, pezzi di ricambio ed elettrodomestici, che finiscono nel settore non statale della produzione e dei servizi. Arrivano anche grazie a piccoli pacchi inseriti nelle valige dei cubani che sono andati in missione ufficiale e per merito delle cosiddette mule. Queste ultime sono persone emigrate che trasportano mercanzia - fondamentalmente da Miami - e le agenzie che spediscono pacchi pagano i loro voli e il soggiorno a Cuba.
Anche se le autorità cubane insistono sul fatto che le nuove tariffe sono simili a quelle degli altri paesi, l’assenza di un mercato all’ingrosso a Cuba fa sì che la misura sia considerata da molti come “un grave errore”. Lo scontento e il caos sono arrivati a un punto tale che i mezzi ufficiali hanno dovuto spiegare diverse volte i dettagli. In un articolo comparso questo lunedì sul quotidiano Granma, si riassumono “alcuni chiarimenti sulla nuova tariffa” (http://www.granma.cubaweb.cu/2012/09/03/nacional/artic01.html). Tra le novità ricordiamo che i prodotti di prezzo superiore ai 50,99 pesos (circa 2 euro) e fino ai 500,99 (circa 19,64 euro) dovranno essere pagati per il 100% del loro valore al momento dell’ingresso nel paese. Nel caso in cui il viaggiatore non abbia la fattura dell’oggetto, allora sarà tassato secondo un “Elenco di Valori Doganali per le importazioni di carattere commerciale”.
Tra gli oggetti più richiesti dai cubani in questo momento ci sono i televisori a schermo piatto e le lavatrici. Quando nel luglio scorso fu permessa una linea commerciale marittima tra la Florida e L’Avana, questi elettrodomestici furono tra i più inviati. La nave Ana Cecilia, che unisce le due sponde e trasporta pacchi inviati da esiliati, sarà colpita duramente dalle nuove tariffe doganali.
I cuentapropistas, i più colpiti
Molte famiglie cubane sostengono la loro economia domestica grazie ai pacchetti inviati dall’estero, ma è nel settore del lavoro privato che certe spedizioni rivestono maggiore importanza. La nuova risoluzione della Dogana Generale avrà effetti molto negativi su questi impresari emergenti.
In una centrale pizzeria avanera, Juan Carlos, il proprietario, accumula nella dispensa formaggio importato, per i giorni magri che stanno per arrivare. Secondo quel che dice, buona parte dei piatti del suo menù vengono preparati con parmigiano grattato e inscatolato che gli manda suo fratello dalla Florida. “Per comprare un simile prodotto in un negozio cubano che vende in pesos convertibili, dovrei pagare il triplo”. Ma adesso l’importazione di quel prodotto sarà più costosa e non sarà così conveniente acquistarlo all’estero: “Per il momento programmo un aumento di prezzo a tutto ciò che contiene ingredienti portati dalle mule”. Basta dare un’occhiata al menù del frequentato ristorante per rendersi conto che molti piatti spariranno. Una pasta al pesto costa l’equivalente di 3,50 euro, ma tra poco Juan Carlos alzerà il prezzo a 4 euro. “Il cliente dovrà pagare le conseguenze di questa misura così assurda”, prevede il giovane imprenditore mentre controlla la temperatura dell’enorme forno per cuocere le pizze. Non saranno colpiti soltanto i negozi che vendono cibo, ma le nuove imposte doganali metteranno in crisi anche il mercato informale di abbigliamento e calzature. Una prospera rete informale portava tonnellate di pantaloni, camicie da donna, biancheria intima e scarpe da luoghi vicini come Panama, Messico ed Ecuador. Un commercio florido che si riforniva soprattutto con capi di abbigliamento falsificati. Per il momento il mercato informale e il settore dei lavoratori privati (cuentapropistas) attendono di quantificare il danno provocato dal rialzo delle imposte sull’importazione. C’è già chi dice che questa potrebbe essere la prima parte della controriforma di Raúl Castro.
Traduzione di Gordiano Lupi
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