Il poeta di bronzo
Derelitto, indeciso,
cieco, confuso,
passeggio per il Prado
tenendo per mano
uno dei leoni di bronzo
che si limitano a veder passare.
Siccome è di bronzo, è docile
questo leone di Nemea.
Se fosse di carne e ossa
già mi avrebbe divorato.
Ma un leone di bronzo
mai apre le fauci.
Con fatica lo trascino
- il bronzo non cammina -
e moribondo arrivo
fino al poeta di bronzo
che nelle sue mani regge
un libro sempre di bronzo.
Essendo di bronzo
non può parlare,
né muovere la testa
per lo stesso motivo,
né guardarmi negli occhi
perchè il bronzo non guarda.
E nonostante questo sa bene
che fin là mi sono trascinato
per implorare dalla sua immortalità
il segreto della sua immobilità,
e mi dice nel linguaggio del bronzo
- funebre linguaggio dei poeti morti -
di consegnare la mia carne a quel leone di bronzo,
perchè il leone la mia anima con il suo bronzo rivesta.
Il poeta assiste alla mutazione insigne:
mi immobilizza il bronzo e la fiera si anima.
Sento che da Prado la mia carne si allontana,
e al tempo stesso sento che eternamente verde,
sarò per sempre un leone nel Prado,
arrogante, irridente, sul mio piedistallo,
aspettando che passi un poeta inquietante
con in mente il progetto stupendo
di portarmi a morire
ai piedi immortali del poeta di bronzo.
(1978)
Virgilio Pinera (1912 - 1979) scrive questa lirica surreale ambientata nel Paseo del Prado all'Avana, dove ci sono i due leoni di bronzo e la statua di José Martì (il poeta di bronzo), un anno prima di morire. Testimonianza eterna, come la statua che sarebbe voluto diventare, di grande letteratura universale. Immodestamente e con grande umiltà provo a renderla in un italiano dignitoso.
Due o tre segreti
Per Fifi
Solo da morto ti confiderei
i due o tre segreti
che ogni uomo porta nel suo petto.
Molto rideresti
con il tuo sorriso tra le labbra,
e io riderei di me senza paura.
Ragazzo, che sciocco sei stato:
vivere così tanti anni
con due o tre segreti.
Se avessi osato
non ti avrebbero tolto il sonno e l'allegria.
Non li portare nella tomba:
tanto rispettare gli altri
o te stesso non vale la pena.
Ora che sei morto
e con te i tuoi segreti,
se fosse in mio potere
resuscitarti, Virgilio,
quali sono i tuoi segreti, ti chiederei.
E trasformati in polvere di scherzo
potresti morire tranquillo.
(1978)
Parole di giovane
Per Roberto Pérez, nel giorno del suo ventitreesimo compleanno
Eternamente giovane nel suo momento,
il giovane passeggia tra i larici del camposanto,
e lascia udire la sua canzone.
Oh, morti! Sono così pieno di vita,
pulsa nel mio cuore, nella mia fronte.
Splendo come un sole,
e ho nella gola un usignolo.
Si prepara a vivere, oh delizia!
L'acqua,
che non lava piaghe nella sua pelle,
la lascia brunita
come lo scudo di Perseo.
Sono il magico specchio
in cui depositano i loro sogni gli amanti.
Cantatemi inni, lodi.
Sono un orgoglio per i sensi,
e una fragranza per l'anima.
Il giovane passa con aria di sfida.
Sole, luna, stelle.
Io sono la seduzione. Venite ad adorarmi.
(1978)
Certo, non hanno lo stesso appeal e identico pubblico di un inedito di Giorgio Faletti (per fortuna!), ma queste poesie vengono tradotte per la prima volta in italiano. Fanno parte della raccolta "Una broma colosal", uscita in Spagna per Tousquets Editores (Barcellona) nel volume "La isla en peso", una sorta di Meridiano poetico dell'opera di Virgilio Pinera. Il 2012 è il centenario della sua nascita.
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