lunedì 8 agosto 2011

El Infierno/ L'Inferno (1946) di Virgilio Piñera

El Infierno (1946)

del libro Cuentos Frios (1956)

Cuando somos niños, el infierno es nada más que el nombre del diablo puesto en la boca de nuestros padres. Después, esa noción se complica, y entonces nos revolcamos en el lecho, en las interminables noches de la adolescencia, tratando de apagar las llamas que nos queman -¡las llamas de la imaginación!-. Más tarde, cuando ya nos miramos en los espejos porque nuestras caras empiezan a parecerse a la del diablo, la noción del infierno se resuelve en un temor intelectual, de manera que para escapar a tanta angustia nos ponemos a describirlo. Ya en la vejez, el infierno se encuentra tan a mano que lo aceptamos como un mal necesario y hasta dejamos ver nuestra ansiedad por sufrirlo. Más tarde aún (y ahora sí estamos en sus llamas), mientras nos quemamos, empezamos a entrever que acaso podríamos aclimatarnos. Pasados mil años, un diablo nos pregunta con cara de circunstancia si sufrimos todavía. Le contestamos que la parte de rutina es mucho mayor que la parte de sufrimiento. Por fin llega el día en que podríamos abandonar el infierno, pero enérgicamente rechazamos tal ofrecimiento, pues ¿quién renuncia a una querida costumbre?


L’Inferno
Traduzione di Gordiano Lupi


Quando siamo bambini, l’inferno è niente più che il nome del diavolo messo nella bocca dei nostri genitori. Dopo, questa nozione si complica, e infatti noi ci rivoltiamo nel letto, durante le interminabili notti dell’adolescenza, cercando di spengere le fiamme che ci bruciano - le fiamme dell’imaginazione! - Più tardi, quando già ci guardiamo negli specchi perchè i nostri volti cominciano ad assomigliare a quello del diavolo, la nozione dell’inferno si risolve in un timore intellettuale, in maniera che per sfuggire a tanta angoscia ci mettiamo a descriverlo. Già nella vecchiaia, l’inferno si incontra così alla mano che lo accettiamo come un male necessario e lasciamo vedere persino la nostra ansietà di soffrirlo. Più tardi ancora (e ora sì siamo nelle sue fiamme), mentre noi bruciamo, cominciamo a intravedere che forse potremo acclimatarci. Passati mille anni, un diavolo ci domanda con espressione di circostanza se soffriamo ancora. Rispondiamo che la parte di routine è molto maggiore rispetto a quella di sofferenza. Alla fine giunge il giorno in cui potremmo abbandonare l’inferno, però energicamente rifiutiamo tale offerta, perchè chi rinuncia a una piacevole abitudine?

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