L’Avana, 17 febbraio 2013 - La blogger cubana Yoani Sánchez è in partenza per il Brasile. Riportiamo alcune sue dichiarazioni apparse sul suo spazio Twitter.
“Comincia da questo viaggio la realizzazione di una serie di progetti personali e collettivi che non ho potuto compiere prima a causa del divieto di uscire dall’Isola da parte delle autorità cubane negli ultimi cinque anni. Vado in Brasile come una piccola persona, con il mio sguardo civico sulla realtà del mio paese, con le mie parole, che sono la mia protezione più grande. Sto trascorrendo il mio ultimo giorno di febbraio all’Avana, una città fredda che non riesco a scrollarmi di dosso, perché la mia realtà. Adesso è il momento di fare tutte le esperienze che mi erano state negate da un assurdo sistema migratorio. La mia permanenza all’estero sarà un’opportunità per parlare di ciò che accade a tanti altri cubani che non possono uscire dall’isola. Denuncerò con forza i limiti che ancora presenta la riforma migratoria promulgata il 14 gennaio scorso. Molti amici mi chiamano per ricordarmi l’enorme responsabilità che ci prendiamo sulle nostre spalle uscendo da Cuba. Spero di poter conoscere molte cose nuove, ma anche di poter usare Twitter dal vivo e in diretta, non per sms e alla cieca, come succede adesso che vivo nel paese dei non connessi”.
Yoani dopo il Brasile, andrà in Perú, Colombia e Messico, dove è stata invitata a partecipare alla riunione della Sociedad Interamericana de Prensa (SIP). Subito dopo sarà anche in Spagna, Stati Uniti, Repubblica Ceca, Polonia, Svizzera, Germania e Italia. Non necessariamente in questo ordine.
"Che domenica strana! Mi sono alzata alle quattro del mattino, ho osservato L’Avana dal mio balcone per catturare e fissare nella retina tutto quel che potevo. Una giornata molto invernale: cielo grigio, freddo. Per fortuna sono circondata dal calore di amici e familiari. Il saluto è stato molto emotivo. Amici, parenti, mio figlio, il mio amore. Ci siamo detti arrivederci e ci siamo abbracciati. Riesco a oltrepassare la barriera del punto di controllo migratorio. Adesso devo solo salire sull’aereo e attendere il decollo. Incontro una viaggiatrice peruviana che si dimostra solidale con me. Mi sostiene moralmente anche adesso. A me, a dire il vero, tremano ancora le ginocchia. Perché la libertà viaggiare deve fare notizia? Perché ottenere un passaporto diventa una sorpresa? Per colpa di un assurdo sistema migratorio durato decenni. La reazione dei passeggeri nei miei confronti è molto calda. Abbracci, foto insieme… sento già odore di libertà. Il mio nome non risuona negli altoparlanti. Nessuno mi porta in una stanza per spogliarmi o minacciarmi. Tutto procede bene. Non c’è miglior lettura che portare in aereo Un vecchio viaggio di Manuel Pereira. Questa volta non volerò soltanto tra le ali dell’uccellino azzurro di Twitter. Sembra proprio che volerò in aereo! Mi hanno detto che l’aeroporto di Panama, dove faremo scalo, possiede una zona wi - fi… non posso crederci! Ho paura che in questo periodo la mia isola non farà un passo avanti in tema di pluralismo ideologico e che permarrà l’estremismo politico. Ho paura che le detenzioni arbitrarie continueranno a rappresentare uno strumento di repressione. La mia preoccupazione è per chi resta. Ho paura che la penalizzazione della diversità non finisca e che continuino gli atti di ripudio. Spero che la mia piccola voce che ha raggiunto la cittadinanza si oda ancora più forte, diventi più ferma e chiara. Ho molte speranze, anche se l’angoscia e la preoccupazione sono componenti essenziali di ogni viaggio da Cuba. Credo che mi rilasserò un poco soltanto quando l’aereo partirà”.
La valigia di Yoani
Il suo libro da aereo...
Traduzione di Gordiano Lupi
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