mercoledì 15 febbraio 2012

Non sanno tutto, amore mio, non lo sanno…

di Yoani Sanchez
da www.lastampa.it/generaciony



Qui ci saranno dei microfoni? Mi chiedi mentre perlustri con lo sguardo ogni angolo della camera. Non ti preoccupare, ti dico, la mia vita è come un libro aperto, non ho niente da nascondere. Non esiste un luogo oscuro, chiuso, privato… perché vivo come se camminassi attraverso un enorme apparecchio a raggi X. Ecco la clavicola che mi sono rotta da bambina, il litigio che abbiamo avuto ieri per una banalità domestica, la lettera ingiallita che conservo in fondo al cassetto. Niente ci salva dai controlli, amore, niente ci salva. Ma oggi - almeno per qualche ora - non pensare al poliziotto che si trova all’altro capo della linea telefonica, né all’occhio della telecamera che ci sorveglia. Questa notte cerchiamo di essere solo noi a scoprirci l’uno con l’altra. Spengiamo la luce e per un istante mandiamoli al diavolo, disarmiamo le loro logore strategie da spioni.

Impiegano tante risorse per osservarci, ma siamo riusciti a nascondere ai loro occhi gli aspetti principali della nostra vita. Non sanno - per esempio - neppure un solo vocabolo del linguaggio che abbiamo sviluppato in vent’anni di convivenza e che usiamo senza muovere le labbra. Sarebbero respinti se dovessero sostenere un esame per decifrare il complesso codice con cui ci confidiamo cose insignificanti e urgenti, fatti quotidiani ed eventi straordinari. Di sicuro non hanno realizzato un nostro profilo psicologico dove si narra come pettini le mie ciglia e come dici scherzando che se continuano a intrigarsi finirò per assomigliare a Breznev. I nostri sorveglianti, poveri loro, non hanno mai letto la prima canzone che mi hai scritto, né quella poesia dove dicevi che un giorno o l’altro saremmo andati a Sidney o a Bagdad. Inoltre non ci perdonano, che ogni tanto scompariamo rapidamente dalla loro vista, senza lasciare traccia.

Come l’agente Wiesler, nel film La vita degli altri, in questo stesso momento qualcuno ci ascolta ma non comprende. Non capisce perché dopo aver discusso per un’ora ci avviciniamo e ci diamo un bacio. L’attonito poliziotto che segue i nostri passi non riesce a classificare i nostri abbracci e si chiede quanto saranno pericolose per “la sicurezza nazionale” le frasi che mi sussurri in un orecchio. Per questo ti propongo una cosa, amore: questa notte scandalizziamoli o convertiamoli. Facciamo in modo che stacchino gli orecchi dalla parete oppure obblighiamoli a scarabocchiare su un foglio: “1.30 del mattino, gli obiettivi si comportano come chi si vuol bene”.


Traduzione di Gordiano Lupi

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