di Felix Luis Viera
(23 de julio de 1991)
Para Marilis
Los amantes clandestinos sólo tienen punto de partida.
Las estaciones adonde llegan son siempre sitios intermedios.
Viajan los amantes clandestinos en carromatos destartalados.
Viajan y viajan y no saben ni remotamente dónde terminar.
Viajan.
En cualquier taberna oscura toman vino del
peor (para despistar) y se sirven de las posadas más
astutas y blanden y afilan un puñal que nunca podrán
utilizar contra nadie.
En su camino aprenden a cuidarse de los
Generales y los Presidentes (los Generales y los Presidentes
nunca aprueban a los amantes clandestinos, ni siquiera
cuando ellos mismos sean amantes clandestinos)
y aprenden a cuidarse del olfato de los perros y
de ciertos números mágicos que iluminan las noches.
Viajan.
No quieren detener su viaje y a la vez
quieren detenerlo, entre otras razones, porque les salen
ampollas en la memoria y un líquido abrasivo
les derrite cierta porción parecida a la conciencia.
Siguen.
Viajan.
Llenan tarjetas falsas y se hacen pasar por árboles y
cestos de basura,
la bandera que llevan en su carromato cada vez les parece
más dudosa, pierde esplendor,
el viaje es demasiado largo, o no es un viaje,
es un ir, un ir, sólo un ir.
Pero, agotados, siguen, no hay regreso.
Hasta que el carromato destartalado se derrumba,
y los caballos revientan
y a ellos les suda el alma
y sacan aquel puñal
y con él
asesinan el punto de partida.
Progetto degli amanti clandestini
(23 luglio 1991)
Per Marilis
Gli amanti clandestini hanno solo un punto di partenza.
Le stazioni dove giungono sono sempre luoghi intermedi.
Viaggiano gli amanti clandestini su carrozzoni scassati.
Viaggiano, viaggiano senza sapere dove finiranno.
Viaggiano.
In qualche taverna oscura bevono il vino
peggiore (per depistare) e si servono delle pensioni più
nascoste mentre agitano e affilano un pugnale che mai potranno
utilizzare contro nessuno.
Nel loro cammino apprendono a difendersi dai
Generali e dai Presidenti (i Generali e i Presidenti
non approvano mai gli amanti clandestini, neppure
quando loro stessi sono amanti clandestini)
a apprendono a difendersi dal fiuto dei cani e
da certi numeri magici che illuminano le notti.
Viaggiano.
Non vogliono fermare il loro viaggio ma al tempo stesso
vogliono fermarlo, tra gli altri motivi, perché vengono fuori
ampolle dalla memoria e un liquido abrasivo
dissolve una parte che ricorda la loro coscienza.
Vanno avanti.
Viaggiano.
Riempiono documenti falsi, si fanno passare per alberi e
cesti della spazzatura,
la bandiera che sventolano sul loro carrozzone ogni volta pare
più incerta, perde splendore,
il viaggio è troppo lungo, o non è un viaggio,
è un vagare, un vagare, solo un vagare.
Ma, sfiniti, vanno avanti, non esiste un ritorno.
Fino a quando il carrozzone scassato non si sfascia,
i cavalli crepano
e la loro anima suda,
così estraggono quel pugnale
e con lui
assassinano il punto di partenza.
Traduzione di Gordiano Lupi
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