giovedì 15 marzo 2012

Il mio Fidel Castro secondo "Liberi di scrivere"


Per alcuni Cuba resta un sogno, una piccola isola comunista situata nel Mar dei Caraibi proprio di fronte al gigantesco colosso capitalista americano, un Davide straccione e sporco pronto a sfidare Golia con caparbietà, ostinazione e un pizzico di sana temerarietà a colpi di giustizia sociale, lavoro e istruzione per tutti, lotta al razzismo, solidarietà con i più deboli, spirito rivoluzionario indomito figlio di un socialismo utopistico e idealizzato che scalda il cuore di chi ancora crede che su questa terra si possa creare una società migliore, giusta, a misura d’uomo. Per alcuni Cuba resta un sogno, appunto. Parlare di Cuba senza esserci stati, senza averci vissuto ma da cubani, non come turisti viziati in uno dei numerosi resort per turisti, veri e propri Disneyland caraibici, non avrebbe senso a meno che non si decida di fidarsi dell’esperienza di chi ci è stato e descrive cosa ha visto, senza preconcetti, senza motivazioni occulte che non siano l’amore per la verità, l’obbiettività e il coraggio di dire anche cose scomode quando serve. La mia esperienza di Cuba è un’esperienza riflessa, mediata dalle voci dei cubani esuli, degli entusiasti occidentali che sognano un giorno di lasciare le comodità borghesi, la ricchezza corrotta del nostro decadente capitalistico inferno per rifugiarsi in quel piccolo Eldorado. A Cuba non ci sono mai stata, per cui non mi resta che fidarmi, delle voci degli altri, di chi la ama o la odia. E dire Cuba inevitabilmente significa parlare di Fidel Castro. Perché Fidel Castro è Cuba, volenti o nolenti a questo non si sfugge. Gordiano Lupi, un esperto di cose cubane, traduttore di scrittori come Alejandro Torreguitart Ruiz, curatore della versione italiana del blog di Yoani Sánchez, Generación Y, anima e icona simbolo del dissenso anticastrista, ha da pochi mesi pubblicato con le Edizioni A.Car una biografia non autorizzata di Fidel Castro, e devo dire che leggendola sono rimasta sorpresa, innanzitutto perché conosco il punto di vista fortemente critico sul regime in atto a Cuba del suo autore, conosco il suo spirito caustico e corrosivo da toscano verace che gli ha causato non pochi scontri dialettici nel corso degli anni, conosco le sue lotte instancabili a denunciare le condizioni degli oppositori in carcere, delle jineteras, mi aspettavo toni accesi, polemici, intransigenti, estremisti e invece ho trovato una grande sobrietà di linguaggio, una calma profonda, una obbiettività priva da ogni faziosità. Attacchi ce ne sono, impennate che non comparirebbero in una agiografia di regime pure, Gordiano Lupi non ama Fidel Castro ma compie uno sforzo insolito e raramente fatto da chi lo combatte, separa Fidel Castro uomo, da Fidel Castro politico o dittatore, che dir si voglia. Molto pacatamente, con ragionevolezza e senza intenti diffamatori o offensivi parla di tutto, dall’eccidio nascosto del 13 luglio 1994, a casi di corruzione, ma ciò che si evince è essenzialmente la delusione di un uomo di sinistra verso una rivoluzione mancata che avrebbe potuto trasformarsi in un autentico paese socialista e invece è diventato un regime. Questa è l’unica vera condanna che si percepisce, i dittatori, sono dittatori, non c’è altro da aggiungere. Se mai Fidel Castro leggesse questo volumetto che potrebbe essere un pamphlet polemico ma non lo è, lontano dai riflettori, lontano dal ruolo istituzionale che ancora ricopre sebbene dal 2006 il fratello Raul l’abbia sostituito, non potrebbe che provare una certa amarezza certo, ma soprattutto considerare obbiettivamente i suoi errori, la sua mancata lungimiranza se vogliamo. Certo c’è anche da considerare che Cuba non è Haiti, e Fidel Castro non è Pinochet, niente desperacidos, squadroni della morte, oppositori seppelliti in mare. Yoani Sánchez pur con tutte le limitazioni che deve subire, è libera in casa sua di continuare la sua lotta neanche tanto silenziosa. Comunque il fatto che Castro è Cuba è una grande verità, il suo carisma, il suo ascendente ha costruito il regime cubano che forse non sopravvivrà alla sua morte. Forse Castro di questo è consapevole, e forse lo sono anche i suoi oppositori, dopo non resterà che affidare alla storia il suo impalcabile verdetto.

Giulietta Iannone

Articolo pubblicato su LIBERI DI SCRIVERE
http://liberidiscrivereblog.wordpress.com/2012/03/15/recensione-di-fidel-castro-biografia-non-autorizzata-di-gordiano-lupi/

5 commenti:

  1. Io a Cuba ci sono stato. Ci sono stato due volte e ogni volta per un mese. Non mi sono mai avvicinato a un resort. Sono stato in casa con cubani, ho vissuto con cubani, ho parlato con cubani. Nonostante ciò, non mi sento di condividere le vostre tesi e le vostre opinioni.

    "Yoani Sánchez pur con tutte le limitazioni che deve subire, è libera in casa sua di continuare la sua lotta neanche tanto silenziosa." Interessante citazione! Vorrei solo sapere cosa pensate dei legami "dissidenza"-Miami

    Spero in una risposta, grazie

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  2. Non voglio bombardarvi di commenti, scusate, avevo dimenticato di chiedere una cosa importante. Ho appena pubblicato un post che raccoglie un po' il pensiero dei cosiddetti esiliati; è sicuramente un lavoro semplicistico e non pretende avere alcuna pretesa scientifica, tuttavia sarebbe interessante conoscere la posizione della "dissidenza cubana democratica" al riguardo!

    http://capitulocubano.blogspot.com/2012/03/el-rostro-del-llamado-exilio.html

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  3. La dssidenza ha tanti volti, non soltanto uno. C'è il bene e il male. Il buono e il cattivo pure tra i dissidenti. Io sto con i democratrici, con il progetto Varela, con Yoani Sanchez. E ho le mie idee su una Cuba libera. Non amo il capitalismo ma neppure il comunismo. Amo la libertà.

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  4. Certamente, ma non so se ha notato l'ultima foto, quella è Reina Luisa Tamayo, madre di Zapata Tamayo. Chi chiede democrazia non va agli incontri degli "intransingenti dell'esilio", non le pare?

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  5. Reina Tamayo ha tutto il diritto di essere "intransigente" come la definisce lei. Le hanno amnmazzato un figlio.

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