domenica 17 aprile 2011

Il discorso di Raul Castro al Sesto Congresso del PCC



Comincia il Sesto Congresso del PCC con un’immensa sfilata mentre le prime parole della giornata alludono a “chi sta cercando di distruggere la Rivoluzione”. Hanno proprio tanta paura! In compenso spendono un occhio della testa per organizzare la parata militare di apertura, cifre a sei zeri che pagheremo noi, stringendo la cinghia ancor più di quanto siamo abituati a fare. Organizzeranno una sfilata come questa anche per il primo maggio? Quando tutto termina la città è stremata e noi tiriamo un sospiro di sollievo, perché possiamo riposare le orecchie dopo tanto frastuono di mezzi corazzati e rombi di aerei. Non ci resta che ascoltare le parole degli oratori del Congresso, mentre continuo a pensare alla frase di Francis Sanchez: “La società cubana è sempre in stato di assedio, stremata da squilli di tromba che annunciano la guerra”.

Raul Castro inaugura i lavori del Congresso: “I provvedimenti che prenderemo in questa sede impiegheranno almeno 5 anni per diventare effettive”. Propone subito di creare una commissione permanente del Congresso per supervisionare l’attuazione delle linee guida. Proprio quel che ci voleva, un altro gruppo di potere! Aggiunge: “Tutto è stato detto in questa Rivoluzione”. Forse siamo noi a non capire, forse abbiamo esaurito l’abbecedario. Altra frase importante: “Mi vergogno perché sono state dimenticate e sono rimaste incompiute le riforme decise nel corso dei precedenti congressi”. Annuncia pure che la conferenza nazionale del PCC avrà luogo alla fine del 2012. Bene, un modo come un altro per prendere tempo. Non comprende che dovremmo fare in fretta per dare impulso a un vero cambiamento.

Nel discorso di oggi non scorgo alcuna critica nei confronti della gestione di Fidel Castro, pare che i problemi siano stati creati solo dai burocrati, unici colpevoli del fallimento. In ogni caso Raúl parla molto del passato e poco del futuro. Non è confortante. Digito su Twitter come un’invasata. Voglio commentare in diretta il discorso del Presidente. “Non abbiamo un numero adeguato di sostituti preparati a gestire la Nazione”. Saturno confessa in pubblico che si è divorato i propri figli. Raúl aggiunge che “non possono più esserci rielezioni a tempo indeterminato per le massime cariche della Nazione, ma d’ora in poi si potranno ottenere solo due mandati della durata di 5 anni”. Il Presidente ha preso ufficialmente il potere nel febbraio del 2008, quindi secondo la nuova normativa non potrà più governare dopo il 2018. In futuro, quindi, non esisteranno più i leader storici? Ci avevano detto che il Congresso avrebbe affrontato solo temi economici, invece vedo che vengono toccati anche argomenti politici. Raúl Castro aggiunge che “verrà eliminata la tessera del razionamento alimentare, perché è ora di finirla con l’egualitarismo e lo Stato non può provvedere ai bisogni di tutti”. Sarà possibile vendere case e automobili, verranno incentivate le concessioni di terre in usufrutto ai contadini, saranno ampliate le sfere di competenza per i lavoratori privati. In ogni caso non si spende neppure una parola per dire che si sta progettando una Nazione pluralista capace di riunire tutte le idee possibili, senza fenomeni di intolleranza politica e atti di ripudio. In questo discorso non noto alcun segnale di cambiamento, perché si parla della dissidenza con il solito disprezzo, con un linguaggio ricco di insulti che punta a demonizzare. Inoltre il presidente afferma che il processo di liberazione dei prigionieri politici è terminato. Non mi sembrava. Raúl Castro conclude: “Non possiamo negare al popolo il diritto di difendere la loro Rivoluzione”. Tradotto significa: via libera al ripudio pubblico dei non conformi. Il discorso di apertura del Sesto Congresso del PCC dura ben due ore e viene pronunciato da un Raúl Castro in guayabera bianca, ma termina con una frase carica di intolleranza. Si dia inizio ai lavori e - viste le premesse - che tutto cambi perché niente cambi.

Yoani Sánchez, 17/04/11
Traduzione di Gordiano Lupi

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