lunedì 8 agosto 2011

La muerte de las aves/ La morte degli uccelli (1978) di Virgilio Piñera

La muerte de las aves (1978)

del libro Un fogonazo (1987)


De la reciente hecatombe de las aves existen dos versiones: una, la del suicidio en masa; la otra, la súbita rarificacion de la atmósfera. La primera versión es insostenible. Que todas las aves-del cóndor al colibrí-levantaran el vuelo - con las consiguientes diferencias de altura - a la misma hora - las doce meridiano-, deja ver dos cosas; o bien obedecieron a una intimidación, o bien tomaron el acuerdo de cernirse en los aires para precipitarse en tierra. La lógica mas elemental nos advierte que no está en poder del hombre obrar tal intimidación; en cuanto a las aves, dotarlas de razón es todo un desatino de la razón. La segunda versión tendrá que ser desechada. De haber estado rarificada la atmósfera, habrían muerto sólo las aves que volaban en ese momento. Todavía hay una tercera versión, pero tan falaz que no resiste el análisis; una epizootia, de origen desconocido, las habría hecho más pesadas que el aire. Toda versión es inefable y todo hecho es tangible. En el escoliasta hay un eterno aspirante a demiurgo. Su soberbia es castigada con la tautología. El único modo de escapar al hecho ineluctable de la muerte en masa de las aves, sería imaginar que hemos presenciado la hecatombe durante un sueño verdadero. Sólo nos queda el hecho consumado. Con nuestros ojos las miramos muertas sobre la tierra. Más que el terror que nos procura la hecatombe, nos llena de pavor la imposibilidad de hallar una explicación a tan mostruoso hecho. Nuestros pies se enredan entre el abatido plumaje de tantos millones de aves. De pronto todas ellas, como en un crepitar de llamas, levantan el vuelo. La ficción del escritor, al borrar el hecho, les devuelve la vida. Y sólo con la muerte de la literatura volverían a caer abatidas en tierra.


La morte degli uccelli 
Traduzione di Gordiano Lupi



Della recente ecatombe degli uccelli esistono due versioni: una, quella del suicidio in massa, l’altra, l’aumentata rarefazione dell’atmosfera. La prima versione è insostenibile. Che tutti gli uccelli - dal condor al colibrì - si siano alzati in volo - con le conseguenti differenze di altezza - alla stessa ora - le dodici meridiane -, lascia intuire due cose; od obbedirono a un’intimidazione, o presero l’accordo di librarsi in aria per precipitarsi in terra. La logica più elementare ci avverte che non è in potere dell’uomo compiere tale intimidazione; in quanto agli uccelli dotarli di ragione è solo una follia della ragione. La seconda versione dovrà essere scartata. Se si fosse rarefatta l’atmosfera, sarebbero morti soltanto gli uccelli che volavano in quel momento. Tuttavia c’è una terza versione, però tanto ingannevole che non resiste all’analisi; una malattia animale, di origine sconosciuta, li avrà resi più pesanti dell’aria. Ogni interpretazione è ineffabile e ogni fatto è tangibile. Nella scolastica c’è un eterno aspirante a demiurgo. La sua superbia è punita con la tautologia. L’unico modo di fuggire al fatto ineluttabile della morte in massa degli uccelli, sarebbe immaginare che siamo stati presenti all’ecatombe durante un sogno veritiero. Solo che ci resta il fatto consumato. Con i nostri occhi li vediamo morti sopra la terra. Più che il terrore che ci procura l’ecatombe, ci riempie di trepidazione l’impossibilità di trovare una spiegazione a un fatto così mostruoso. I nostri piedi si invischiano in mezzo all’abbattuto piumaggio di tanti milioni di uccelli. D’improvviso tutti loro, come in un crepitare di fiamme, si alzano in volo. La finzione dello scrittore, cancellando il fatto, li riporta in vita. E solo con la morte della letteratura torneranno a cadere abbattuti in terra.

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