venerdì 20 gennaio 2012

Il regime cubano ha fatto un’altra vittima

Il governo parla di delinquente comune
Yoani Sánchez: “Undici milioni di cubani sono delinquenti comuni”

Alcuni dissidenti rilasciano dichiarazioni alla stampa

“Questa notte nessuno può dormire”, digita nervosamente Yoani Sánchez su Twitter. Il regime cubano ha un’altra vittima sulla coscienza dopo la morte di Orlando Zapata Tamayo. Il suo nome è Wilman Villar Mendoza ed è morto all’Ospedale Juan Bruno Zayas di Santiago de Cuba, al termine di una lunga lotta non violenta. Wilmar era in sciopero della fame perché chiedeva la revisione di un processo che giudicava ingiusto. Adesso i dissidenti preparano proteste e dimostrazioni a Santa Clara, in occasione del funerale di un compagno di lotta. Raúl Castro si affretta a dire che “era un delinquente comune”, ma smentisce se stesso perché in un elenco ufficiale di dissidenti troviamo il nome e la foto di Mendoza. A Cuba quasi non esistono i prigionieri politici, i capi di imputazioni sono generici, vanno dall’aggressione, al reato di danneggiamenti, alla resistenza alla forza pubblica, fino al semplice comportamento sospetto (reato di pericolosità sociale).

“Wilman Villar Mendoza era un delinquente comune. Orlando Zapata Tamayo era un delinquente comune. Undici milioni di cubani sono delinquenti comuni. Wilmar ha fatto del suo corpo un campo di battaglia, una pubblica piazza di protesta, un territorio di indignazione civica. La sua unica colpa è essere nato in un paese privo di strade legali, elettorali o civiche per esprimere la non conformità ”, dice Yoani Sánchez. E aggiunge, distrutta dal dolore: “Quante persone ancora dovranno morire? Non dobbiamo usare il nostro corpo per esprimere tutta l’indignazione che cova repressa. Abbiamo diritto a far valere le nostre idee senza rischiare la vita”.

Wilman Villar Mendoza

Altri voci dissidenti si aggiungono alle proteste di Yoani.

“L’assassinio di Villar Mendoza - perché di questo si tratta - è un’ulteriore dimostrazione della codardia del governo cubano, interessato solo al potere”, dice Berta Soler, leader delle Damas de Blanco. José Daniel Ferrer, segretario della non riconosciuta Unión Patriótica de Cuba, organizzazione alla quale era iscritto Villar Mendoza, afferma che “siamo in presenza di un altro crimine della tirannia, un nuovo caso Orlando Zapata Tamayo”.

“Il governo cubano ha tutta la responsabilità morale, politica e giuridica per una morte evitabile, visto che si trovava nelle loro mani”, afferma Elizardo Sánchez, portavoce della Commissione per i Diritti Umani e per la Riconciliazione Nazionale.

Yoani Sanchez
Non manca la voce del governo che cerca di screditare la figura del prigioniero politico deceduto. Il Blog di Yohandry, gestito niente meno che dalla Sicurezza di Stato, non ci pensa due volte a definire Villar Mendoza “un delinquente”. “È morto il delinquente Wilmar Villar Mendoza. I becchini cominciano ad arrivare. Sta cominciando una nuova campagna contro Cuba”, afferma Yohandry. Il blogger aggiunge su Twitter: “Mendoza era un delinquente comune. Chi lo definisce un prigioniero politico vorrebbe fare di Cuba un nuovo Iraq”. Niente di nuovo sotto il sole, purtroppo. Si recita a soggetto una commedia che spesso evolve in tragedia, un triste spettacolo visto troppe volte, da Heberto Padilla in poi…


Gordiano Lupi

1 commento:

  1. Se continua così, gli unici che resteranno in piedi a Cuba saranno i vecchi col catetere e le stampelle che hanno fatto cadere tutti gli altri, che erano vigorosi e pronti alla vita. Crollano i palazzi dell'Avana Vecchia, ma non crolleranno i loro inquilini. Com'è possibile che un uomo sposato, padre di due figlie, decida deliberatamente di mettere in pericolo la propria vita fino a morire? Non il primo e di certo non l'ultimo. Non è certo solo per la propria dignità o desiderio di giustizia e libertà. Non è solo per l'opinione pubblica, nè per i propri figli. Cuba ha bisogno di risollevarsi un'ultima, definitiva volta, e ce la farà, soprattutto grazie a loro. Ancora un'esemplare lezione di civiltà e di amore arriva dal Barrio Infernale di quella Cuba tradita e sempre più in cancrena per colpa dell'orgoglio e dell'ipocrisia che, già da tanto, sono un'evidente costante. Grazie a Wilmar Villar Mendoza, a Orlando Zapata Tamayo e a tutti gli altri "Delinquenti Comuni" senza nome che costituiscono la Cuba migliore, il CAMBIO tanto atteso arriverà; anche se tutto il loro sangue verrà asciugato dalla segatura dell'indifferenza internazionale e, purtroppo, dall'opportunismo di chi, a Cuba, continua ad assecondare l'ipocrisia di stato. Laura Pollan Toledo, Guillermo Farinas, i giornalisti indipendenti, i "Cubani a piedi", tutti i membri de "La Sociedad Civil Cubana", continuano ad essere dei giganti in un'isola dominata e sfigurata da nani arroganti, armati e famelici. Di cosa parlerà Papa Benedetto XVI durante la sua visita all'isola? Spero non della moltiplicazione dei pani e dei pesci, che pure farebbero tanto comodo ai Cubani, nonostante i supermercati di Miramar siano strapieni di cibo, alla faccia dell'Embargo, grande alibi di TutanKastro. Ci sarà un altro leone come Mons. Pedro Meurice che ruggirà al Santo Padre e ai Cubani quello che la gerontocrazia al potere non vuole sentire? Mi vergogno profondamente di aver creduto con fermezza, anche se per poco, nella Rivoluzione comandata da sleali mascalzoni.

    «Lèvati sù», disse 'l maestro, «in piede:
    la via è lunga e 'l cammino è malvagio,
    e già il sole a mezza terza riede».

    VIVA LA CUBA DEL CAMBIO

    pierantonio micciarelli

    RispondiElimina