mercoledì 6 febbraio 2013

Ana e l'arte di simulare

di Yoani Sánchez


“Nessuno fa più niente gratis", dice il personaggio di una commedia che fa parte della programmazione cinematografica cubana del nuovo anno. Diretta da Daniel Díaz Torres, La película de Ana è stata segnalata come il miglior lungometraggio di fiction del 2012 dall'Associazione Cubana della Stampa Cinematografica. In ogni caso, a parte i riconoscimenti ufficiali e gli altri premi che di sicuro vincerà, per il momento ha riscosso soprattutto il grande favore del pubblico che ha visto il film tra sorrisi e applausi. La protagonista, Laura de la Uz, interpreta un'attrice che passa da un ruolo mediocre all'altro, tra brutte avventure per adolescenti e pessime telenovelas per casalinghe. Per risolvere i problemi materiali, soprattutto per la necessità di comprare un frigorifero, decide di calarsi nei panni di una prostituta per un documentario girato da alcuni produttori austriaci. Quello che doveva essere un ruolo dei tanti, una sequenza di stereotipi e di eccessi, finisce per diventare la miglior interpretazione di Ana.

Come un gioco di specchi, il film sovrappone realtà e finzione, emozione e interpretazione. Neppure l'umorismo e le battute scherzose tolgono gravità al dramma della doppia personalità come strumento di sopravvivenza. Ana si complica la vita, si trova coinvolta completamente in un mondo che in realtà non conosce, ma che la esalta e la attrae fino in fondo. Fa posare i familiari a loro insaputa; filma i vicini di casa per dare corpo a un'improvvisata sceneggiatura e mente in continuazione. Diventa la vera e propria regista di una pellicola realizzata su diversi piani, pensati per assecondare le aspettative dei produttori stranieri. Tuttavia, a ogni luogo comune si unisce la durezza della sua vita, priva di affetti, senza bisogno di essere troppo drammatizzata.

La película de Ana ci provoca una vergogna femminile, nazionale, umana. Un senso di fastidio quando pensiamo a tutte quelle persone che cercano di farsi passare per altre. L'uomo che fuma un sigaro - anche se non gli piace - perché i turisti lo fotografino e lo paghino per quel gesto. Il funzionario che indossa la maschera della simulazione ideologica ormai divenuta una cosa sola con il suo volto. Persino coloro che alimentano la simulazione, perchè hanno perso la capacità di distinguere tra la parte di storia che si sono inventati e la realtà. Proprio come Ana che, tolto il trucco e spenta la macchina da presa, continua a recitare e a fingere.

Traduzione di Gordiano Lupi

Nessun commento:

Posta un commento