sabato 9 luglio 2011

Una poesia dedicata a Reinaldo Arenas

Inaplazable fugitivo
di Rafael Bordao

La única sabiduría: no te detengas.
Reinaldo Arenas.

No logró detenerte ni el Portero

ni Arturo, la estrella más brillante

ni la que se quedó ardiendo con el ángel

para que te abrieras camino en el horizonte

ni el Mar que una y otra vez te extendía

sus manos irreprochables de aguas instintivas

para que te evadieras del atolondramiento y la locura

que te causó el Desfile que todavía continúa;


no logró detenerte ni el Central

que extraía el guarapo que seguías buscando

"en el desesperado rodar hacia la muerte"

ni la Voluntad de vivir que se manifestaba en tu palabra

siempre incesante

que enronqueció con tu desbordamiento

en la desembocadura de otro exilio;



no lograron demoler tus versos ni desaguar tus mares

que almacenaron esa Necesidad de Libertad

que a todos contagiaste hasta el postrer minuto

de tus brasas.



Te escapaste por la ranura más estrecha

y quién iba a decir que cruzarías la frontera de la vida

con una derretida prisa, terriblemente solo

sin ningún salvoconducto

tal vez con algún gesto

pero sin perder "la ecuanimidad ni el ritmo"

a riesgo de que te devolvieran nuevamente

al mundo de la confabulación y el egoísmo

donde castañetean de miedo tus enemigos

que sabían jugabas tu vida a la literatura.



Te fugaste por entre las membranas del aburrimiento

tanteando el temible teclado de las Parcas

a la hora en que la desolación y el peligro son más grande

y los quebrantamientos del alma envuelven en silencio

la gloria y los escombros del siniestro

dejando sólo los funerales del humo;


nadie te vio zarpar del puerto:

te escapaste con pastillas del naufragio lapidario

nadie pudo distraerte ni tampoco ilusionarte

y saliste apurado del país de los aplausos

inalterable como el que suprime la distancia

y únicamente vislumbra la silueta a la deriva

de un cuerpo deportado.


Llegaste primero a la ausencia

allí donde la furia finaliza su industria de veneno

sin importarte mucho el arte de morir

sin agarrarte a la vida de tus amigos

porque sabías que sólo morían los demás

de esa presuntuosa enfermedad

que tienen los vivos.


Oh Reinaldo ya faltas irremediablemente

has quemado tus naves en la arena

intentando exorcizar tus maldiciones

te ahorraste las exequias y el retorno

y ese estar desarenándote a la moda

apabullado por un silencio indescifrable

sin poder nuevamente arrojarte al peligro

erotizado por el cosmético de la muerte.

¡Cuántos murmullos se oyen en tu silencio!

¡Cuántas vanidades antes que anochezca!



Improrogabile fuggiasco

La sola saggezza: non trattenerti.
Reinaldo Arenas.


Non riuscì a trattenerti né il Portiere

né Arturo, la stella più brillante

né quella che restò a bruciare con l’angelo

per aprirti il cammino nell’orizzonte

né il Mare che più d’una volta ti aveva teso

le sue mani irreprensibili di acque impulsive

perché fuggissi dallo stordimento e dalla follia

che ti provocò la Parata che ancora continua;


non riuscì a trattenerti né la Centrale

che estraeva il succo di canna che continuavi a cercare

“nel disperato percorso verso la morte”

né la Volontà di vivere che si manifestava nel tuo linguaggio

sempre incessante

che si tinse di rosso con il tuo straripamento

nella conclusione d’un altro esilio;


non riuscirono a distruggere i tuoi versi né a prosciugare i tuoi mari

che immagazzinarono quella Necessità di Libertà

che a tutti trasmettesti fino all’ultimo minuto

delle tue braccia.


Scappasti per la feritoia più stretta

e chi avrebbe detto che avresti attraversato la frontiera della vita

con un’impaziente premura, terribilmente solo

senza nessun salvacondotto

forse con qualche gesto

ma senza perdere “l’imparzialità e il ritmo”

a rischio che ti restituissero nuovamente

al mondo del complotto e dell’egoismo

dove tremano di paura i tuoi nemici

consapevoli che mettevi in gioco la vita per la letteratura.


Sei scappato tra le membrane della noia

soppesando la temibile tastiera delle Parche

all’ora che la desolazione e il pericolo sono più grandi

e le commozioni dell’anima avvolgono in silenzio

la gloria e le macerie del sinistro

lasciando solo i funerali del fumo;


nessuno ti ha visto salpare dal porto:

sei fuggito con le pillole del naufragio lapidario

nessuno ha potuto distrarti e neppure illuderti

e sei uscito in fretta dal paese degli applausi

imperturbabile come colui che sopprime la distanza

e soltanto scorge la sagoma alla deriva

di un corpo deportato.


Hai raggiunto per primo l’assenza

lì dove la furia consuma la sua fabbrica di veleno

senza far molto caso all’arte di morire

senza aggrapparti alla vita dei tuoi amici

perché sapevi che solo morivano le persone

di quella presuntuosa malattia

che possiedono i vivi.


Oh Reinaldo ora sei assente irrimediabilmente

hai bruciato le tue navi nella rena

tentando di esorcizzare le tue maledizioni

ti sei risparmiato le esequie, il ritorno

e quel toglierti la rena che va di moda

mortificato da un silenzio indecifrabile

senza poter nuovamente gettarti nel pericolo

erotizzato dal cosmetico della morte.

Quanti sussurri si odono nel tuo silenzio!

Quante vanità prima che sia notte!


Traduzione di Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi

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