da www.lastampa.it/generaciony
Presa da un impeto di credulità, come ogni tanto mi accade, ho acceso la televisione. Volevo ascoltare il notiziario della sera, conoscere qualche notizia, avvicinarmi alla lontana ma al tempo stesso vicina realtà della Siria. Ma qui le informazioni non vengono diffuse secondo l’importanza che hanno per il resto del mondo… quindi serve molta pazienza. Prima di tutto è stato trasmesso un reportage su qualche raccolto agricolo il cui aumento non ha lasciato traccia sui nostri piatti; una cronaca sulla crescita di fagioli, banane o litri di latte che in ogni caso continuano a giocare a nascondino con le nostre bocche. Ho sopportato. Non avrei staccato gli occhi dallo schermo fino a quando non avessero parlato dei morti di Homs, diffuso le dichiarazioni della Lega Araba e dato notizia della morte di due giornalisti dopo un bombardamento.
Sono passati i minuti, disinformati e angosciosi. All’improvviso ho visto una foto che ritraeva la blogger Miriam Celaya (http://www.desdecuba.com/sin_evasion/?p=1968) e altre persone che conosco circondate da epiteti come “mercenari” e “traditori”.
Il motivo era la sua partecipazione a un seminario sulla stampa digitale, organizzato nella residenza di un funzionario dell’Ufficio di Interessi degli Stati Uniti. Nelle adiacenze del palazzo alcuni inquieti paparazzi ufficiali avevano fotografato l’evento per poi narrarlo alla loro maniera alla televisione nazionale. Ogni volta che accadono cose simili, mi chiedo perché il governo cubano mantenga aperta una rappresentanza USA sull’Isola se - come dicono - questa si trasforma in un “nido di provocatori”. La risposta è contenuta nella stessa domanda: non potrebbero governare senza dare la colpa ad altri del crescente dissenso. Se le migliaia di persone che ogni settimana sopportano code interminabili all’esterno di quella sede diplomatica in attesa di emigrare sapessero che non esiste via d’uscita per la loro frustrazione, molto probabilmente questa si rovescerebbe nelle nostre strade e nelle nostre piazze. Infine, il Ministero delle Relazioni Estere soffre strani conflitti con la Sezione di Interessi, stile ti evito - mi avvicino, amore - odio, allontanati - mi servi.
Mi piacerebbe molto sapere cosa succede ai cittadini statunitensi che visitano i corrispondenti uffici cubani nel territorio del vicino del Nord. I loro volti vengono trasmessi al notiziario, accompagnati da insulti? La diplomazia - a differenza di ciò che molti credono - non si fa a livello di governi né di palazzi presidenziali, ma da persona a persona. Quindi, ogni cubano, deve avere il sovrano diritto di visitare l’ambasciata dell’Iran come quella d’Israele, della Bolivia o del Cile, della Russia o della Germania. Fino a quando questi contatti non saranno considerati delitti dal codice penale dovranno essere permessi e incentivati. Compito del governo sarà quello di proteggere certi interscambi, non di demonizzarli.
Non è finita la sorpresa, perché l’altro giorno ho visto nel corso del solito noioso notiziario alcune immagini di Raúl Castro intervistato insieme a due importanti senatori statunitensi. Nel suo caso non veniva presentato come “traditore della patria” o “verme”, ma come primo segretario del Partito Comunista. So già che molti si affretteranno a precisare: “lui può perché è un governante”. Permettetemi di ricordare che il presidente di una nazione è soltanto un servitore pubblico, che non può compiere un’azione proibita o demonizzata ai suoi compatrioti. Se lui può farlo, perché dovrebbe essere vietato a Miriam Celaya? Perché non invitano questa donna, nata proprio nel 1959, antropologa e ottima giornalista civica, in qualche spazio pubblico per raccontare la sua esperienza di reporter digitale, invece di costringerla ad accettare locali offerti da “altri”? Perché non osano concederle un minuto - anche se nel peggior orario del mattino - per parlare alla televisione ufficiale che la censura e la stigmatizza?
La cosa più triste è che la risposta alle mie domande non comparirà mai in quel noioso notiziario dell’una di sera, né in quello del mattino, né in quello delle otto della notte, né in quello delle…
Traduzione di Gordiano Lupi
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