sabato 20 agosto 2011

Il regime reprime lo scrittore Angel Santiesteban



Angel Santiesteban ha scritto una toccante Dichiarazione di principi sul suo blog Los hijos que nadie quiso - http://www.loshijosquenadiequiso.blogspot.com/, intotlata Noi che siamo nati senza orizzonti. Lo scrittore si ribella alla repressione che il governo cubano ha messo in atto contro la sua persona, perché è stato montato ad arte un procedimento penale che cerca di fargli pagare la sua dissidenza politica con 15 anni di reclusione, condannandolo per presunti delitti di furto, tentato omicidio e violenza carnale.

“Faccio parte di una generazione che si è vista bendare gli occhi. Ci hanno detto come dovevamo ragionare e che era bene dimenticare i sogni. Ci hanno convinto che la luce faceva diventare ciechi. Le nostre madri hanno sopportato l’ingiustizia per timore e per proteggerci, perché sapevano che il peggio doveva ancora venire”, scrive.

Angel Santiesteban in passato è stato percosso dalla polizia politica, sorvegliato notte e giorno, minacciato e intimidito. Si è visto togliere la casella di posta elettronica che gli era stata assegnata dal Ministero della Cultura. Niente è cambiato dai tempi del Caso Padilla (Fuera del juego), perché lo scrittore è stato messo ai margini della vita culturale, impedendogli di partecipare a ogni tipo di evento. Il suo blog è stato invaso da risposte di funzionari, giornalisti senza morale, scrittori e critici opportunisti, gente di scarso talento chiamata a far tacere una voce pericolosa. Infine, visto che queste intimidazioni non erano sufficienti, sono arrivate le accuse infondate per incarcerare lo scrittore sulla base di presunti gravi reati. Non solo. La Sicurezza di Stato ha tentato persino di trasformare Angel Santiesteban in un membro dei servizi segreti per avere un loro infiltrato nella fila dissidenza. Non sono riusciti a convincerlo perché il tradimento non è contemplato dai principi morali dello scrittore. Sono cominciate le pressioni psicologiche, non appena il procedimento penale ha avuto inizio, che consistevano nel rendere difficili i contatti con i familiari, soprattutto con il figlio di 12 anni.

“Non mi faranno smettere di scrivere e di parlare. Posso accusarmi di reati orribili che non ho commesso, ma userò sempre la mia libertà di espressione”, ha scritto.

“Fino al giorno in cui ne avrò la forza continuerò a esprimere i miei sentimenti con la parola scritta, con la letteratura e con il blog Los hijos que nadie quiso. Non accetterò intimidazioni, atti vandalici, processi farsa che hanno il solo scopo di distruggere la mia reputazione. Sopporterò fino in fondo e continuerò a esprimere le mie idee”, ha concluso.

La comunità culturale internazionale dovrebbe attivarsi per far luce su un pericoloso caso di limitazione dei diritti umani.

Gordiano Lupi

1 commento:

  1. Perché non facciamo qualcosa sotto l'ambasciata? O il consolato. O dove sia. Con civiltà. Declinando la civiltà della democrazia contro la volgarità del regime.

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