venerdì 11 maggio 2012

Più rossa che croce

di Yoani Sanchez
da www.lastampa.it/generaciony


Nel corso dell’ultima settimana, i mezzi di comunicazione ufficiali hanno insistito oltre il dovuto per raccontare l’origine e il funzionamento della Croce Rossa cubana. Pochi giorni prima dell’8 maggio, data di fondazione di questo corpo umanitario, sono state pubblicate diverse inchieste per spiegare la sua neutralità e il carattere di soccorso. Durante il notiziario trasmesso nell’ora di maggior ascolto sono state intervistate persone che dedicano la vita a soccorrere le vittime di incidenti o di conflitti. Sono senza dubbio storie di generosità personale e di filantropia che si vedono compensate da una vita salvata o da un peggioramento fisico scongiurato. Ma il motivo di certi omaggi e cronache non è soltanto quello di commemorare e dare il giusto riconoscimento al comitato fondato da Henri Dunant nel 1863. La televisione nazionale cerca anche di ripulire la deplorevole immagine lasciata da uno di quei volontari cubani durante la messa celebrata da Benedetto XVI a Santiago di Cuba.

A questo punto, sono pochi coloro che in questa Isola non hanno visto il video nel quale un uomo - vestito con la divisa della Croce Rossa - colpisce e lancia una barella contro Andrés Carrión, che aveva gridato uno slogan contro il sistema. La scena provoca tanta repulsione, denota tanta viltà, che persino certi sostenitori del governo si dissociano da un simile comportamento. Commuove la sproporzione di forze tra un uomo che non può difendersi e un altro che lo schiaffeggia aggredendolo con un oggetto di pronto soccorso. L’incidente ha prodotto una richiesta di spiegazioni da parte del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) e persino un’insolita dichiarazione di scuse (https://twitter.com/#!/cicr_espanol/status/187575337843032066/photo/1) fornita dalla controparte cubana. Ma non è bastato. Non sono stati messi primo piano soltanto l’ira di un paramilitare travestito da personale sanitario o il rancore ideologico che si fomenta giorno dopo giorno senza valutare le conseguenze. Si è messo a nudo che le autorità del nostro paese non si pongono limiti etici quando si tratta di reprimere un’opinione differente. Se per camuffare le loro truppe d’assalto avranno bisogno di vestirle come una compagine sportiva, degli “studenti spontanei” o un gruppo medico, lo faranno. Non si fermano neppure di fronte ai simboli internazionali e utilizzano con scopi politici il prestigio di associazioni straniere senza fini di lucro. Tutto questo si deve sapere, è ora di finirla con le ingenuità.

Cappuccetto Rosso ha poche opportunità: il lupo dell’intolleranza può travestirsi da nonna, da madre che consegna i dolci e persino da taglialegna che viene a liberarla.


Traduzione di Gordiano Lupi


Más roja que cruz

Durante la última semana, los medios oficiales han insistido sobremanera en el origen y funcionamiento de la Cruz Roja en Cuba. Alrededor del 8 de mayo, fecha de la fundación de este cuerpo humanitario, se han publicado varios reportajes sobre su carácter auxiliador y neutral. Entrevistados para el noticiero estelar, aparecen quienes llevan un accionar sacrificado para socorrer a las víctimas de accidentes o de conflictos. Sin dudas, historias de desprendimiento personal y de filantropía que se ven compensadas con una vida que se salva o con un agravamiento físico que se evita. Pero el motivo para estos homenajes y crónicas no es solamente el de conmemorar y darle su justo reconocimiento al comité fundado por Henri Dunant en 1863. La televisión nacional trata también de limpiar la lamentable imagen dejada por uno de esos voluntarios cubanos durante la misa de Benedicto XVI en Santiago de Cuba.

A estas alturas, son pocos los que en esta Isla no han visto el video donde un hombre –vestido con el emblema de la Cruz Roja- golpea y lanza una camilla contra Andrés Carrión, quien había gritado una consigna anti-sistema. La escena mueve a tanta repulsa, denota tanta bajeza, que hasta partidarios del gobierno muestran su rechazo a tales prácticas. Conmueve la desproporción de fuerzas entre alguien que no puede defenderse y aquel otro que lo abofetea y lo ataca con un objeto de primeros auxilios. El incidente derivó en un pedido de explicación por parte del Comité Internacional de la Cruz Roja (CICR) y hasta en una inédita nota de disculpas (https://twitter.com/#!/cicr_espanol/status/187575337843032066/photo/1) de su contraparte cubana. Pero no ha sido suficiente. Lo que ha quedado en evidencia no es sólo la ira de un paramilitar disfrazado como sanitario o el rencor ideológico que se fomenta a cada paso sin medir las consecuencias. Se ha desnudado también que las autoridades de nuestro país carecen de límites éticos cuando de reprimir una opinión diferente se trata. Si para camuflar su tropa de choque tienen que vestirla como un equipo deportivo, unos “estudiantes espontáneos” o un grupo médico, lo harán. No se detienen y echan mano de emblemas internacionales y hasta utilizan con fines políticos el prestigio de ONGs extranjeras. Eso tiene que saberse, basta de ingenuidades.

Caperucita tiene pocas oportunidades: el lobo de la intolerancia puede disfrazarse de abuela, de la madre que le dio los pasteles y hasta del propio leñador que viene a rescatarla.

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